Flesha & Jap sono due veterani della scena Hip Hop italiana, negli anni hanno contribuito a diffondere il suono di Verona (loro città di provenienza) in tutta Italia, dando alle stampe innumerevoli lavori solisti. Nella discografia di Jap ricordiamo album come “Questione di Gusto”, “Occhi di Ghiaccio”, “Bombe a mano” e “Hate & Love”; in quella di Flesha citiamo “Reportage”, “Back 2 The Essence” e “Me, Myself & I” tra i vari.
Il duo veronese ha recentemente dato alla luce “LONGEVITY”, un album che si avvicina al Rap classico ma che non disdegna affatto sonorità più fresche e attuali. Il progetto è uscito su tutti i digital stores lo scorso 14 Ottobre, distribuito da Artist First e Dreki Agency.
“LONGEVITY” è un album di 14 tracce (più una bonus) e vanta le collaborazioni di Bassi Maestro, Lanz Khan, Ape, Zampa, Ares Adami e Drimer tra i vari. Il titolo dell’album non è casuale: longevità significa ciò che ha la capacità di durare a lungo nel tempo – dal latino longaevus; e il segreto della longevità di tanti artisti è che ogni opera è una nuova avventura, un nuovo viaggio, un nuovo inizio.
“LONGEVITY” è dunque un progetto che recupera i capisaldi dell’Hip Hop e li coniuga in chiave moderna, proprio a dimostrazione del fatto che spesso il termine classico diventa sinonimo di evergreen, di sempre attuale e imperituro nel tempo.
L’intervista
Allora partiamo proprio dal titolo dell’album, “LONGEVITY”, che può essere interpretato in vari modi, io ve ne dico 2 a cui ho pensato.
Per prima cosa mi viene in mente la vostra longevità nella scena, poi ho pensato alla maturità di questo album e dunque alla longevità che potrà avere nel tempo; perché sono sicuro che sarà un album che avrò voglia di riascoltare anche negli anni avvenire.
Hai colto nel segno due aspetti molto importanti ai quali abbiamo tenuto conto: l’idea di fare musica “immortale” è la prima cosa a cui abbiamo pensato nel momento della lavorazione al progetto. Longevità è appunto, qualcosa di duraturo, destinato a restare stabile e concreto negli anni, che non invecchia ma anzi, migliora con il tempo.
Abbiamo voluto concretizzare questo aspetto importante con un disco classico da un certo punto di vista, ma aperto anche al nuovo dall’altro; mantenendo sempre intatta la nostra identità musicale, senza snaturare nulla.
Dunque perché “LONGEVITY”?
Il titolo è la giusta chiave di lettura che sintetizza il concept dell’intero progetto. Il termine deriva dal latino “Longaevus”, il segreto della longevità di tanti artisti è che ogni opera è una nuova avventura, un nuovo viaggio, un nuovo inizio.
“LONGEVITY” è dunque un progetto in cui abbiamo cercato di recuperare i capisaldi dell’Hip Hop, coniugandoli in chiave moderna, proprio a dimostrazione del fatto che spesso il termine classico diventa sinonimo di evergreen, di sempre attuale e imperituro nel tempo.
Ripensando alle nostre carriere, a tutti i lavori che abbiamo prodotto e agli anni di militanza nel panorama Hip Hop Italiano, non c’era titolo più azzeccato.
Il rap o la trap di questi ultimissimi anni, quello che pompano i la maggioranza delle radio o che ascoltano i ragazzi di oggi, secondo voi sarà longevo?
Oggi come oggi viviamo in una realtà che è un “fast food” globale, tutto viene assorbito, elaborato e poi dimenticato nel giro di poco, dalla musica, alla cultura, alla moda, al modo in cui vengono recepite le informazioni; dall’attualità alla politica: è tutto molto “Easy Come, Easy Go” per citare il primo brano del disco nostro.
La trap e il rap odierno rientrano sicuramente, per la maggior parte, in questo calderone. Molte canzoni sono “usa e getta”, altre resteranno, solo il tempo dirà la sua in questo frangente. La nostra non è una critica verso la nuova wave di questi ultimi anni, anzi, molti artisti li rispettiamo e con alcuni di loro abbiamo collaborato; ma è difficile fare una stima su quello che sarà. Sicuramente la qualità e la musica fatta con il cuore avranno sempre la meglio a prescindere.
