Qualche giorno fa è successo che, a causa della presenza di moltissimi commenti aggressivi, su un noto social network, al video del singolo “La Resa dei Conti“ di RD, una giornalista abbia deciso di fare un articolo di denuncia nel quotidiano La Nuova Sardegna. Non per placare gli animi, ma per rincarare la dose; peccato che l’accusa, con tanto di nome d’arte, proposto varie volte lungo la stesura del testo, ricada sul Rapper sbagliato.
“Keyboard warrior“, letteralmente “guerriero da tastiera” più comune in italiano come “leone da tastiera” è un’espressione del gergo di Internet, usata per riferirsi agli utenti del Web che scrivono in modo aggressivo; talora insultando, offendendo, screditando o minacciando altri utenti.
Ancora una volta, quando si tratta di accusare, il cervello si spegne ed entra in gioco l’istinto felino, che come saprete è innato in tutti gli esseri umani.
Così anche un giornalista che teoricamente dovrebbe accertare tutti i fatti prima di fare un articolo, si trasforma in un Keyboard warrior; accusando Ergobeat di essere RD.
In fin dei conti i rapper sono tutti uguali no? Sono brutti sporchi cattivi e con la barba lunga.
Di accenno al brano, al videoclip o al significato del testo, non c’è nessuna traccia. Si legge solo l’interesse di dar voce ad una popolazione, che non avendo altro da fare, non vedeva l’ora di vomitare il proprio “benpensismo”, accusando RD di sacrilegio, per aver scelto il cimitero di Argentiera come location del video.
Ho letto solo una piccola parte dei commenti (vergognosi) attribuiti a lui; ma forse l’offesa più grande per un Rapper è quella di essere scambiato per un collega.
“Che uno dei due si rada per la miseria, faticherei anch’io a distinguervi ragazzi”
Ottavo Colle
Vi lascio alle risposte date dai diretti interessati tramite i loro canali social, buona lettura.
Ergobeat
“A quanto pare, la rete giornalistica sarda continua a fare acqua da tutte le parti. Sono stato accusato ingiustamente dalla signora Nadia Cossu “giornalista” della nuova Sardegna. Mette in piedi un articolo senza capo né coda, con informazioni recuperate da persone che non mi conosco e che abitano a quanto pare, nei pressi dell’Argentiera. La signora Cossu al telefono mi propone subito un contro-articolo da pubblicare domani; dove mi sarei dovuto “dissociare” in quanto produttore musicale del pezzo. La signora Cossu avrà le sue risposte da chi di dovere, dai presenti e diretti interessati del video, non da me. A detta sua si è fidata di “Google immagini” per identificarmi nel video. Il video ve lo lascio nel primo commento, così mi dite anche dove mi avete visto. Comunque ora passiamo dai carabinieri a farci due risate.”
RD
“Buongiorno gente,
non pensavo che sarei dovuto arrivare a tanto, ma visto l’aria che tira da due giorni, per la pubblicazione del video “La Resa dei Conti”, non posso fare altrimenti. Ritengo doveroso dare delle spiegazioni. Non tanto a chi continua ad attaccarci abbracciando a spada tratta la formula dello scandalo; quanto a chi da anni sostiene i nostri progetti musicali del tutto indipendenti in maniera genuina cogliendone il senso.
Diversi di voi in questi giorni mi hanno segnalato lamentele da parte di persone che si sono sentite toccate, offese e indignate per la scelta del luogo in cui è stato girato il video; e per come sia stato trattato in modo poco rispettoso. Chi fa questo mestiere, sa che la scelta di una location per un video è fondamentale, sia per il suo contesto che per il concetto che esprime.
La nostra attenzione è ricaduta sul cimitero dell’Argentiera. La sua scelta è stata strettamente legata al luogo, in quanto magico per la sua posizione strategica, sia per il concetto in esso espresso.
Una location viene scelta in base alle sue caratteristiche ed essendo un progetto a “low budget” (produzione cinematografica a basso costo) come spesso accade in questi casi; si calcolano la progettualità, i tempi e tutta un’altra serie di fattori che possano incidere sulle riprese.
Partendo da un’idea iniziale si fa un sopralluogo per verificarne la fattibilità e solo dopo subentra la fase di realizzazione. Detto questo, anche noi come team abbiamo adottato questa prassi, ci siamo recati varie volte sul posto per organizzare il tutto.
