1970: cala per sempre il sipario sui Beatles. Come stavano i ragazzi?
Non si sopportavano più o tutto finì “a tarallucci e vino”?
I due film, a distanza di cinquant’anni l’uno dall’altro, sembrano fornire due versioni piuttosto lontane tra loro.
Queste sono le immagini in anteprima di “The Beatles: Get Back”, il nuovo film del quartetto di Liverpool che uscirà nel prossimo Agosto. Il regista de “Il Signore degli Anelli” Peter Jackson lo ha montato attingendo a cinquantasei ore di immagini d’archivio.
L’enorme mole di girato si riferisce alle fasi della registrazione, presso gli studi Twickenham e Apple di Londra, di quello che costituisce il canto del cigno dei Beatles: l’album “Let It Be”.
Il disco sarebbe stato pubblicato postumo nel Maggio del 1970, circa un mese dopo lo scioglimento della band.
“The Beatles: GET BACK”
Nell’anteprima, Jackson, parla di questo metraggio d’archivio come di filmati inediti, mai visti prima, ma questo non corrisponde del tutto alla realtà.
Jackson sembra ignorare (forse volutamente) che quei molti metri di pellicola furono originariamente girati nel ’70 dal regista anglo-americano Michael Lindsay-Hogg; da una porzione di quelle immagini fu tratto un film, intitolato “Let It Be'”come l’album a cui si riferiva. Intorno all’ultimo disco dei Beatles fu pensata un’operazione di marketing all’avanguardia per quegli anni.
Non solo l’album fu pubblicato in tutti i formati allora disponibili (LP, cassetta, stereo 8, 4-track e reel-to-reel); fu data alle stampe anche una versione deluxe in un box che conteneva il vinile e un libro fotografico con le fasi della registrazione.
A coronare l’operazione, subito dopo la pubblicazione dell’album, la Apple Films fece uscire il film di Hogg sugli schermi cinematografici.
Ed infatti, le celeberrime immagini dell’ultima esibizione live del quartetto sul tetto della sede della Apple Music provengono proprio da questo film.
Va detto comunque che di tutti i lungometraggi che vedono i Beatles come protagonisti, “Let It Be” fu probabilmente quello che riscosse il minor successo di pubblico e critica.
Ad oggi, rimane l’unico a non essere stato ripubblicato ufficialmente. La tiepida accoglienza non impedì comunque al film di far guadagnare ai Beatles un Oscar per la miglior colonna sonora.
Si dice che “Let It Be” sia sempre stato inviso alla band: anche se non esplicitamente, dalle immagini trapelano qua e là le tensioni che portarono allo scioglimento. C’è chi ha definito quell’atmosfera come una “sonnolenza ostile”.
“Let it Be”
Niente di tutto questo traspare invece dall’anteprima del film di Jackson in cui Paul, John, George e Ringo sembrano spassarsela alla grande; si ride, si balla, ci si bacia e abbraccia e si suonano le nuove canzoni con grande piacere e concentrazione: nessuna sonnolenza.
E allora dove sta la verità? La verità probabilmente sta in mezzo: i quattro erano ormai star a livello planetario (“i Beatles sono più popolari di Gesù”, ricordate la frase di John Lennon?)
Arrivati a questo punto di una carriera epocale, che forse mai ha avuto eguali nel mondo della musica, mal sopportavano gli egocentrismi ognuno dell’altro; ogni componente aveva progetti solisti, e la band in qualche modo limitava le ambizioni del singolo.
Da qui i malumori. D’altra parte, ai ragazzi ormai non mancavano i soldi per pagare l’affitto. Le loro preoccupazioni per il futuro non dovevano essere di quelle che ti fanno passare notti insonni. Quindi, con tutta probabilità, l’atteggiamento doveva essere: non ci sopportiamo più ma, ok, un po’ di strada insieme fin qui l’abbiamo fatta.
Certo è che confrontando l’anteprima di Jackson con il film di Hogg si rimane un po’ sbalorditi.
Un po’ per la qualità tecnica delle immagini restaurate, che le fa sembrare come girate ieri; un po’ per la differenza di “mood” che traspare dal confronto.
Il paragone mi ha fatto ricordare un finto trailer di “Shining”, visto su YouTube qualche tempo fa.
Il montaggio creativo dello youtuber aveva trasformato uno dei più allucinanti film psyco-horror della storia del cinema in una sorta di sit-com televisiva.
In questo mondo sovrappopolato dai media, i fattori possono essere gli stessi. Ma cambiandone l’ordine, la somma cambia. Eccome.