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Smake, dal Molise a Gaza



La storia di Smake tra evoluzioni e cambiamenti.

Conosco Smake da quando eravamo ancora minorenni! Passavamo le giornate tra disegni, musica e progetti.
Classico pomeriggio di chi sogna grandi cose ma vive in un contesto difficile e poco stimolante come Campobasso (Molise).

Con il tempo ognuno di noi ha cercato di svoltare la propria vita nel migliore dei modi e Smake, il mio amichetto dai capelli rossi, l’ha svoltata alla grande!

È diventato un Artista con la A maiuscola! Professionale, sempre disponibile e gentile, studioso, con tanta voglia di fare ma sempre con genuinità, non dimenticando mai le proprie radici.

La cosa che apprezzo moltissimo negli artisti come Smake, è l’umiltà.
Componente che tutti dovremmo coltivare e tenere ben salda alla nostra persona nel tempo!

Qui ci racconta un po’ di sé, di come ha iniziato e di quanto il writing gli abbia cambiato in meglio la vita.

Smake-Graffiti-goldworld

Iniziamo da te, quando e come sei entrato nel mondo del writing?

<< Mi sono avvicinato al mondo dell’Hip Hop intorno al 2000.
Avevo circa 12 anni, grazie ad un vecchio amico che aveva da poco iniziato a dipingere con le bombolette spray, così iniziai anch’io.

Sicuramente l’amore per le lettere è nato quando ero bambino.
La sera quasi sempre, guardavo mio padre lavorare sul suo tavolo da lavoro con tutti i suoi pennini e tutte quelle splendide letterine trasferibili… era troppo affascinante.

“L’amore per le lettere.”

Pensa che ora quel tavolo lo uso io, è una storia d’amore! Nonostante i miei tanti interessi, i graffiti hanno da subito avuto il sopravvento sul resto.

Pian piano negli anni iniziavo ad essere più esperto tecnicamente e quindi iniziai a fare i primi lavoretti. Dopodiché subentrò la grafica che mi ha aiutato tanto ad evolvere il mio modo di concepire un’opera più che realizzarla.

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Smake in action

A questa, negli anni, si sono aggiunte prima l’interesse per il lettering e lo studio della lettera ed infine la calligrafia che mi ha portato a completare un percorso.

Tutto ciò soprattutto grazie ad una pratica costante! >>

Il tuo stile si è evoluto molto nel tempo, ora ti dedichi principalmente al lettering. Come e perché è avvenuto questo cambiamento ?

<< È un cambiamento naturale direi.
L’evoluzione di te stesso e l’evoluzione della lettera vanno insieme nel corso del tempo ma si sviluppa goccia dopo goccia e segna una linea precisa da un punto di partenza ad un punto di arrivo (momentaneo).

In questo modo percepiamo un cambiamento ma in mezzo c’è tanto altro, c’è tutto ciò che viviamo e che inevitabilmente ci influenza. È tutto collegato intrinsecamente come “corpo e ombra” e si riflette nel nostro ambiente così come siamo in quel momento. >>

Sei tra i fondatori del “Draw The Line” uno dei più grandi (e migliori) festival inerente al mondo dei graffiti che si svolge a Campobasso (Molise). Ci racconti di più?

<< Partirei dal momento in cui sono entrato a far parte dell’ Associazione Malatesta, o quel che all’inizio era un semplice gruppo di amici che condividono determinate passioni, era il 2008.

Avevamo mille idee e tanta voglia di cambiare la nostra realtà, in meglio ovviamente; soprattutto se si conciliava con quelle che erano le nostre esigenze e con le attività che già svolgevamo.

“Così nacque il Draw The Line.

Così cominciammo ad organizzare, oltre che agli eventi inerenti alla montagna ed allo sport in generale, piccole jam in spazi che il comune ci concesse dopo anni e anni di continue richieste.

Via così tra jam e murate storiche, finché nel 2010, io, Desk, Nino e buonanima di Sopa, ci sedemmo a tavolino e decidemmo di partecipare ad un bando nazionale che ci permise di metter su quel che sarebbe stato poi il nostro festival l’anno successivo.