Una volta introdotti al suo interno, attraverso un ingresso principale, sempre aperto e non custodito, non abbiamo potuto far a meno di notare come il panorama mozzafiato esterno prendesse a pugni quello che si presentava al suo interno. Un giardino non curato dove la natura aveva preso il sopravvento tanto da regalarci una distesa di papaveri rossi circondati da erbacce di ogni tipo; croci divelte, vasetti ed oggetti facente parte dell’arredo del cimitero sparsi qua e là. Un luogo magico lasciato all’incuria delle intemperie e del vento che soffia fortissimo durante le giornate di Maestrale.
Da lì a poco nei giorni successivi siamo andati per ben due volte a fare le riprese, limitandoci ad entrare al suo interno senza toccare o spostare niente; ma utilizzando la location così com’era fin dall’inizio. Per quanto riguarda la partecipazione fondamentale del ragazzo che fa parkour che si è prestato al progetto; in quanto atleta, ci siamo accertati che i luoghi dove andava ad operare non potessero ledere alla sua incolumità; nel pieno rispetto del luogo senza che niente e nessuno venisse danneggiato.
Ci rammarica il fatto che questi benefattori da tastiera si siano scagliati contro di noi con l’appoggio di personaggi; che sbandierano la legalità ai quattro venti dipingendoci come i mostri dell’occulto che hanno profanato un luogo sacro e le sue tombe; pur certi di essere stati attenti che nessun luogo di sepoltura venisse calpestato. Gli stessi che anche in questo momento sui social continuano a buttare merda su un prodotto artigianale fatto e curato da professionisti del settore.
Tra questi c’è chi parla della paternità delle tombe, dei loro cari e chi non perde l’occasione di addossare le colpe nei nostri confronti per infiltrazioni di acqua piovana nelle tombe; dovute probabilmente alla rottura di una pignatta, che probabilmente è così per una scarsa manutenzione mai avvenuta.
Ci rattrista che questi vadano a cercare il lato economico della cosa. Cercando risarcimenti morali ed economici trovando in noi i colpevoli ai quali chiedere la riparazione del danno presente. Supponendo che un video girato a fine Maggio del 2019 possa avere risconti con i danni accertati solo qualche giorno fa.
Ci diverte allo stesso tempo vedere come questi personaggi si accaniscano nei nostri confronti; dando voce ad una comunità che per fortuna non è rappresentata da certi individui che hanno diffuso il video; contribuendo alla sua visibilità ed appellandoci termini di ogni tipo che rasentano il fondo del barile. Raggiungendo un livello così basso, pari al video della signora da Mondello che proprio in questi giorni spopola nei social network.
Commenti e insulti gratuiti tra cui incitamenti all’odio, minacce e inviti al suicidio e all’oltraggio di tombe dei nostri cari. Gli stessi che hanno dato alito a questi personaggi che prontamente hanno abbracciato l’arma della giustizia basata su un giudizio morale e bigotto; che trova il suo più ampio spazio tra le chiacchere da bar. Gli stessi che hanno indetto la caccia alle streghe, ai malfattori, ai profanatori di tombe che si hanno ballato le ossa su quelle dei propri cari.
Noi abbiamo agito in pieno giorno sotto gli occhi di tutti nel pieno rispetto delle regole. Ci auguriamo che questo polverone possa tornare utile a chi di competenza per quanto riguarda la salvaguardia e la tutela di un luogo sacro lasciato allo sbando; e visto le loro accuse, mai o male manutenzionato.
Pertanto, il significato e il motivo delle riprese hanno quello di rendere omaggio a dei nostri cari scomparsi prematuramente, ed ecco il perché della scelta di tale luogo. Come comprensibile dalle parole scritte nel testo che invitano a una riflessione più profonda e che non cercano in alcun modo di ledere i defunti; né quelli presenti all’interno della location, né altri.
Se qualcuno si è sentito offeso, poteva parlare con i diretti interessati, alla ricerca di spiegazioni senza ingaggiare una discussione pubblica dal pessimo gusto; che manca in tutti i modi di rispetto nei confronti di chi ha voluto realizzare questo video, non curanti dei toni aggressivi e spesso minacciosi che si sono susseguiti in una continua escalation in questi giorni e da cui ci sentiamo di discostarci totalmente.
Mi sono sentito in dovere di scrivere due righe dopo aver cancellato qualche loro commento su YouTube; che in un certo qual modo può esser visto come atto di censura. E visto che questa è una forma che combattiamo da anni, non vi nego che con enorme dispiacere non ho potuto fare altrimenti. Avrei accettato un confronto costruttivo ma non accetto la smania e questo atto di protagonismo da parte di persone che vista la situazione in cui versa il cimitero si sono preoccupate solo oggi di tutelarne la sua incolumità.
