Raccontavamo pochi articoli fa come sulla facciata di Palazzo Strozzi, a Firenze, si sia aperta, dal 19 Marzo, una “Ferita”.
Siamo nell’antico centro storico della città “a vita nova restituito”, come recita l’arco che apre la Piazza della Repubblica del Risanamento fiorentino, proprio pochi metri prima di Palazzo Strozzi; ed ecco un riunirsi di pellegrini intenti a fotografare, schiacciati contro i muri dell’antico ghetto ebraico “risanato” dalle vetrine dei vari Gucci ed Apple, le pietre del palazzo rinascimentale squartate dall’opera del francese JR.
L’artista sceglie di lavorare a questa installazione in un periodo storico in cui il mondo dell’arte e della cultura è ferito; in una città che è quasi per definizione arte e cultura.
Come scrivevamo pochi giorni fa, l’edificio si trasforma in una scena spettacolare, dolorosa ed intensa; che ci ricorda quanto sia frustrante ed invalidante, che ci venga negata l’arte e la cultura.
Vedendo l’affastellarsi di fotocamere e flash di smartphone anche nei giorni di imminente passaggio fra le zone di colori caldi, chi scrive si domanda se, forse, la “Ferita” apra uno sguardo che va “più in là” rispetto al costato di Palazzo Strozzi.
Forse la nostra ferita è iniziata proprio in quel Risanamento risorgimentale che distrusse il cuore medievale della città. Passò dai caffè letterari di Piazza della Repubblica, trasformati in spersonalizzanti locali da aperitivo, ed approdò direttamente a quelle suddette vetrine che hanno sostituito la “Firenze bottegaia” di Maraschiana memoria.
Il luogo dove sorge oggi l’installazione di JR è il simbolo di una Firenze che ha smesso di guardarsi attorno; ed ha scelto solo la spettacolarizzazione, “l’hic et nunc” di un’arte che invece nasceva per valicare gusti e secoli.
È stato quest’anno a negare definitivamente l’arte e la cultura imprigionata nella “Ferita”? O siamo noi pubblico ad essere, ormai da tempo, in pieno cortocircuito; incapaci di andare oltre il momento e lo sbarrarsi di occhi e bocca?
Quanto lo spettacolo di JR risulta davvero doloroso a chi scatta e passa?
A chi si lamenta di una bancarella di libri (ritratti, tra l’altro, nell’opera stessa) che impedisce una fotografia “più pulita”?
A chi sghignazza pensando allo Spelacchio romano passando dinanzi all’albero di Penone? L’altra installazione di arte contemporanea che si apre a Firenze in questi giorni, in Piazza della Signoria.
L’anno pandemico ed il preoccupante futuro contro il quale JR voleva alzare la sua voce ha forse sottolineato solo un rinnovamento, anzi, un risanamento del gusto.
Un gusto che ha perso la capacità di decodifica dell’opera d’arte. Tarato ormai sul puro performativo e sull’avanti tutta: avanti verso la prossima foto da scattare; il prossimo «rinsecchito» sul quale sparare sentenze, la prossima polemica inutile (come lo è, sia chiaro, quella di quest’articolo).
La “Ferita” si erge nell’antico centro storico della città, “a vita nova restituito”; i suoi cittadini, alzano su di lei il loro sguardo “risanato“.