Dalla periferia per fare centro.
Questa, per citare una strofa del suo primo disco “Ipnosi Collettiva”, è in estrema sintesi il “viaggio” di Andrea Gorni aka Mastino. Il disco, uscito lo scorso 11 settembre su Relief Records, è il primo della carriera per questo veterano del microfono, formatosi musicalmente negli anni d’oro della Zona Dopa bolognese. Presobene, conscious, animale da freestyle: queste le caratteristiche del rapper di Saronno (di Cesate, per la precisione) che, dopo aver bene figurato su “Metropolis Stepson” rinnova la bella collabo con Nightskinny, produttore di classe che trasforma in stile tutto ciò che tocca.
Questo è quanto emerso da un amichevole chiacchierata con Musteeno.
Ok, potremmo cominciare parlando di beat e rime ma vorrei iniziare da un’altra parte. La cosa che mi ha colpito, dato anche il titolo del disco e quello che vi si può leggere fra le righe, è il fatto che l’album sia uscito l’11 settembre. Una data non casuale.
Assolutamente no. Guarda, io sono molto scettico ultimamente quando mi danno delle notizie.
Non so te. Mi piace andarmi a documentare. Da dieci anni a questa parte ne ho un po’ sentite di cotte e di crude. Per cui mi pareva giusto che un disco che si chiama “Ipnosi collettiva” dovesse uscire l’11 di settembre. Più delle cose dette, mi colpiscono quelle che NON sono state dette. Ad esempio il fatto che dell’esplosivo militare sia stato trovato all’interno delle torri..
Nanotermite mi pare si chiami..
Bravissimo..ma potremmo anche parlare delle varie analisi dei video che sono stati mandati in onda.. è interessante la faccenda.
Per esempio, potremmo parlare del fatto che gli edifici crollati in realtà siano tre.
Esatto, l’edificio sette. Che, guarda caso, era stato assicurato dieci giorni prima dell’attentato per una cifra da capogiro. E cose del genere. Tutto lascia il sospetto che ci sia qualcosa che non va.
Quindi tu che idea ti sei fatto?
Io mi sono fatto l’idea che le cose non sono andate assolutamente come ci sono state raccontate. Dopo di che, anche sulla tesi complottista io ho dubbi. Non mi fido mai delle cose come mi vengon messe sotto mano, io sono diffidente, sono fatto così. Diciamo che sicuramente io propendo più da quella parte lì (quella “complottista ndD) ma quella che è la versione chiara dei fatti ce la darà, spero, la storia.
Se dico Illuminati, a cosa pensi?
Esatto! (ride) Al di là dell’etichetta, o del nome, è chiaro a tutti che c’è un elite di persone che si fa i cazzi propri alle nostre spalle e sulle nostre spalle. Il fatto di usare quel nome lì può causare, in chi ascolta, un allontanamento magari.. sai una cosa del tipo “ah cazzo, gli Illuminati, allora sei un complottista e non ascolto niente di quello che hai da dire”. E’ sempre un fatto di comunicazione. A seconda di come io ti dico le cose, tu sei più o meno disposto ad ascoltarle.
Se io ti pongo di fronte al fatto compiuto, ovvero che ci sono dieci stronzi che ci tengono soggiogati, la cosa cambia.
Sono d’accordo. Questa etichetta non è positiva.
E’ la semplificazione.
Ho avuto modo di intervistare Afrika Bambaataa qualche mese fa e ti posso dire che lui sostiene, con fermezza, che una piccola elite di persone, alla quale non da nome, si sia impossessata dell’hip hop per svuotarlo di qualasiasi tipo di messaggio sociale o politico.
Sono d’accordo. Sono probabilmente gli stessi autori del disimpegno nei mass media. Sono probabilmente i loro tirapiedi. Ma è così in tutti i campi, non solo nell’hip hop. La gente è distratta da questi personaggi che puntano tutto sulla spettacolarizzazione del niente.
I brani del disco, che arco della tua vita coprono?
Vanno dal 2005 ad oggi. “Inno nazionale personale” è del 2005, nonostante sia, purtroppo, sempre attuale come tipo di messaggio, fino ad arrivare a “Simbiosi” che è l’ultimo brano che ho fatto (assieme a Ghemon).
