Originario di San Pietroburgo, cresciuto a Londra e residente tra New York e Berlino, Dj Vadim è, dopo 15 e passa anni di onorata carriera, uno dei pilastri internazionali del beatmaking. Il suo è uno stile personale e onnivoro, radicato nell’hip-hop, nel reggae e nel soul, mutato attraverso nitidi beat e progressioni dubstep. Il suo caleidoscopio sound musicale s’è fuso con quello di dj Krush, Company Flow, The Roots, The Pharcyde, Public Enemy, Beat Junkies, Kraftwerk e molti altri. Per anni ha portato il bollino della Ninja Tune. Oggi è targato dalla sua neonata etichetta Organically Grown Sound. Col rapper di Chicago Pugs Atomz, e la voce inglese di Sabira Jade ora ha una vera e propria band, The Electric, uscita nel 2011 con “Life is moving”. Saputo che sarebbe arrivato a Firenze, lunedì 31 Ottobre allo Yab, per un dj set che si promette stellare, non potevamo esimerci dal disturbare il “terrorista russo” nel suo studio londinese. Per farci raccontare gli ingredienti segreti del suo suono, i prossimi progetti in agenda e gli dei del suo olimpo creativo. Signore e signori, per Gold c’è Vadim Peare aka Dj Vadim.
Sei nato in Russia e da anni giri il mondo in lungo e in largo. Quanto il mix di culture nelle quali sei costantemente immerso ha cambiato il tuo modo di concepire e fare musica?
Quando ho iniziato a fare musica non viaggiavo quanto viaggio ora. Ora giro un mucchio di paesi: dagli Stati Uniti al Messico, dal Brasile al Giappone, dall’Asia all’Africa includendo tutta l’Europa. Incontrare la gente di questi paesi e ascoltare la loro musica, inspira profondamente il modo in cui faccio musica. Credo che questo sia uno dei vantaggi nel mio lavoro. Visitando frequentemente tutti questi posti posso rendermi conto di cosa è popolare in ogni parte del mondo. Vivo a Londra e quindi respiro il suono della bass music ma girando mi rendo conto anche degli altri suoni che funzionano bene negli altri luoghi e siccome voglio fare musica che sia apprezzata dovunque sono sempre molto attento ai produttori e musicisti che intercetto nei miei viaggi.
Cosa influenza la tua creatività sonora? Quando ti capita di fermarti e dire: “voglio che questa cosa entri nella mia musica, diventi il mio suono”?
Circa 2 anni fa sono stato in un festival nella California del Nord, in una foresta, per un festival hippy. Lì ho ascoltato della musica che non avevo mai sentito da altre parti. Non era radicalmente diversa da quello che sento in giro ma era una variazione completamente nuova. Per me è stata come un’epifania che ha dato senso a molti suoni che stavo immaginando. Da lì partirà il mio nuovo suono che ascolterete nel prossimo album che uscirà nel 2012. A volte le cose capitano per dare senso a ciò che pensiamo.
Molti dei tuoi progetti sono altrettante collaborazioni con musicisti, cantanti e produttori. Sembri interessato all’idea di musica come esperienza collettiva…
Penso che ogni progetto mi permette di esplorare diverse idee. Non capita mai che io programmi una collaborazione: semplicemente accade. Mi piace creare musica con altre persone. Condividerla con altri serve anche a tenerla sempre fresca. La cosa più importante per me è che ogni album che faccio sia diverso da quello prima. Sin dalle mie prime uscite nel 1995 ho cercato di lavorare nel senso di una costante progressione. La musica è come ogni altro processo creativo: se non progredisce muore. E’ per questo che bisogna continuamente reinventarsi, pensare a cose diverse.
A proposito di condivisione… I tuoi mix su mixcloud sono sempre tra i podcast più ascoltati. Che rapporto hai con i social network?
Credo che sia uno strumento essenziale, oggi, per comunicare col mondo. Prima del web 2.0 c’erano un sacco di intermediazioni tra gli artisti e il loro pubblico di ascoltatori. Ora queste barriere sono crollate e ognuno di noi può parlare direttamente con i musicisti che ama e che lo ispirano, attraverso twitter, mixcloud, soundcloud e qualsiasi altro network. E questa è un’ottima cosa.
Al Soundcrash e all’Hip Hop Kemp quest’estate hai presentato il tuo nuovo progetto di live band denominato “The Electric” che ti vede assieme a Pugs Atomz e Sabira Jade. Come è nato? Mi pare una continuazione del tour legato all’ album, “U can’t lurn imaginashun”.
Esatto, il progetto è partito proprio da lì. Ho conosciuto Pugs nel 2007. All’inizio abbiamo cominciato a registrare semplicemente dei pezzi con lui e Sabira. Questi pezzi son finiti in quell’album nel 2009 e l’anno successivo ci siamo detti che questo progetto meritava di diventare una band e così e stato.
