La magia dell’attesa, il senso ritrovato dello stupore, l’euforia della scoperta; come ogni anno arriva la Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e noi ci sentiamo come i bambini a Natale: elettrizzati e maledettamente curiosi.
Da qualche anno poi, la Biennale ha deciso di ampliare il suo immaginario legato al cinema e inglobare nuove forme di audiovisivo, come la VR, con la Venice VR Expanded.
Non solo, c’è anche un progetto speciale: Biennale College Cinema Virtual Reality, finalizzato alla produzione e selezione di 10 progetti in realtà virtuale e rivolto a team composti dalla magica coppia regista-produttore.
I requisiti per essere scelti? Come per tutte le opere in realtà aumentata, si richiede di sperimentare a 360° le potenzialità di questo incredibile media, dando vita a opere creative che mettano in luce le competenze tecniche e artistiche del team. Insomma non proprio un gioco da ragazzi, come ben sappiamo, ma in fondo è la prassi per chiunque lavori in questo incredibile settore.
Ed eccoci perciò al fulcro di questo articolo: parliamo dei progetti vincitori del College Cinema Virtual Reality e del Venezia VR Expanded.
“Lavrynthos”
Signore e signori, iniziamo con “Lavrynthos”, del regista Amir Admoni e del produttore Fabio Rychter.
Il progetto, vincitore del College Cinema Virtual Reality, ci catapulta nel centro del labirinto di Creta e trasforma, con ironia, il celebre mito di 3000 anni fa in una storia contemporanea, completa di argomenti e tematiche attuali. L’idea, a detta dei registi, è quella di rappresentare la più antica forma di narrazione con quella che, ad oggi, è la più innovativa: la realtà virtuale.
La storia indaga il rapporto tra il Minotauro e una ragazza di nome Cora, la sua ultima vittima. L’ambientazione in cui ci muoviamo è un infinito labirinto non euclideo. “Lavrynthos” gioca sullo squilibrio dei sensi e sulla sensazione di disorientamento, attraverso un intreccio di corridoi e svolte inaspettate, passaggi che conducono a nuove aree e ambienti che cambiano di continuo; così come il punto di vista, una volta coincidente con quello di un personaggio, una volta al di fuori.
“End of Night”
Decisamente diverso è il progetto vincitore di Venice VR Expanded: “End of Night”, che a suo modo però è anch’esso un viaggio in un labirinto, ma tra i tormenti di Joseph, un uomo ebreo che sta fuggendo dalla Danimarca occupata per raggiungere la neutrale Svezia, durante la Seconda Guerra Mondiale.
In “End of Night” affianchiamo Joseph in questa difficile avventura a bordo di una barca e assistiamo alla sua cruda realtà, in un mare di ricordi fatti di strade e di persone, di incontri che fanno nascere in lui, e in noi, il senso di colpa nei confronti dei suoi cari, lasciati al loro destino.
Noi siamo al posto del passeggero, incredibilmente vicini a lui con il corpo e con il pensiero, mentre ci racconta della fuga dai nazisti e del suo tentativo disperato di portare con sé i suoi cari.
Ok, le idee direi che ci piacciono e le aspettative sono ben alte.
E voi lo avete visto “Lavrynthos”? Oppure come noi avete “esperenziato” “End of Night”?