Buonasera.
Il previsto articolo “Il nuovo album di Sfera Ebbasta ma guarda te cosa ce tocca recensì per fare un po’ di views che a noi la trap manco ce piace ed abbiamo sempre ascoltato oldschool ma che ce voi fa ormai la musica la ascolteno solo i regazzini e ce dovemo allineà, poi su sto blog non abbiamo neanche le pubblicità pop up ma io dico n’era mejo mettere due banner del salone del confetto de Sulmona comunque vabbè dai arrangiamose”, scritto da Neffa e Teo Mammuccari, per problemi tecnici non andrà online.
Al suo posto: la recensione di “Una pezza di Lundini”.
Salvatore e Gabriele: Cari lettori, Gold avrebbe dovuto continuare, anche per quest’articolo, con la sua linea culturale e artistica, parlando di musica, cinema ed arte; ma per stavolta, Salvo e Gab sono stati chiamati a fare un Pezzo diverso. Anzi, un Pezzo sulla Pezza.
E sì, perché ormai tutte le puntate del programma della Pezza di [Marco Travaglio] Valerio Lundini sono andate in onda sul secondo canale della rete che non è Fininvest e non è La 7 [Rai 2] e sono state viste da molte, molte persone (più di 30!). I critici come Aldo Grasso si sono già sperticati, ma chiamati alle armi, noi, abbiamo comunque preparato una scheda su Valerio Lundini.
Valerio Lundini, nato a Roma nel Marzo del 1986, è un comico e conduttore televisivo italiano, laureato in Lettere e poi diplomato presso la Scuola Romana dei Fumetti.
Fu ministro del Regno di Sardegna dal 1850 e con la proclamazione del Regno d’Italia, divenne il primo presidente del Consiglio dei Ministri del nuovo Stato. Fu protagonista delle più note filastrocche in rima di Gianni Rodari; nonché suo compagno di bevute, nel noto Bar Birreria Il Cantuccio, situato a pochi metri dal Lago d’Orta.
Il bar dove conobbi mia moglie, Laura… Laura Brizzi. La donna che cerco ancora disperatamente ogni fredda notte… Laura, sogno ancora il profumo dei tuoi capelli… Laura ti prego ritorna.
E questo era Valerio Lundini.
“Una Pezza di Lundini”
Gab: Ma cos’è stata davvero “Una Pezza di Lundini”?
Non un esperimento di Marco Travaglio (o forse sì?); ma la messa in televisione di quella magica espressione che nel mondo di Internet è definita “Cringe”.
Copio da Wikipedia (si possono dire le marche?): «Il verbo inglese cringe serve ad esprimere la reazione imbarazzata a una azione commessa da altri». Che nel linguaggio dei social diventa vera e propria cifra stilistica di meme, atti a far sorridere o sghignazzare, “snoffare“.
Senza usare altri termini complessi – che magari può spiegarci meglio il memista e poeta Tenente Silvestri – il cringe è ciò che prova uno spettatore giovane (anche meno giovane) di fronte ad un programma generalista della TV generalista. È la sensazione di forte imbarazzo e di pietà che proviamo mentre scorrono le lacrime false, le polemiche costruite, le lunghe disamine su “drammatici” temi del nostro tempo.
Ma anche le cosce di soubrette e ballerine messe in mostra come le costolette alla macelleria del Sor Mario; la pochezza con cui esperti di vario genere vengono liquidati e scherniti. La costante sensazione che, sia in quel salotto televisivo che sul tuo salotto di casa, siamo tutti coglioni trattati da coglioni.
Come forse già enrico ghezzi aveva intuito creando “Blob”, Lundini ha preso tutto questo e ci ha costruito un suo linguaggio comico, piazzandolo nella seconda serata di uno di questi canali generalisti.
Certo, quest’operazione si porta dietro anche un certo tipo di riflessione satirica, una certa riflessione – anche colta, se vogliamo – metatelevisiva e metacomica. E poi c’è tutto il nosense, il grottesco, il surreale che fanno parte dell’ironia Lundiniana (si perdoni il neologismo) fin dai video di YouTube, “Battute?” (altro programma della seconda serata di Rai 2), il “Dopofestival” e i suoi script per la radio.
Ma ciò che riesce a prendere e masticare insieme tutto questo è il portare in un palco televisivo l’imbarazzo di una Televisione e di un Paese, che sono i primi ad essere nosense, grotteschi e surreali.
E come “La Pezza“ mastica e digerisce tutto il cringe che abbiamo provato e che ci fa provare ancora e ancora; anche Lundini mastica e mangia continuamente («voi n’ovo?»), nella sua silhouette blu e cartoonesca, con i suoi piedi giganteschi e gli occhi sbarrati.
Dentro tutto questo ci sono allora i monologhi di (E)manuela Fanelli, i titoli interminabili delle sue clip, il suo film rivelazione “A Piedi Scarzi“. Ci sono le interviste con gli ospiti e i loro silenzi interminabili, le incomprensioni e le insistenze di un presentatore clamorosamente sbagliato portate avanti fino allo sfinimento; c’è un pubblico fatto di anziani, quegli stessi anziani che masticano più di tutti, tutto il giorno, la televisione del bel paese.
E infondo a questo tunnel arredato al volo, messo a fare da “Pezza” a tante, troppe, altre pezze c’è «una maschera della commedia dell’arte, un uomo che rappresenta tutti noi, il nostro mondo, i nostri incubi».
Spezza.
Salvo: Quando per la prima volta ho guardato una puntata di “Una pezza di Lundini” ho avuto la sensazione di essermi assopito sul divano in preda ad un sogno febbrile. Ero di fronte ad un programma surreale, una comicità che per la prima volta sentivo rivolta verso noi giovani.
Dopo qualche episodio sei completamente innamorato di tutto l’universo Lundini, che rende protagonisti della puntata anche il pubblico; creando un legame fortissimo tra tutti i componenti della “Pezza”.
Sono degni di nota anche gli interventi del geniale Stefano Rapone. Un improvvisato giornalista che non riesce mai a trovare lo studio giusto e si adatta allo scenario raccontando notizie in linea con la sua ormai celebre comicità.
Oserei dire che “Una pezza di Lundini” prende tutto il meglio di “Battute?” e lo spalma su un prodotto probabilmente perfetto, nella sua voluta imperfezione.
Ma non vorrei prolungare troppo l’articolo, forse siamo stretti con i tempi…
Non so se c’abbiamo tempo…
Sì, Gabriele mi fa cenno che dobbiamo concludere…
C’ho paura di sì, vabbè… dai…
Allora io chiederei alla regia se almeno può mostrarci degli estratti:
Salvo e Gab: Ma eccoci tornati qui ad un articolo, una recensione… una recensione della “Pezza”, di una “Pezza”… di Lundini… su Lundini… sì… bhe, siamo alle battute finali di un articolo pieno di, scusateci il termine, emozioni; e chiederemmo allora ai VazzaNikki, di suonare “Girl from Ipanema”, la versione con il figlio di Craxi alla chitarra.
Questa “Pezza” ci ha lasciato molto. E noi crediamo fermamente che questo tipo di comicità, così vicina ad un pubblico più giovane, possa realmente abbattere ogni tipo di barriera.
“Una pezza di Lundini” riesce a toccare ogni sfaccettatura dell’ipocrisia umana e la esaspera, creando in questo modo una sottile linea tra realtà e surreale.
Grazie Torpedine.
A cura di Salvatore D’Aco e Gabriele Ragonesi