Immaginatevi di essere a pranzo coi parenti e ascoltare vostro nonno che, come al solito, tra lo spezzatino e il dolce, comincia a raccontarvi uno de suoi interminabili aneddoti della guerra.
Di quando il soldato Guzzo, ai suoi primi giorni da artigliere nella contraerea, ha accidentalmente abbattuto 3 aeroplani “dei nostri” al posto di quelli inglesi e via discorrendo. Ora immaginatevi che vostro nonno sia Alejandro Jodorowsky, che vi racconta di quando, un bel giorno, gli è venuta l’ idea di trasporre “Dune” di Frank Herbert sul grande schermo.
Ecco, “Jodorowsky’s Dune” è esattamente questo; uno dei più grandi registi viventi che ci racconta le disavventure produttive incontrate per la realizzazione del suo film più ambizioso.
Fin da subito il racconto ci fa intendere in quale impresa eroica e titanica si è cacciato il nonno Alejandro, prima su tutte il rassemblement di una squadra da fare invidia a un qualsiasi partecipante di un ipotetico fantacalcio cinematografico: Moebius per lo storyboard, Chris Foss, H.R. Giger e Jean Giraud per disegnare scenografie, costumi, astronavi e quant’altro; come attori personaggi come Orson Welles, Mick Jagger e Salvador Dalí e una colonna sonora dei Pink Floyd.
E dopo un’ora iniziamo a renderci conto che Jodorowsky si sta pian piano ritrovando in un film di Jodorowsky: non riusciamo più a capire quanto del racconto del regista cileno sia realtà o frutto della sua fantasia tra il genio fanciullesco e il genio fattone; anche se ricordandosi della sua passione per i tarocchi forse, un po’ la risposta ce la siamo già data.
Jodorowsky’s Dune
In conclusione il film è davvero meraviglioso, indipendentemente dalla veridicità del racconto del suo protagonista. Perché in fondo non ci interessa sapere quanto della storia sia vero.
Ci fornisce un chiaro affresco di come spesso i sogni si infrangano sul faraglione del realismo e delle case di produzione cinematografiche; dove forse non c’è mai stato troppo spazio per il furore di Jodorowsky.
Noi, come facciamo ogni volta che nonno ci racconta l’aneddoto del suo commilitone distratto, continuiamo con acriticità ad ascoltarlo; un po’ affascinati, un po’ con la disillusione di chi sa già la storia, ma vuole troppo bene al narratore da interromperlo.
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