“Is That All There Is?” | Il disincanto contro la leggerezza degli anni ’60
di Marco Lupetti8 Gennaio 2021
“Is That All There Is?” è un brano composto negli anni ’60 dalla coppia di songwriters Jerry Leiber e Mike Stoller. Fu portato al successo nel 1969 da Peggy Lee, con la produzione e l’arrangiamento di Randy Newman.
Il disco singolo, pubblicato nell’Agosto di quell’anno, fruttò a Lee un Grammy per la miglior performance vocale femminile in ambito pop.
Il brano ha la caratteristica di avere il solo ritornello cantato e le strofe in prosa. Una canzone quindi di non facile esecuzione che Peggy Lee, con i suoi trascorsi di attrice, riusciva ad interpretare al meglio. Gli autori, nella stesura del brano, si ispirarono alla musica e alla letteratura tedesche. Il ritornello è una sorta di marcetta, e la parte musicale sembra chiaramente derivata dalle opere di Kurt Weill; il testo invece si rifà al racconto “La delusione” scritto nel 1896 da un giovane Thomas Mann.
Addirittura, la prima strofa ricalca fedelmente un episodio narrato nel racconto, ambientato in Piazza San Marco a Venezia. Il contenuto del testo puo’ ancora oggi risultare spiazzante: pensate all’effetto che dovette avere in mezzo alle canzonette spensierate della pop music anni ’60.
Il nichilismo che pervade tutto il brano è esplicito e senza speranza: la disillusione nella vita è tale che nemmeno il gesto estremo riesce ad alleviarla.
Al di là di come ognuno possa pensarla in merito al senso delle liriche, sono convinto che si tratti di un capolavoro. Riferimenti artistici, arrangiamento, interpretazione: ogni componente sa di grandezza. In casi come questo, l’etichetta di “musica leggera” va senz’altro stretta. In tutti i sensi.
“Is there all that is?”
” Mi ricordo di quando ero bambina, la nostra casa prese fuoco. Non dimenticherò mai l’espressione sul viso di mio padre quando mi prese in braccio e corse attraverso l’edificio in fiamme, fuori verso il marciapiede. Rimasi lì tremando nel mio pigiama a guardare il mondo intero andare in fiamme. Quando tutto fu finito dissi a me stessa: è tutto qui un incendio?
[rit.] E’ tutto qui? E’ tutto qui? Se è tutto qui, amici miei, allora continuiamo a ballare. Stappiamo una bottiglia e facciamo baldoria.
Quando avevo dodici anni, mio padre mi portò al circo, il più grande spettacolo del mondo. C’erano clowns, elefanti e orsi danzanti. Una bella signora in calzamaglia rosa volava in alto, sopra le nostre teste. E mentre me ne stavo seduta lì a guardare, ebbi la sensazione che qualcosa mancasse. Non so cosa, ma quando tutto finì, mi sono detta: è tutto qui il circo? [rit.]
Poi mi sono innamorata del ragazzo più bello del mondo. Facevamo lunghe passeggiate in riva al fiume o restavamo semplicemente seduti per ore, a guardarci negli occhi. Eravamo così innamorati. Poi un giorno se ne andò. E pensai di morire, ma non fu così. E quando non morii, dissi a me stessa: è tutto qui l’amore? [rit.]
So cosa state dicendo a voi stessi: ‘Se è così che si sente, perché non la fa finita?’ Oh no, non io. Non sono pronta per quest’ultima delusione. Perché sono certa, come son certa di stare qui in piedi a parlare con voi, che quando quel momento finale arriverà, e respirerò il mio ultimo respiro, dirò a me stessa: è tutto qui? [rit.] “