Arrivando ai beat invece, troviamo la coppia Deda e Kaos, Esa, Lugi, Shablo, insomma il meglio della scena.
Anche quelli coprono un arco di tempo abbastanza ampio nel senso che ho cominciato a muovermi per chiedere beat nel 2008. Il primo che ha risposto all’appello è stato Mbatò a parte ovviamente Luca (Nightskinny ndD) che avevo sottomano ma che ha preferito attendere un po’ per darmi della roba un po’ più fresca.
C’è anche un toscano, Herrera.
Herrera è stata una ottima sorpresa. Ci sono arrivato grazie a Luca che bazzica spesso a Firenze, io in realtà non lo conoscevo. Mi sono proposto, lui si è preso bene, quindi soddisfazione reciproca direi. Anzi dirò di più: il beat mi ha fatto talmente una bella impressione che ho pensato di metterlo così, senza il rap sopra. E’ perfetto per spezzare il disco e tenerti sospeso tra un pezzo e un altro. Detto questo, credo che ci ritroveremo presto assieme per un testo ed un beat.
Beh, complimento migliore non potevi farglielo. Avranno smesso, immagino, di romperti i coglioni col fatto che non uscivi mai col disco.
No anzi, ora ne vogliono un altro! (risate)
Che progetti hai per il disco? Ci saranno altri video o singoli?
Sicuramente si. Uscirà il video di Sacra Scrittura.
Quindi altro beat di Skinny.
Beh guarda tutti e tre i video che faremo saranno coi beat di Skinny. Non per niente, ma è giusto valorizzare la collaborazione quando questa è stretta, bella e vitale. Faremo quindi quello di Sacra Scrittura e quello di Simbiosi con Ghemon. Questo è quello che ti anticipo. Per Sacra Scrittura ti dico solo che ho collaborato con un genio degli effetti speciali che si chiama Andrea Leanza ma non ti dico per fare che cosa. Ah, altra cosa: la mia immagine è Sir Bod. La copertina, i video, i flyer, le magliette, tutto di Bod.
Sei uscito col tuo primo disco a 33 anni. Sai che non hai fatto un disco semplice vero?
A 33 anni non si fanno dischi semplici. Voglio dire, un minimo di articolazione l’abbiamo acquisita.
Anche questa è una risposta ma il senso della domanda era un altro. Mi riferisco al fatto che oggi l’idea è che oguno si scrive le sue 3 rime e poi le butta su Youtube. Poi il tempo dirà bene o male.
Certo. Ma non è la mia strada. Avrei sprecato 15 anni di fatica in quello che ho fatto. E’ chiaro che a livello di comunicazione se io ti dico “vai a fare in culo” è tutto chiaro e diretto mentre se ti enuncio la teoria della relatività di Einstein non lo è. E’ chiaro anche che nel secondo caso magari ti lascio qualcosa, nel primo.. boh. La sfida è tutta lì. Far ragionare le persone su temi complessi, come il fargli capire che viene dominata da un’elite di stronzi, in maniera semplice e divertente.
Questa penso sia la mia parte. E’ chiaro che se lo spettatore non è disposto a fare nessun sforzo per comprenderli, non andiamo da nessuna parte.
Quali erano le tue aspettative, reali, per questo disco?
Mi aspettavo che fosse ben recepito dalle persone che conosco. E’ un lavoro collettivo, e, se sono arrivato a questo punto, è anche merito delle persone che mi hanno supportato in questi anni per cui per me è importante che loro ne abbiano qualcosa indietro. Il fatto di aver scoperto di avere supporter anche a Messina, per dire, non avendo io mai avuto un disco ufficiale, è stata una scoperta incredibile. Dopo di che, per il prossimo disco, sarà giusto considerare che ho un bacino di utenti più grande di quello che mi aspettavo. Per la prima stampa di questo disco siamo stati abbastanza bassi perchè nessuno si aspettava una ricezione molto ampia. E’ un buon piatto di pasta cucinato in casa per gli amici che inviti a cena.
