“Costruire un attivismo libero, forte e intersezionale”
L’intervista ai fondatori dell’associazione Lgbtq LOVE MY WAY.
A pochi giorni di distanza dalla bocciatura del DDL Zan, sono andato ad incontrare i ragazzi di Love My Way, l’associazione Lgbtq che ha organizzato, proprio in risposta a quanto avvenuto in senato, il Sit-In sotto la sede di Italia Viva.
Mi hanno accolto due dei fondatori, Marco e Pietro, rispettivamente Presidente e Vicepresidente dell’associazione, invitandomi nei loro spazi, ampi e rilassati. Ci siamo accomodati in una saletta, seduti comodamente su divani davanti al bancone bar, mentre nel salone principale si stava svolgendo un incontro sull’identità di genere in collaborazione con dei tirocinanti dell’Università di Padova.
Ciao ragazzi. Partiamo dall’inzio: come e quando nasce il progetto Love My Way?
Pietro
Love My Way come idea iniziale è nato a Luglio dell’anno scorso, a sostegno del DDL Zan, quando abbiamo organizzato in maniera informale una prima manifestazione. Poi, il gruppo e le sue attività sono state un po’ “congelate”, anche per via della zona rossa e delle varie zone colorate; ma durante quel tempo c’è stato un processo di incubazione che ci ha portato a pensare di creare un qualcosa di più istituzionale: un’associazione, che abbiamo iniziato a formare intorno a Novembre- Dicembre, e si è poi costituita il 9 Febbraio 2021.
Da lì in poi, per quanto possibile con le misure anticovid, abbiamo avuto alcuni incontri dove si è deciso che come primo obbiettivo non ci sarebbe stato solo il sostegno al DDL Zan, ma la necessità di trovare ed affittare un luogo per creare un ambiente sicuro. L’idea ci è venuta da alcuni viaggi e scambi con fondi europei che abbiamo fatto in Germania dove esistono spazi di questo genere.
Tecnicamente si chiamano Safe Space, luoghi di ritrovo e socializzazione. Abbiamo investito molte risorse in elementi che possono sembrare marginali per un’associazione come la nostra (calcini, freccette, tavoli da aula studio…); ma che per persone Lgbt, e idealmente per chiunque, creano un ambiente adatto a conoscersi, farne un punto di incontro e rilassato.
E voi da che realtà provenivate?
Pietro
I nostri membri hanno svariate provenienze: Marco viene da una storia di attivismo politico di durata più che decennale ed entrambi proveniamo da un altro gruppo informale di attivisti.
Mentre altre persone vengono da altri contesti: abbiamo una persona che ha militato in Arcigay, che è un pastore protestante con una sua chiesa, per esempio.
Attivisti più stagionati quindi, accanto a molte altre persone che non provengono da nessun ambiente di attivismo per il fatto che, come prima esperienza, hanno trovato noi; fuorisede o più semplicemente ragazzi comuni, che prima di conoscerci non pensavano che l’ambiente potesse interessargli.
C’è quindi un humus generale di giovani interessati perlopiù. E cosa significa avere una rete in questo senso a Firenze?
Pietro
In realtà a Firenze il contesto associativo è molto affollato e infatti, quando abbiamo aperto, molti ci hanno sconsigliato di andare avanti proprio perché c’erano già molte associazioni attive sul territorio. Per esempio, proprio nello stesso periodo è rinata anche Arcigay Firenze, che ci ha proposto di unirci a loro, ma ci siamo sentiti di rifiutare. Abbiamo iniziato con uno spirito diverso: Arcigay è un esempio di quello che secondo noi è il problema fondamentale dell’ambiente associativo fiorentino; composto da realtà di fatto più politiche che di puro attivismo. Cosa che dal punto di vista fattuale purtroppo porta spesso scarsi o nulli risultati.
Marco
Per farla breve, la maggior parte hanno o hanno avuto un apparato politico e soprattutto provengono da una cultura che è politica più che attivista; portandosi dietro questa grande contraddizione che diceva Pietro.
A nostro avviso se fai attivismo devi essere libero il più possibile dalle realtà politiche del territorio perché altrimenti non puoi portare avanti le tue istanze al cento per cento.
E come si inserisce una realtà che non vuole questa infrastruttura politica alle spalle, ma che vuole fare un attivismo libero, in un tessuto di questo tipo?
Pietro
Mah, il carattere principale di questo tessuto è che è vecchio. Le altre associazioni hanno attivisti di età molto superiore a noi, dai dieci anni in più, che abbiamo volontari di una media di venti-venticinque anni.
Sicuramente all’inizio questo rappresentava un problema: a Firenze, come carattere un po’ insito nella città, qualsiasi cosa nuova viene osteggiata.
