“Nessuno dovrebbe finire in carcere per una scritta su un muro”. Riprendiamo quasi fedelmente le parole riportate da Graffiti Zero Roma, per far riflettere su un argomento abbastanza difficile da esporre al pubblico, ma di grande importanza sociale.
Sfruttare l’indignazione, per cavalcare l’onda del consenso popolare, in vista di imminenti elezioni, non è solamente una strategia politica penosa, ma significa criminalizzare e condannare aspramente una cultura che ha radici ben più profonde.
La proposta di modifica dell’articolo 639 del Codice Penale non mira alla legalizzazione del Writing o della Street Art.
L’obiettivo di questa modifica è quello di rivedere, tramite un criterio logico, le pene, affinché possa terminare questo stupido teatrino politico, che addossa il problema della criminalità ad un ragazzo armato solo di marker ed ideali.
#freewriters #freestreetartists
La petizione
Cambiamo l’articolo 639
” Oggi, nonostante le informazioni siano coperte dal segreto in fase di indagini, il nome di Geco viene sbattuto sulle prime pagine dei quotidiani per criminalizzare non solo il writing, ma tutti coloro che decidono ancora di esprimersi liberamente. Finire in carcere o essere vittima di una gogna mediatica per la sola accusa di aver scritto su un muro è inaccettabile.
Non siamo qui per mettere in discussione lo spazio pubblico o la proprietà privata, così come non sosteniamo la “legalizzazione” delle scritte o del muralismo o dell’arte urbana più in generale. Stiamo chiedendo tutt’altra cosa, ovvero che le decisioni politiche debbano essere commisurate alla realtà, senza svilire l’intelligenza propria dell’essere umano.
Negli anni abbiamo visto inasprire il reato di imbrattamento previsto all’articolo 639 del Codice Penale. Abbiamo visto trasformarlo in un reato grave, che prevede carcere e procedibilità d’ufficio.
Geco NON può finire in carcere. Nessuno deve finire in carcere a causa di una tratto su un muro. La legge, per essere credibile, deve essere commisurata alla realtà. ”
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