A proposito delle persone che ti hanno ospitato in questi anni, cosa ti è rimasto della tua esperienza bolognese? Ci hai passato dieci anni e quindi possiamo dire che musicalmente ti sei formato lì.
Verissimo. A Bologna ho vissuto tanti tipi di esperienze, alcune erano il naturale conseguimento di quello che facevo qui a Saronno come fare le rime in strada con gli amici. Ovviamente non ci sono state esperienze solo positive. Ero in mezzo a tante persone che volevano fare la stessa cosa che facevo io per cui magari potevano nascere degli screzi o cose del genere. Però, un po’ per la mia natura, che è pacifica e che mi porta a battermene le palle fortemente, un po’ perchè non ha senso portare le cose a livelli estremi, diciamo che poi tutto si è appianato ed è stato trasformato in qualcosa di prolifico. Anche queste cose comunque mi hanno aiutato a crescere, a sapermi difendere meglio. Altra esperienza veramente importante è stata quella dei laboratori coi ragazzi. Sono stato tirato dentro a questa cosa da Freddi e Carletto e la sto continuando anche ora perchè ho scoperto che è uno dei lati più vivi di quello che faccio. Trasmettere la mia roba e confrontarmi con i ragazzi più giovani è il top. Lo consiglio a tutti quanti.
A questo proposito, credo che si sia perso il valore di formare nuove generazioni di ascoltatori. Cosa ne pensi?
Non so che dirti. Gli input che io ricevevo quando avevo la loro età eran di tipo completamente diverso. Quando facciamo le rime assieme, ad esempio, i loro riferimenti sono quasi sempre quelli che tu puoi sentire dalla tv generalista. Anche noi facevamo la battuta con, che ne so, Felice Caccamo (celebre personaggio comico interpretato da Teo Teocoli negli anni d’oro di Mai dire gol ndD) ma avevamo riferimenti un po’ più ampi come il cinema o “l’altra” musica, tante cose che adesso si sono un po’ appianate. Adesso vedo che i riferimenti sono sempre gli stessi a tutte le latitudini. Prima, città che andavi, cazzata che sentivi, ed era un po’ questo che dava “colore” alla cosa. Questo fa molto male all’hip hop è questa l’hip hop celebra la diversità.
Ancora sui ragazzi dei tuoi laboratori. Quando loro si approcciano a te per la prima volta, qual è la loro idea di hip hop?
Strana. Non so darti una risposta precisa. Per certe cose somiglia a quella che avevo io quando mi avvicinai all’hip hop, per altre assolutamente no. Nel senso che anche loro hanno attorno a questo oggetto chiamato hip hop una certa aurea di misticismo che può rappresentare una sorta di fanatismo. Cosa che avevo anch’io. Dall’altra hanno questo approccio, questo volercisi buttare dentro, che può essere anche dannoso. Nel senso, io avevo il mio demo, con la mia cassettina, ma ero consapevole che questo fosse solo il mio demo con la mia cassettina in mezzo ad un mare di bombe che piovevano dai vinili e dai lettori cd di gente che aveva studiato degli anni.
Adesso invece, essendo tutto molto più user friendly, basta che fai la tua roba su Youtube e sei già il campione del circondario. A me queste cose fan girare le palle e sono le prime “credenze” che cerco di smontare. C’è un po’ la gavetta veloce, che può essere una cosa positiva una volta che uno è rispettato nell’ambiente. Io capisco che adesso, con le teste che ci sono dentro a questa cosa, essere rispettati nell’ambiente è un po’ come trovare il quadrifoglio in un campo di dieci ettari. Ma non è impossibile. Sai, quelle cose come il rispetto e lo stile, di cui si parlava tanto anni fa e che oggi non vengono neanche più nominate. Quelle cose sono sempre dei capisaldi, capisco che ci sia gente che ne svuota il significato ma questo è quanto.
C’è qualcosa che vuoi aggiungere?
Il disco è dedicato a tutti quelli che mi han sottomano. Nell’album non ci sono i “thanks” perchè il miglior ringraziamento per me è quello di poter metter loro in mano la mia musica dopo anni che me la chiedevano.