Ma quest’ostilità, quando esiste, non parte da noi. Noi abbiamo il nostro spazio e le nostre idee, ma non andiamo ad attaccare nessun altro; anche perché crediamo che il nostro spazio sia su un altro livello di “concorrenza”. Non insistiamo sullo stesso pubblico o comunque sia se lo facciamo è in tempi e modalità diversi. Love My Way è un posto che vuole provare ad essere aperto se non tutti i giorni, quasi. Questo vuol dire che sia rispetto ad un gruppo d’incontro che si riunisce una volta a settimana, sia un’associazione più politica che tende ad avere incontri di livello puramente organizzativo, siamo su un altro piano.
Se la gente viene qui lo fa anche e solo per passare un pomeriggio tranquillo piuttosto che per forza organizzare eventi (per quanto ci sia anche quello). Siamo una qualcosa che anche come format è difficile da comparare a quelli altrui; ed è anche uno dei motivi per il quale volevamo farlo: perché, almeno a Firenze, un Safe Space non esiste.
Arriviamo al DDL Zan. La vostra associazione nasce con una manifestazione in suo sostegno e con la sua bocciatura [il 28 Ottobre scorso Ndr.] avete sia organizzato che partecipato a tutti i movimenti che si sono scatenati (sit-in, manifestazioni). Quale e come è stata di preciso la vostra mobilitazione?
Marco
Allora, ci tengo a raccontare di preciso com’è andata. Noi abbiamo partecipato a due momenti diversi:
Il sit-in organizzato direttamente da noi, prima che si organizzasse quello generale, con l’idea di protestare proprio contro Italia Viva; che per noi è stata la forza politica, escluse le destre, che più ha contribuito al fallimento del DDL Zan.
Riteniamo che in questo momento storico si debba fare uno step ulteriore oltre la piazza; bisogna andare sotto le sedi dei colpevoli, perché di fatto i nostri politici hanno dimostrato di non essere all’altezza. E gli applausi finali in senato in questo senso sono di una vergogna incredibile, svilenti per ciò che è il senato e la sua storia nella repubblica italiana.
Abbiamo perciò organizzato questo sit-in pacifico, questo lo sottolineo, sotto la sede di Italia Viva. L’abbiamo organizzato come Love My Way, ben sapendo quante poche potevano essere le adesioni. La partecipazione infatti è stata perlopiù di collettivi. Questo dà la misura di cosa sia l’associazionismo a Firenze e non solo.
Comunque, dopo averlo organizzato in soli due giorni, e da parte di un’associazione tutto sommato piccola come la nostra, ci siamo ritrovati in trecento; e dopo aver detto alla questura che ci saremmo immaginati un’affluenza di trenta-quaranta persone. Evidentemente andare sotto le sedi di chi è ritenuto in parte responsabile di un crollo come quello del DDL Zan ha portato le persone a voler protestare in questo modo, in questo ambito e in questa modalità.
Pietro
Va detto che ovviamente in una realtà molto collegata alla politica locale, in cui il PD è alleato di Italia Viva, ci sono state sicuramente delle difficoltà per altre associazioni a prenderne parte. Lo comprendiamo, ma noi, che in questo siamo più liberi, riteniamo di poterlo fare.
È una questione di orizzonte di quello che puoi o non puoi fare. E il fatto stesso che nel sit-in ci fossero molti giovani ci fa capire che il semplice qualunquismo contro qualsiasi politica del “tutti i politici sono cattivi” sta mettendo sotto al tappeto tutta una serie di malumori che, se non gestiti, possono far avvicinare le persone a realtà ed idee ancora più radicali e capaci di creare molto più disagio, rispetto a quello che si farebbe manifestandolo in maniera tranquilla, come in un sit-in.
Ecco quindi che si è creato un “campo di scontro”; in cui magari realtà come la vostra e quelle di apparato più politico si ritrovano a dibattere tra loro e/o verso un qualcosa di altro. A questo punto allora, cosa vuol dire essere Love My Way in questo esatto momento?
Pietro
Si ritorna al punto di partenza: altre realtà ci hanno detto che abbiamo sbagliato, che manifestare direttamente contro Italia Viva era inopportuno.
Marco
Non vogliamo comunque fare vittimismo: noi non ci siamo mobilitati così tanto contro Italia Viva solo per la questione della mera votazione; i numeri stessi dicono che non è solo colpa loro se il DDL è stato affossato.
Noi crediamo che non sia solo questione di numeri, ma perché in una discussione partita a Luglio, Italia Viva ha mediato con la destra su un tema come l’Identità di genere che è, per noi, immediabile.
