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Colonne di fumo nero nel cielo: Che cosa ho visto il 15 ottobre



E’ il 15 ottobre. Teoricamente sarebbe pieno autunno. Ma sembra una giornata tardoestiva.

Di autunnale, però, c’è il clima psicologico, perchè nonostante la classica atmosfera colorata, pacifica, di condivisione quasi festosa d’inizio corteo, lo spettro della manifestazione 14 dicembre 2010, finita in scontro aperto con le forze dell’ordine, incombe sull’appuntamento. Qualcuno parla anche di Genova, dieci anni fa. Ma c’è tanta gente, ci sono i palloncini, gli striscioni, i cartelli, le magliette, la musica che aiutano a non pensarci.

A Piazza della Repubblica c’è il concentramento dei manifestanti. L’unico bar è affollatissimo: qualcuno dice che è perchè per questioni di ordine pubblico impediscono di uscire dalla piazza. Ma probabilmente è solo una voce. C’è una signora sulla settantina, o giù di lì, che ha un cartello contro la crisi appeso al collo e inveisce contro il governo Berlusconi & co. Ci sono i “Book Bloc”, che usano come scudi gigantografie delle copertine di libri più o meno classici. Ci sono pochissime bandiere e striscioni di partiti e molti di movimenti e associazioni. C’è qualcuno che si rifà agli indignados spagnoli. E qualcun altro che più che indignato è proprio incazzato.

Il corteo parte e dai carri – oltre a mandare la classica playlist musicale da manifestazione, con un singolare intermezzo con Uhuhuhu Barbra Streisand – parlano di crisi economica, di precarietà, di lavoro, di CIE e, in generale, di una forte, fortissima voglia di avere di nuovo una prospettiva per il futuro. Dicono che siamo tantissimi. Che li hanno chiamati da un giornale importante ma non sono stati in grado di quantificare la moltitudine di gente.

Quando incrociamo lo spezzone della Freedom Flotilla, e alcuni esponenti dei movimenti maghrebini, però, si nota già del fumo nero in lontananza. “Guarda là. C’è qualcosa che brucia”, dicono. Arrivano le prime telefonate del tipo “Stanno facendo casino, l’ho visto al telegiornale, fa attenzione!”, ma dai carri dicono che la testa del corteo ha oltrepassato tranquillamente i Fori Imperiali, e nonostante la confusione iniziale, poi non ci si fa più troppo caso, almeno fino a quando oltrepassiamo il Colosseo.

Il fumo nero è sempre più vicino e dopo una decina di minuti qualcuno corre all’indietro. Davanti c’è stata una carica: insomma, le prime avvisaglie di panico. Dicono che il fumo nero è perchè hanno incendiato una caserma, e poco dopo, quando ci passiamo accanto, ci si rende conto che non è solo una voce. Sono le 15.00 circa e il panico diventa pieno, la polizia carica, i manifestanti tentano di arretrare ma sembra che la polizia sia anche dietro, che abbia spezzato a metà il corteo e le uniche vie di fuga sono le traverse laterali. I più scappano in modo del tutto incontrollato.

Dopo la prima dispersione il corteo si divide: una parte prosegue verso piazza San Giovanni, tra automobili bruciate e vetrine spaccate, l’altra raggiunge piazza Santa Croce in Gerusalemme. Intanto si vedono strane scene: manifestanti senza caschi aggrediscono manifestanti coi caschi, teorici non-violenti aggrediscono teorici violenti.

A Piazza San Giovanni è difficile capire quello che succede: lacrimogeni, fumogeni, idranti con qualcosa di urticante tirati sui manifestanti (sia sui “teoricamente violenti” che sui “teoricamente non violenti”), che intanto tentano di contrattaccare incendiando un paio di camionette di carabinieri e finanza, e tirando perlopiù sanpietrini, ma in linea di massima tutto quello che si trovano a tiro.

Entrare a piazza San Giovanni per chi è fuori è impossibile. Uscire per chi è dentro lo è ancora meno. Le forze dell’ordine tengono tutte le uscite. Gruppi di amici si disperdono, partono le telefonate preoccupate per ritrovarsi. Si vedono le ambulanze, ci sono dei feriti, sia tra i manifestanti che tra i tutori dell’ordine. A un certo punto arrivano i lacrimogeni anche sulla croce rossa.

Ci si ritrova a Piazza Vittorio e l’atmosfera sembra essersi calmata. Si cerca di riprendersi, di ritrovare la lucidità, di capire, di riflettere ma non c’è il tempo. Un’ultima carica della polizia arriva contro gli ultimi manifestanti, contro quelli che tornavano a casa.

E’ ancora piuttosto difficile ricostruire veramente bene gli eventi, e ancor di più costruire un’opinione, una riflessione, anche per chi c’era. Questo è quello che riesco a raccontare al momento.

 
Le foto che illustrano questo articolo sono di Pierpaolo Damiano.