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Cinema

Jacky nel reame delle donne



Jacky è un ragazzo in età da moglie che abita nella fittizia e distopica realtà della Repubblica Popolare di Bubunne, paese in cui sono le donne a detenere il potere, a lavorare e a occupare le più alte cariche statali e sociali; mentre gli uomini sono relegati a essere meri strumenti riproduttivi, oltre ovviamente a cucinare e a occuparsi della casa e dei figli.

Avvertendo che sta arrivando il momento di andare in pensione, la Generalessa a capo della Repubblica fa un attesissimo annuncio: sarà organizzato un grande ballo per trovare un marito a sua figlia; che le succederà al governo del paese. Per Jacky partecipare a questo ballo diventa una missione, essendo utopicamente innamorato della ragazza. Quando però sua madre muore, lasciandolo orfano e affidato dunque ai parenti più prossimi, la situazione si complica; anche a causa dell’ostilità che provano, nei suoi confronti, i due cugini e lo zio.

È molto probabile che se non ci fosse questo “ribaltamento dei ruoli”, non sarebbe venuto in mente a nessuno di trovarsi nell’ambito di una commedia, e soprattutto in una sorta di parodia allucinante di “Cenerentola”; nessuno considera la fiaba di Perrault un racconto divertente (specialmente se si legge la versione originale).

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In ogni caso, “Jacky nel reame delle donne” è una delle commedie più intelligenti che vedrete (lo trovate su Mubi, oltretutto). Lo humour che si respira è prettamente francese, ma presenta tratti surreali che lo fanno decisamente diventare un caso a sé stante; e non una commedia francese nel suo significato più stretto.

Va sicuramente sottolineato, a questo proposito, che il regista Riad Rattouf è un fumettista che ha lavorato anche nella redazione di Charlie Hebdo. E infatti le atmosfere di Jacky hanno molto di fumettistico: dai colori alle situazioni, dalle espressioni alle singole inquadrature.
In particolare, Jacky presenta una regia e un montaggio assolutamente atipici per una “semplice” commedia.

La forza simbolica di Jacky, comunque, sta nel ribaltamento di ruoli, che funziona alla perfezione. Sebbene mitigate dal tono comico, moltissime sequenze hanno una valenza inconsciamente scioccante, sullo spettatore, sebbene il senso di disturbo che avvertiamo non dovrebbe stupirci; ma forse, a volte, concetti come la misoginia e il sessismo sono talmente involontariamente radicati nella nostra cultura, che situazioni come bambini che fanno commenti osceni a una donna adulta passano inosservate.

A prescindere dall’evidente critica sociale che la pellicola ci offre, senza voler anticipare troppo, aggiungo soltanto di fare caso a quella che è una trovata molto acuta.

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“Jacky nel reame delle donne”

Il mondo della Repubblica Popolare di Bubunne è un mondo al contrario. E forse, riflettendo su come sarebbe vivere in una società come questa, ci aspetteremmo che alcune situazioni fossero diverse; dato che si basa sul matriarcato. Si dice per esempio, basandosi su ulteriori stereotipi, che se il mondo fosse governato dalle donne ci sarebbero meno guerre. O non ce ne sarebbero affatto.

Ma a Bubunne, matriarcato a parte, ritroviamo più o meno le stesse cose che troviamo anche nella vita di tutti i giorni, in particolare una. In un paese in cui i ruoli sono opposti a quelli a cui siamo “abituati”, se così si può dire; forse la cosa più comica di tutte è che l’omosessualità sia comunque considerata blasfemia. Come a sottolineare che sì, l’umanità si può evolvere in tantissime direzioni, diverse e a volte completamente opposte; ma ci sono arretratezze culturali che, per natura, sono destinate a rimanere invariate.


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