Come presenteresti il vostro album “Life is moving”? A me pare un disco di hip-hop avanzato con dentro un sacco di soul.
E’ un album profondamente ispirato dal Soul e dall’Hip Hop degli anni ’80 ma non vuole assolutamente essere un album retro. Non mi interessa fare musica come quella dei Jurassic 5 anche se loro sono stati una profonda guida per me con la loro bravura. Quello che abbiamo provato a fare è qualcosa di futuristico con un’ispirazione nel passato. Quando ho iniziato a fare musica campionavo molti suoni dagli anni ’60 e ’70. Ora mi riferisco spesso alla vibrazione che c’era negli anni ’80 aggiungendoci linee di basso pesanti, tutte le nuove tecniche di produzione. Sabira è una cantante molto Soul, credo una delle migliori al mondo. Naturalmente Erikah Badu e Jill Scott sono meravigliose ma i loro ultimi album non mi convincono affatto. Sabira è una spanna sopra tutte le altre cantanti, ora come ora. Spero che ottenga i riconoscimenti che merita.
Nel videoclip di “Toot Toot” citate esplicitamente un’estetica ’80s che ritrovo anche nel suono del disco con molti synth analogici che vedo riempiono il tuo studio. Come è cambiato il tuo modo di fare musica in questo disco? E dove lo avete registrato?
Su questo album con The Electric non c’è nessun campionamento. E’ tutto suonato dal vivo, come tutta la musica che faccio ora. L’album è stato registrato nel mio studio londinese ma abbiamo scritto molti dei pezzi mentre eravamo in tour, sul retro del furgone, negli aeroporti come nelle stazioni ferroviarie di molti paesi tra: Stati Uniti, Canada ed Europa. A Londra abbiamo registrato le voci, fatto i missaggi e finalizzato il tutto.
Un tocco di Soul, groove contagiosi, linee di basso profonde, ritmi cangianti… ci sono altri ingredienti segreti nel tuo suono?
Ho molti ingredienti segreti ma se ve li rivelo non lo saranno più. Trovo difficile descrivere il mio suono ma i tre elementi fondamentali sono: le batterie, le linee di basso e il Soul. Nel senso che voglio fare musica che tocchi emotivamente chi la ascolta. Questo non vuol dire che debba necessariamente essere cantata e con delle melodie. Anche quando è più ritmata o dura, anche se è su un beat dubstep, voglio che sia capace di toccarti l’anima. Il mio background è nella musica di Marvin Gaye, Curtis Mayfield, Michael Jackson, Prince, Al Green, della Blue Note e della Stax, nel Reggae di Bob Marley e Alborosie… quella che ti tocca dentro.
Cosa stai combinando in studio durante questi giorni?
Ho quasi finito il mio nuovo album. Uscirà nel 2012 e, un’altra volta, sarà molto diverso da tutto quello che avete sentito fino ad ora. Sarà molto strumentale, un mix di molti generi diversi di bass music, elementi Soul e Reggae. Lo vedo come una progressione di “U can’t lurn imaginashun” e “Soundcatcher”. Sarà firmato come Dj Vadim.
L’ultima volta che sei passato da Firenze era all’Auditorium Flog con il progetto One Self. Cosa stai pensando per il tuo prossimo dj set allo Yab di questo Lunedì 31 Ottobre?
Quando suono come dj sono sempre molto attento alla gente che ho davanti e a quello che il dj prima di me suona. Sono un uomo di musica e mi definisco un cacciatore di suoni perché ascolto veramente di tutto. Se vieni a casa mia o giri con me in macchina puoi ascoltare dai Rage Against The Machine ai Red Hot Chili Peppers, James Brown come tutti i classici del Soul, molto Dubstep e altrettanta Roots Music. Non mi faccio mancare la Disco e l’House, l’Hip Hop e il Brokenbeat ma neanche l’UK Funky. Adoro i beatmaker come Flying Lotus… So che non tutti ascoltano una tale varietà di musica ma per me non è mai una questione di generi. La buona musica è ovunque. A volte suono solo House e altre volte solo Reggae. Certi miei dj set sono molto Hip Hop e altri molto Latin con Salsa, Cumbia e Merengue, la musica di Cuba e quella di Portorico. Posso suonare davvero ogni cosa, dipende dal pubblico che ho davanti. Vedremo quale sarà la vibrazione lunedì a Firenze e da lì partiremo.
Potrete ascoltare l’intervista anche sul Mixcloud di Mixology e per prepararsi nel miglior dei modi all’evento di questo lunedì gustatevi il tribute mix a cura sempre del nostro Andrea Mi:
Vadim tribute mix: