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Yarn Bombing: Il graffito reinventato al femminile



Che diavolo c’entrano uncinetti e gomitoli con la pratica del graffitismo? La prima reazione di molti appassionati della street art, di fronte al fenomeno del cosidetto “yarn bombing” (yarn sta’ per filato, mentre bombing e’ usato nella stessa accezione della Aereosol Art), e’ un mix di stupore, ilarita’, ma anche d’irritazione. Se la gente comune abbozza in genere un gran sorriso, quando si ritrova davanti ad elementi dell’arredo urbano letteralmente ricoperti di maglie multicolori fatte a mano, i paladini dell’Old School storcono spesso la bocca un po’ inorriditi.

Questo atteggiamento e’ forse comprensibile se si considera che il tagging, nella sua forma piu’ tradizionale, e’ una atto di riappropriazione dello spazio pubblico violento e indelebile, che si crogiola in un certo machismo giovanile, grazie al suo status illegale e a radici storiche che si confondono con la marcatura del territorio da parte delle gang criminali. Lavorare con l’uncinetto e’ invece un passatempo che associamo con nonne e vecchiette, mentre l’atto di coprire qualcosa con una copertina di maglia soffice e calda comunica una premura amorosa decisamente materna, qualcosa di lontano anni luce dal ribellismo di chi scende in strada di notte con uno zainetto pieno di bombolette a spruzzo.

Rompere schemi prestabiliti e aspettative consolidate e’ pero’ esattamente il punto del fenomeno. “Lo yarn bombing e’ piu’ femminile,” spiega Jessie Hemmons, un’artista americana di 24 anni che usa questa tecnica: “E’ come fare i graffiti ma con le maglie della nonna.” Gli obbiettivi del bombing, non potendo essere in questo caso le superfici piatte dei muri, diventano qualsiasi oggetto tridimensionale che occupa lo spazio urbano. Gli interventi possono essere quasi invisibili al primo squardo, come il bracciolo di una panchina, il palo di un segnale stradale, una cassetta della posta, un telefono pubblico, le sbarre di una staccionata, ma ci sono ormai molti esempi di yarn bombing di dimensioni colossali, realizzati da crew con dozzine di partecipanti, che hanno coperto di maglia colorata monumenti, automobili, ponti, tutti i tronchi degli alberi di un parco.


 
Un esempio di yarn bombing tipicamente minimalista di Yo! Hanna del 2009.

Uno degli aspetti piu’ curiosi del fenomeno yarn bombing e’ che e’ nato nel 2005 in modo assolutamente casuale, quando Magda Sayeg, la proprietaria di una boutique alternativa di vestiti di Houston nel Texas, durante una giornata particolarmente lenta e noiosa, decise di decorare con due pezzetti di maglia all’uncinetto le maniglie della porta del suo negozio. La reazione entusiasta della clientela e dei passanti, con tanto di automobilisti che inchiodavano in mezzo alla strada, per poi affacciarsi a chiedere quale artista avesse realizzato quella decorazione, la lascio’ stupefatta.

Il sorprendente successo di quell'”alpha piece” (o piece primordiale, come oggi l’autrice affettuosamente lo chiama), spinse Magda a proporre a un’amica l’idea di taggare in modo simile il palo di un cartello stradale in fondo alla via (le due avrebbero poi adottato i nomi d’arte di “PolyCotN” e “AKrylik”), un atto seguito subito dopo dal convolgimento di altre ragazze, in una crew chiamata “Knitta Please”, e quindi dall’espansione del bombing a tutta la citta’.

Riprese da blog e siti internet, le immagini di quelle tag, realizzate con un materiale cosi’ ironico, inaspettato e deperibile (perche’ anche quando sono fatte utilizzando filati sintetici si degradano abbastanza rapidamente sotto l’assalto degli elementi atmosferici), fecero immediatamente il giro del mondo, stimolando una valanga di imitazioni e varianti locali. Oggi, a Seattle, all’estremo opposto dell’America, c’e’ il collettivo “YarnCore” (slogan: “Hardcore Chicks With Sharp Sticks”!), mentre a Denver nel Colorado c’e’ la “Ladies Fancywork Society”. E ancora: Stoccolma in Svezia ha la crew “Masquerade”, Londra “Knit the City”, Chicago la “Micro-Fiber Militia”, ma il fenomeno e’ ben radicato anche nelle piu’ sconosciute localita’ di provincia, come Whitstable nella costa meridionale dell’Inghilterra con “Incogknito”, o Yellow Spring in Ohio con “JafaGirls”.

SOPRA A SINISTRA – L’ormai mitico “alpha piece” installato da Magda Sayeg nel 2005 sulla maniglia del suo negozio a Houston in Texas. SOPRA A DESTRA – Una cabina del telefono a Londra ridecorata da “Knit The City”. SOTTO – Un’intervento di “Streetcolor” su una rastrelliera per biciclette in California, seguito da tre esempi del lavoro della crew “Knitta Please” in varie location, incluso un’intero autobus a Mexico City.

Nel mondo dell’arte tradizionale non tutti hanno apprezzato questo boom di opere multicolori che all’improvviso hanno cominciato a saltar fuori nelle strade di mezzo mondo. Agata Oleksiak, meglio nota come “Olek”, un’artista trentatreenne, nata in Polonia ma attiva da anni a New York, rifiuta sdegnosamente di essere associata in alcun modo con quel fenomeno, nonostante dal 2003 lei lavori proprio ricoprendo con dei pattern fluorescenti realizzati all’uncinetto ogni sorta di oggetti tridimensionali (biciclette, vetture, mobili, addirittura esseri umani) e abbia spesso usato la strada come palcoscenico per le sue opere.

“Se qualcuno chiama il mio lavoro yarn bombing mi arrabbio davvero,” ha dichiarato lei la scorsa primavera in un intervista pubblicata dal New York Times, sostenendo che quel tipo di opere sono banalita’ da dilettanti e da esibizionisti. “Un sacco di gente ha delle zie o delle nonne che dipingono,” ha detto ancora: “Vogliamo vedere quel tipo di lavori nelle gallerie d’arte? No. La strada e’ un’estensione della galleria. Non tutti i lavori meritano di essere esposti in pubblico.”


 
SOPRA – “The Charging Bull of Wall Street”, un intervento sulla famosa statua celebrativa posizionata nei pressi della Borsa newyorkese, realizzato da “Olek” nel 2010, su commissione del Forward Council, una fondazione con sede in Spagna per la promozione dell’arte multidisciplinare. SOTTO – Quattro altri esempi del lavoro dell’artista, inclusa un’installazione presso la Christopher Henry Gallery, intitolata “Knitting is for Pussies”, sempre del 2010.

Una reazione cosi’ stizzita come quella di Olek e’ abbastanza curiosa, perche’ ricorda il modo sprezzante con cui tanti galleristi, critici e artisti piu’ anziani accolsero l’emergere del graffitismo negli anni ’70 e ’80, dimostrando di non riuscire assolutamente a comprendere il valore di un fenomeno di espressione creativa che saliva dal basso, dalla cultura dei ghetti, delle minoranze etniche, della gioventu’ urbana, invece che dal formalismo piu’ teorico e astratto delle scuole d’arte e dei critici di professione.

In realta’ l’uso di tecniche di lavorazione tipicamente “femminili”, come il cucito, il ricamo o appunto l’uncinetto, non e’ veramente una novita’ anche nel campo dell’arte piu’ concettuale ed elitista. Anzi le sfaccettature della questione si moltiplicano, e i confini fra un genere a l’altro si fanno ancora piu’ labili, perche’ esiste una lunga tradizione (sopratutto negli Stati Uniti e nei paesi del Nord Europa) di circoli femminili che partendo proprio dalla pratica collettiva di queste pratiche creative sono sfociati in movimenti politici piu’ o meno radicali.


 
“Pink M.24 Chafee”, un progetto di arte collaborativa realizzato dall’artista danese Marianna Jørgensen nel 2006, per protestare contro la guerra in Iraq, ricoprendo un carroarmato della Seconda Guerra Mondiale con 4000 quadrati di maglia rosa, prodotti all’uncinetto da un “esercito” di volontarie sparse per tutta l’Europa e gli Usa.

Quello che pero’ forse disturba di piu’, consciamente o inconciamente, il mondo dell’art establishment e’ lo stretto legame fra lo yarn bombing e il trend del DIY (“do it yourself”), inteso come rivalutazione sociale della manualita’, della prassi artigianale, e quindi della creativita’ individuale, in opposizione al consumismo passivo (non solo in relazione ai prodotti commerciali ma anche alle opere d’arte sanzionate da quel sistema che include critici, musei, case d’asta e gallerie).

Non credo sia un caso che il libro che oggi viene considerato come la guida piu’ completa al fenomeno (“Yarn Bombing: The Art of Crochet and Knit Graffiti”, curato da Mandy Moore e Leanne Prain, e pubblicato nel 2009 dalla casa editrice Arsenal Pulp Press di Vancouver), pur passando in rassegna la storia di questo movimento e presentando interviste con molte artiste, sia per almeno quattro quinti un manuale pratico, con istruzioni dettagliate su punti e pattern di maglia, oltre a consigli su come scendere in strada per eseguire una propria campagna di bombing.

Se tutto questo piu’ suonare un po’ ridicolo ai critici di professione (perche’ non e’ che in una monografia illustrata su Michelangelo ci trovi allegate istruzioni su come affrescare il soffitto di casa tua o scolpire un blocco di marmo di Carrara) e’ anche il sintomo di una vitalita’ incontrollabile. Uno degli aspetti piu’ stupefacenti di molti grandi progetti di yarn bombing e’ infatti il livello di partecipazione entusiasta di massa che sono in grado di scatenare, facendo leva su network di appassionate dell’uncinetto sparse in tutto il mondo (ci sono siti e associazioni con decine se non centinaia di migliaia di iscritti) per creare opere che anche una crew efficientissima non potrebbe mai sperare di completare da sola.

SOPRA – Un esempio particolarmente affascinante di yarn bombing su immensa scala, realizzato nel 2011 a Austin dalla crew “Knitta Please”, con il contributo di 140 appassionate dell’uncinetto, in collaborazione con il Blanton Museum della University of Texas. SUBITO SOTTO – Due immagini del lavoro di installazione.

SOPRA – Un’immagine del progetto “KNIT CamBRIDGE”, ideato dall’artista Sue Sturdy a Cambridge, nello stato canadese dell’Ontario, per celebrare la tradizione industriale tessile oggi scomparsa da quella citta’. SUBITO SOTTO A SINISTRA – La copertina di “Yarn Bombing: The Art of Crochet and Knit Graffiti”. SUBITO SOTTO A DESTRA – Un intervento di Suzanne Tidwell su commissione del Seattle Department of Parks and Recreation.

SOPRA E SOTTO A SINISTRA – Due immagini di “Tree Cozy”, un’opera dell’artista Carol Hummel, realizzata nel 2005 a Cleveland Heights in Ohio, che ha vinto la Heights Public Art Competition. SOTTO A DESTRA – “Lichen It!”, un’altra opera di Carol Hummel, creata in collaborazione con volontarie locali nella primavera del 2011, nel quadro del progetto artistico “Nature Unframed”, presso il Morton Arboretum all’estrema periferia di Chicago.

Da un punto di vista strettamente giuridico il yarn bombing resta un atto illegale, punibile secondo gli statuti di molte citta’ come una forma di vandalismo o come lo spargimento abusivo di rifiuti. Nella pratica il fenomeno appare largamente tollerato, non solo a causa della sua natura non permamente, ma sopratutto perche e’ piu’ probaile che un poliziotto si metta a ridere, se scopre una banda di ragazze intente a “decorare” una strada a colpi di uncinetto, invece di fargli una multa.

Esattamente come e’ successo con altre forme di street art, le appassionate dello yarn bombing si sono spesso ritrovate a lavorare su commissione per fondazioni, musei e amministrazioni locali. Un numero crescente di marchi commerciali ha poi scoperto il potenziale promozionale di un’associazione con questa scena artistica alternativa giovanile, sponsorizzando vari tipi di interventi.

Magda Sayeg, ad esempio, nel 2009 ha chiuso il suo negozio, si e’ trasferita a Austin, ed oggi si dedica a tempo pieno a condurre workshop e a realizzare progetti su commissione, lavorando in genere su telaio invece che con i ferri da uncinetto tradizionali, assieme ad una crew di cinque persone, per soddisfare un volume di richieste che l’ha portata a viaggiare in tutto il mondo.

SOPRA E SUBITO SOTTO – Tre immagini della campagna pubblicitaria realizzata da Magda Sayeg per il brand australiano di abbigliamento street, surf e skate Insight 51. PIU’ IN BASSO – Atre due lavori promozionali realizzati da Magda Sayeg e la sua crew per i marchi Mini Morris e Smart.

E’ possibile dire allora che quell’effetto di sorpresa, ironia e spaesamento, che ha proiettato nel giro di pochissimi anni il yarn bombing nell’immaginario di una generazione globale di giovani artiste, e’ gia’ sul viale del tramonto? Che qualsiasi valenza di ribellione e innovazione potesse avere e’ destinatata ad essere rapidamente stemperata da una sovraesposizione istituzionale e commerciale?

Io credo che sia un po’ troppo presto per sparare sentenze del genere. Mentre la pratica dello yarn bombing continuera’ sicuramente a far storcere la bocca a molti puristi della street art, basta un minimo di ricerca per scoprire che la scintilla di una maniglia coperta con una maglia all’uncinetto ha attizzato nel mondo una moltitudine di reazioni estremamente diverse fra loro. Dalla Scandinavia all’India, dai piu’ remoti paesini americani alle mega metropoli dell’Asia, un’infinita’ di ragazze (e soprendentemente di ragazzi) e’ oggi silenziosamente al lavoro per reinventare da quello spunto bizzarro nuovi linguaggi estetici. Insomma, la storia dello yarn bombing e’ appena cominciata. E le vie della creativita’ sono infinite.

Un esempio del lavoro di “Knitted Landscape”, una micro crew formata da due artiste olandesi, Jan ter Heide e Evelien Verkerk, specializzate nel tagging di ambienti naturali.

Per saperne di piu’…

Mandy Moore e Leanne Prain
Yarn Bombing: The Art of Crochet and Knit Graffiti
2009, Vancouver, Arsenal Pulp Press

Il sito delle autrici del libro: http://www.yarnbombing.com

Le artiste e le crew che usano l’uncinetto e/o il yarn bombing come tecnica di espressione creativa sono letteralmente centinaia. I link che seguono offrono una selezione minima della loro presenza in rete:

Agata Oleksiak, aka Olek (New York, Usa): http://agataolek.com
Carol Hummel (Ohio, Usa): http://www.carolhummel.com
Ladies Fancywork Society (Colorado, Usa): http://www.ladiesfancyworksociety.com
Jafa Girls (Ohio, Usa): http://sitekreator.com/jafagirls
Magda Sayeg e Knitta Please (Texas, Usa): http://www.knittaplease.com
Masquerade (Stoccolma, Svezia): http://masquerade.se
Micro-Fiber Militia (Chicago, Usa): http://microfibermilitia.blogspot.com
Knit the City (Londra): http://www.knitthecity.com
Knitted Landscape (Olanda): http://knittedlandscape.com
Streetcolor (California, Usa): http://streetcolor.wordpress.com
YarnCore (Seattle, Usa): http://yarncore.com