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Scarsità artificiale: Le leggi “supreme” dello shopping



“Uno alla volta, per carità!” Lo cantava Figaro ne Il barbiere di Siviglia di Rossini. E adesso te lo dicono anche da Supreme. Si. E non perchè a loro interessino la lirica o i tagli di capelli. Il veto riguarda le cose che puoi comprare nei loro negozi.

La nuova politica adottata negli store del brand americano è infatti quella di non vendere ad ogni cliente, nel corso di una singola giornata, più di un articolo della stessa linea. In breve: un paio di settimane fa, a Londra, sono passato da Supreme a Peter Street, sono sceso al lower ground, ho visto che erano appena usciti i nuovi beanies in diverse cromie, e ho deciso di prendermene uno rosso e uno nero.

Mentre risalivo le scale, per dirigermi a pagare dal simpatico cashier, uno dei commessi mi ha detto: “Sorry mate, no more than one color per item!”. Per i primi cinque secondi ho creduto mi prendesse in giro, perche’ mi sembrava assurdo che un negozio non volesse i miei soldi. Poi ci ho parlato un attimo ed ho capito che faceva sul serio. Ho chiuso la conversazione dicendo che avrei preso quello rosso, e forse sarei tornato il giorno dopo per quello nero.

Una volta arrivato al ground floor mi sono messo a far due chiacchere con il cassiere, chiedendogli se – come sospettavo – questa nuova politica di vendita fosse stata adottata per evitare che le persone facessero incetta di articoli da rivendere poi a prezzi doppi, se non triplicati, su eBay. E lui mi ha detto che è esattamente per quel motivo: si sono stancati di vedere i loro vestiti ed accessori andare sold out nel giro di un’ora nei negozi, per poi riapparire a prezzi stratosferici in vendita su internet.

Omar, il capo supremo di Gold, che era nella Grande Mela per l’opening del Carhartt Store un paio di settimane fa, mi ha confermato che anche da Supreme a New York è la stessa cosa.

Per quanto Supreme se la possa menare, devo dire che se questa nuova politica di vendita è mossa da un intento democratico, allora è più che rispettabile. Uno dei fattori su cui il mercato dello streetwear e delle sneakers marcia di più è infatti proprio quello dell’esclusività, dei quantitativi limitati, e del conseguente hype per riuscire a possedere determinati oggetti. Il risultato è una vera e propria speculazione da parte di certi privati, che riescono a rivendere (grullo chi compra) quegli stessi items a prezzi inverosimili.

Guys, svegliamoci un attimo. Supreme spacca. Le Nike sono belle. Le cose limitate ci piacciono e ci spendiamo sopra volentieri gli euro. Ma non dimentichiamoci che paghiamo quasi sempre più il nome che la qualità. E dover pagare un nome il triplo non mi sembra proprio il caso.

Il lookbook autunno-inverno 2011 di Supreme.