Nel brano “L’ultimo a sinistra” fate vari riferimenti alla vostra vita e al fatto che siete ancora presenti e attivi. Ho pensato però, che potesse essere anche un riferimento alla vostra carriera; allora mi sono immaginato una foto con i protagonisti della scena Rap e voi due in fondo, nelle ultime file spostati sulla sinistra, magari in punta di piedi per sbucare tra gli altri, ma presenti.
Siete orgogliosi di esserci in questa foto? Perché alla fine ci siete, oppure avete dei rimpianti perché non siete più centrali e magari nelle prime file?
Esatto, “L’ultimo a sinistra” può essere un manifesto di quanto hai detto. Veniamo da una realtà piccola come quella di Verona, una città stupenda anche se borghese e bigotta, sotto molti punti di vista; una città dal talento artistico enorme, che per anni è stata fondamentale, anche per quanto concerne la rinascita del Rap italiano nei primi anni 2000 con Vibrarecords, per esempio.
Noi siamo persone che sono partite dal basso, da questa realtà, da questa città; quando vogliamo produrre un disco ci rimbocchiamo le maniche e partiamo dal nulla per costruire qualcosa di importante. Non siamo mai stati i “primi della classe”, non siamo mai stati parte integrante dell’élite del rap italiano, vuoi per scelta, vuoi per circostanza; siamo abituati al lavoro duro, avanzando centimetro dopo centimetro, in punta di piedi appunto. Nessun rimpianto e nessun rimorso, siamo orgogliosi di quello che abbiamo fatto e di quello che continueremo a fare.
“L’ultimo a sinistra” vuole spiegare il concetto del riscatto sociale che tutti possono avere con la musica creando qualcosa di positivo dal negativo, noi siamo testimoni viventi di questa cosa.
Ci sono molti riferimenti al periodo della Golden Age italiana: “Sxm”, Sottotono, Colle der Fomento, Kaos, Bassi… chi vi ha influenzato maggiormente nella vostra formazione artistica?
Musicalmente, siamo figli di quella “Golden Age” del Rap, soprattutto d’oltreoceano. Siamo cresciuti con i dischi di Smoothe Da Hustler & Trigger The Gambler, dei Black Moon, Mobb Deep, Biggie, Nas, Kool G Rap; senza dimenticare “Odio Pieno” del Colle o “Dalla Sede” degli Otierre, che sono probabilmente i due dischi del Rap Italiano a cui siamo più affezionati.
Nel nostro piccolo, ci teniamo spesso a rimarcare questa cosa nelle nostre canzoni, per condurre l’ascoltatore verso il suono che ci ha influenzato maggiormente, oggi come ieri.
L’album scorre piacevole, la maggior parte delle sonorità mi hanno riportato indietro negli anni, ma allo stesso tempo suona moderno, adeguato ai nostri giorni; in più cacciate una traccia in stile reggae con Adami che alleggerisce il mood.
Ci raccontate la scelta dei beat e dei featuring?
La scelta delle produzioni l’abbiamo fatta insieme. Volevamo da un lato suonare classici, dall’altro rinfrescare determinati beats per non fare suonare tutto uguale ai nostri precedenti lavori; tracce come “Correre”, “Al di là del mare” o “Sa zero a cento” ne sono un esempio.
Inoltre il contributo fondamentale di molti giovani beatmaker come Big House, Dok The Beatmaker o Kidd Peko, tra i vari, ci ha permesso di sperimentare su nuove tipologie di produzioni; proprio per portare un po’ di “freshness” che oggi come oggi non guasta.
Lo stesso discorso lo possiamo fare per i featuring, abbiamo coinvolto un po’ di amici e collaboratori storici come Ares Adami, Ape, Bassi Maestro, Paggio e Zampa; uniti a qualche “nuovo gatto” promettente come Drimer, Lanz Khan, Casco, Sarcasmo e Emme della P.D.R. Click.
Alla fine “LONGEVITY” è un punto di arrivo o di partenza? Magari ancora insieme?
“LONGEVITY” è un punto di partenza, ovviamente insieme. Siamo già al lavoro su nuove produzioni, nuovi progetti, nuove tracce. L’album è fuori su tutte le piattaforme digitali, distribuito da Artist First e Dreki Agency; da Novembre verrà stampato in copia fisica e sarà ordinabile scrivendo alla mail: fleshajap@gmail.com.
PEACE!
Le tracce “Pull Up” e “No Label” sono presenti in Keep Playin’, la Rap Radio Playlist di Goldworld!