Abbiamo ricevuto delle critiche abbastanza importanti, quando a nostro avviso era legittimo che un’associazione potesse tendere ad una linea politica senza doversela far dettare da nessun altro. Ma in ogni caso, abbiamo partecipato anche alla piazza unitaria, anzi, come Love My Way siamo stati i primi a dare l’adesione alla manifestazione in Piazza Repubblica, collegando il nostro sit-in e facendolo terminare proprio lì.
Conseguentemente poi, abbiamo avuto una sorprendente risonanza mediatica: hanno parlato di noi al Tg Regionale, su La Repubblica e La Nazione.
Questo pensiamo si possa spiegare con il fatto che la mobilitazione che c’è stata (il nostro sit-in, così come le piazze piene in tutta Italia) fa parte dello stesso “campo di scontro” che riempie le piazze del Friday For Future, della GKN e di tante altre; a dimostrazione che la politica, a forza di far accordi sui diritti civili e sociali delle persone, si è scollata totalmente dal Paese. Il problema sta a monte: il fare politica non è più per la res publica, la cosa pubblica, per le persone.
Noi crediamo, vogliamo e pensiamo che sui diritti non esista una mediazione: i diritti sono tali e non si media su di essi. Per noi non esisteva il compromesso del far passare una legge un po’ monca piuttosto che il non farla passare affatto. Tu hai mai sentito parlare una persona transgender, che il DDL doveva rappresentare, parlare di DDL Zan?
No.
Marco
Ecco, si riassume così.
E quindi adesso cosa succederà?
Pietro
Dal punto di vista generale si può fare ben poco. Ad un parlamentare potrebbe venire in mente di fare un’altra proposta, ma non avverrà comunque in tempi brevi; aver discusso una legge vieta per altri sei mesi minimo di presentarne un’altra. Poi ci saranno le elezioni che, almeno per adesso, sembra che non possano portare miglioramenti su questo fronte.
E il futuro immediato di Love My Way?
Pietro
Stiamo pensando se e quando fare altri sit-in, valutando le nostre forze e i giusti momenti.
Nel nostro “piccolo” vogliamo continuare a mandare avanti questo posto perché crediamo in un luogo in cui le persone possano stare bene, possano informarsi e formarsi su alcuni temi e creare quindi una cultura che nel tempo potrà influire.
Ti faccio un esempio: l’Albania ha una legge contro l’omotransfobia. Io però ho una testimonianza diretta di una ragazza albanese lesbica picchiata e prevaricata dai suoi stessi professori per la sua omosessualità. Quindi pur esistendo una legge, se non c’è una struttura culturale adeguata ad essa, non può comunque funzionare.
La nostra competenza non è quella di fare una legge, ma quella di preparare il terreno o addirittura far sì questa sia meno necessaria.
Nel giorno della manifestazione poi è nata una collaborazione con un piccolo centro di Prato che ha più o meno i nostri intenti; per quanto lo spazio sia più piccolo e le persone che lo gestiscano vengano da un ambiente leggermente diverso dal nostro.
Stiamo cominciando a far rete con realtà simili a noi sul territorio toscano.
Marco
Noi siamo fieri e fiere di aver creato un posto come questo, di investirci usando fondi ed energie di volontari per riuscire a creare un posto per aiutare le persone. Io a sedici anni avrei voluto un posto così. Non so quanto ce ne sia bisogno a Firenze, per fortuna esistono famiglie, gruppi di amici che non cercherebbero mai un posto Safe come questo. Ma ci sono anche persone che magari non aspettavano altro.
Questo è un posto libero, autogestito, fatto da chi lo vive. Crediamo che un giorno questo luogo possa essere un punto di riferimento per persone che non siamo, e che non siano per forza Lgbt; sottolineo infatti che Love My Way è anche un’associazione animalista e transfemminista, che ha l’antifascismo nel suo statuto.
A nostro avviso adesso siamo in un momento storico in cui la piazza del GKN deve andare a braccetto con la piazza del Friday For Future; che deve a sua volta andare a braccetto con la piazza del Pride.
I diritti civili e i diritti sociali sono solo questo, diritti, e non si separano. E il nostro modo di far attivismo vuole che queste tematiche, che fanno capo ad un’unica parola, la prevaricazione, possono insieme costruire davvero un attivismo più forte e intersezionale.
Intervista realizzata il 5 Novembre 2021
Love My Way
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Prossime attività:
- Incontro con Green Peace
- Workshop di disegno.
- Corso di fotografia.
- Incontro sul Referendum sulla caccia.
- Aperitivo a tema transfemminismo.
- Raccolta e distribuzione del Banco Alimentare in collaborazione con Firenze Città Aperta: distribuzione nella comunità delle Piagge ogni Venerdì.
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