L’occhio sognava in modo troppo esagerato per esser mascherato, andando a far visita ad intervalli regolari ad un progetto per l’occasione finito. La pupilla si muoveva a scatti facendo la spola tra il cielo e la terra, come fossero loro la spiegazione per tutto.
Lassù – nell’azzurro – si posano i sognatori, trovando, nel mistero di quella fissità, il movente per bizzarre favole religiose. Invece la terra è territorio dell’ambizioso, capace di veder lontano senza sottovalutare il primo piano. Era come se fosse lì, ed in quell’esatto momento, la conclusione del tutto.
– Devo andare Jack.
– Dove John?
– Via Jack.
– Via dove Jonh
– Non so Jack
– Che cazzo vuol dire non so? Devi andare dove?
– Senti, non so dove ma devo andare Jack.
– Andiamo allora.
– No, per questo devo essere da solo.
…
Il tempo si divise, prese a scorrere in modo individuale ad ognuno la propria percezione. Fu come smettere di condividere l’ossigeno. Una parte obbligatoria dell’esistenza che, consumata da soli, non potrà mai esser compresa da altri. John salì senza dubbio alcuno sulla vecchia Renault 5 e con una fumata poco incoraggiante si lasciò cancellare dal dipinto. Rimase la metafisica di un uomo curvo nel bel mezzo del nulla.
[continua…]