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Smake – Sopa Wall

Un’esperienza unica che in questi anni ha portato noi ma soprattutto gli altri, ad amare ancor di più la nostra città e il nostro territorio; inoltre ci ha permesso di stringere fortissime amicizie con quasi tutti gli artisti che sono passati a trovarci. Solo amore!

Quest’anno festeggiamo 10 anni di Draw the Line e guardandomi indietro posso solo sorridere, essere fiero di noi e continuare a lavorare con forza per quelli che sono i nostri ideali.

Ideali che ci hanno permesso di non fermarci mai, anche quando hai tutti contro o quando “manca money!”. Infatti decidemmo da subito di non dipendere dai fondi comunali, bandi, enti ecc; ma di essere liberi, di farcela con le nostre forze e le nostre idee.

Dare l’esempio a tutti, noi stessi in primis, che volendo le cose si possono fare bene e ovunque ma bisogna rimboccarsi le maniche e credere in quel che si fa.

“La libertà che vogliamo noi non è il diritto astratto di fare il proprio volere, ma il potere di farlo.”

E. Malatesta

Approfitto per ringraziare tutte le persone che ci hanno sostenuto in questi anni senza le quali probabilmente non ce l’avremmo fatta, sia a livello economico (partecipando ai nostri eventi, condividendo lotte e con crowfounding) che a livello morale.

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Smake in action

Grazie al tuo talento, hai fatto diverse esperienze importanti anche all’estero. Quella che ti ha segnato maggiormente? 

<< Sì diciamo che la maggior parte degli eventi a cui ho partecipato all’estero sono stati vari Meeting of Styles, in particolare quello in Germania; ma se dovessi scegliere l’evento più forte e bello che ho vissuto in questa vita ti direi sicuramente l’esperienza fatta nell’estate 2019 a Gaza, in Palestina.

Sono stato chiamato a partecipare al progetto pilota chiamato “Gaza is Alive”, in collaborazione con il PCRF, come responsabile della parte artistica.
Nello specifico mi sono occupato dei workshop su graffiti e lettering con circa 30/40 bambini/e e ragazzi/e gazawi per quindici giorni affiancato da un team di psicologi.

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Smake – “Gaza Is Alive”

Il progetto, di stampo psico-sociale, prevede di utilizzare le 4 discipline dell’Hip Hop (Graffiti, Breakdance, MCing e DJing) come “mezzo terapeutico” per tutte le persone che hanno subìto o subiscono particolari traumi.

Sento di dire che funziona!
Funziona sia perché l’ho provato in primis sulla mia pelle da ragazzino ma anche perché l’ho visto negli occhi di tanti ragazzi; che come me hanno avuto la fortuna di avere un sostegno come questo ed evitare un futuro più incerto e di pochi valori.

“Hip Hop saved my Life!”

Ovviamente la vita a Gaza è cosa ben diversa e praticare una di queste discipline non cambia la tua realtà come per magia.
Lì fuori c’è ancora la guerra!

Ma sicuramente un interesse del genere, ti aiuta ad affrontare una situazione assurda come quella con più facilità e fa sì che le persone si uniscano per uno scopo comune, che crea valori comuni, nel bene.

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“Gaza is alive”

Hip Hop Worldwide! Saluto la CB crew (Camps Breakerz Crew ??) con cui ho stretto un legame profondo e che sta svolgendo un lavoro incredibile da diversi anni con tutti i bambini e ragazzi che senza di loro, chissà dove sarebbero.

Per me è stata una grande vittoria anche a livello personale perché è stata la conferma di non aver sprecato vent’anni con un effimero piacere ma per una nobile virtù.
Ci penso ogni giorno ormai, è stata un’esperienza che mi ha decisamente cambiato la vita e spero presto di poter tornare ad abbracciare tutti.

“Vi porto sempre con me!”

Ringrazio, anche in questo caso, tutte quelle persone che ci hanno sostenuto ed aiutato ad affrontare questa grande sfida e a tutti quelli che verranno. >>

Prossimo step?

<< Ci sono tantissimi progetti in ballo, nonostante il periodo, sia personali come artista che con il DTL ma non posso anticipare nulla, di sicuro qui non ci si annoia mai! Rimanete sintonizzati!

Ringrazio e saluto di cuore Ika e tutto il team Gold per l’intervista. BiiigUp!>>


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