Anche per il semplice fatto che con due click si risale benissimo agli autori di tale “scempio” senza che la discussione inizi e finisca tra i sostenitori del sacro e del quieto vivere; che si rimbalzano l’uno con l’altro apostrofando termini probabilmente senza conoscerne il significato.
Lo stesso significato che è andato a perdersi lungo la strada del sacro e del profano.
Stavo giusto per chiudere l’argomento, ma sono stato appena contattato da altri; che mi postano un articolo apparso proprio oggi su La Nuova Sardegna il cui titolo dice: “Ergobeat gira un video nel cimitero della borgata e scoppia la bufera“. Rabbia sui social “Saltano sui resti dei nostri cari defunti”. Indagano i carabinieri. Ancora una volta i pennivendoli danno voce a tristi eventi senza informarsi su chi, come e perché avrebbe fatto tale sopruso.”
La nuova risposta di RD
“Buongiorno gente, mi hanno appena inoltrato e segnalato un articolo di smentita da parte dell’autrice; che nel precedente articolo sempre su La nuova Sardegna, ha accolto e riportato le indignazioni e l’insurrezione del borgo dell’argentiera. Autrice che indicava erroneamente Ergobeat come l’autore del video incriminato, che in realtà si è limitato solo alla produzione del beat del brano.
Giornalista che è stata prontamente contattata da noi in quanto l’articolo riportava notizie che le sono state riferite telefonicamente da persone, che hanno ripetutamente telefonato in redazione in cerca di visibilità; e che dal canto suo, in quanto professionista che opera da vent’anni nel settore, si è limitata a riportare sbattendo il mostro in prima pagina. Per giunta sbagliando e confondendo fatti e persone senza trovare nessun riscontro dall’altra parte del fiume, dando lustro ad una sola faccia della medaglia.
Non mi interessa cosa e come abbia scritto in merito alla vicenda nella sua replica dalla quale prendo le distanze. Mentre mi piacerebbe approfondirne l’aspetto giornalistico in questo suo articolo riparatore, pubblicato non tanto per dare voce all’altra parte; quanto per ripulirsi l’immagine su un danno ormai irreparabile dal punto di vista professionale.
La signora dopo un’accesa telefonata, come immaginavo, ha appuntato qua e là un discorso; nato semplicemente da una discussione telefonica dove si chiedevano chiarimenti in merito. Ci siamo lasciati dicendoci che in ogni caso ci saremo sentiti per un’eventuale replica ma così non è stato. O meglio dopo una serie di messaggi rimbalzati su WhatsApp ci siamo lasciati chiarendo la nostra posizione; sottolineando il fatto che non era nostro intento alimentare ulteriormente la fiamma. Mentre avremo preferito che si soffermasse sui contenuti del testo e del video; per scrivere un articolo che sottolineasse l’importanza del progetto ed i suoi intenti.
Fiamma che nella giornata di ieri, nonostante i toni si fossero placati è stata alimentata da alcuni cittadini di Porto Torres; che hanno e ricoprono cariche istituzionali scaldando poltrone tra le sedi dell’amministrazione comunale locale. I quali, totalmente estranei alla vicenda, si sono presi la briga di commentare e strumentalizzare la cosa; intervenendo in diverse discussioni per poi rimbalzarle sui loro profili. Di fare gli screenshot di alcune parti del video, mettendo in evidenza le prodezze del ragazzo che fa parkour, sottolineandone l’atto vandalico incitando all’odio il “popolo” di FB; richiamandone l’attenzione invitandoli a partecipare all’animato post insulso e privo di fondamenta.
Non siamo né in cerca di medaglie né in cerca di visibilità, che d’altro canto involontariamente ha trovato ampio respiro sia nei commenti di insulti e minacce ricevuti in questi giorni da parte di alcuni individui, che nell’articolo da lei pubblicato.
Danno che solo in parte è stato cancellato, e messo a tacere sotto il tappeto come si fa con la polvere; oscurando nella giornata di ieri l’articolo on line nel sito de La Nuova Sardegna.
Mi auguro che quest’ultimo chiarimento servi a placcare gli animi di persone inalberate sull’albero della cuccagna intenti ad accaparrarsi consensi, applausi e fiori.
Ad oggi l’unica cosa emersa da questa vicenda, e che a volte si è più morti da vivi che da morti.
“Basta aspettarsi il peggio dal genere umano, e non si resta mai delusi”.
Buona giornata, amen.”
Concludo proponendo nuovamente il video, in modo che possiate giudicare voi stessi