Vladislav Delay aka Sasu Ripatti: l’uomo dietro Luomo si racconta
di Davide Deiv Agazzi7 Dicembre 2011
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muvVladislav Delay. Luomo. Uusitalo. Conoco.
Chiamatelo come vi pare.
Dietro a questi nomi si nasconde l’uomo (oops!) Sasu.
Nato nel 1976, finlandese, ha da poco pubblicato il suo ultimo lavoro in studio, il decimo, “Vantaa”.
Vantaa è il nome di una città in Finlandia, e molto di più. E’ un (non) luogo che Sasu non ha mai visitato. Eppure lo ha messo in musica.
“Non conosco Vantaa. Cioè, ci capito perchè c’è l’aeroporto e quindi in qualche modo ci passo sempre però non la conosco ed anzi, ti posso dire che, per quel che poco che ho visto, non mi piace neanche. Quindi sì, in qualche modo “Vantaa” potrebbe essere la colonna sonora per questo luogo ma è sicuramente molto di più.”
Dopo una parentesi berlinese durata diversi anni, Sasu, adesso padre di un figlio avuto dalla compagna Antie Greie (con la quale ha dato vita al progetto AGF) ha pensato bene di tornarsene nella terra natìa per ritrovare l’ispirazione perduta. E, dato il valore artistico dell’ultimo lavoro, sembra anche esserci riuscito.
“Avevo bisogno di tornare alle origini. C’erano diverse cose rimaste incomplete, irrisolte. Berlino è una città grandiosa ma c’erano troppe distrazioni e non riuscivo a concentrami. Ripeto, è fantastica, ma non faceva più per me. Dovevo ritrovare lo spirito degli esordi.”
Non solo in questo gesto è possibile rilevare un certo ritorno alle origini: prima di essere un acclamato produttore infatti, Sasu si forma artisticamente come batterista jazz. Nell’ultimo periodo l’abbiamo ritrovato nuovamente dietro a piatti e pelli nel trio di Moritz Van Oswold e nel suo nuovo personalissimo ensemble Vladislav Delay Quartet.
“A 16 anni sono andato a New York per capire come funzionava la cosa, il jazz. Sono rimasto molto deluso ed ho capito presto che il genere non faceva più per me. Per quanto io sia un assoluto amante del vecchio suono, il jazz odierno non mi piace, non fa per me. Io stesso non ero in grado di esprimere tutto quello che avevo da dire e quindi, anche per questo motivo, mi sono spostato sule produzioni. La mia partecipazione nel quartetto o nel trio di Van Oswold sono il segno di un cerchio che si chiude. Ma non tutto ancora è stato risolto.”
Del jazz, non avendone appreso la tecnica, Sasu ne ha mutuato lo stile, in particolare il gusto per l’improvvisazione. Cosa che ritorna costantemente nel suo processo produttivo, indipendentemente dal moniker utilizzato per l’occasione.
“Diciamo che inizio il disco avendo già un’ idea di quello che volevo ottenere. Poi certo, c’è un ampio margine di improvvisazione in fase di composizione, ma nulla viene fatto a random.”
Cambiano invece gli stili, col cambiare del nome. Vladislav Delay è sicuramente il più elettronico ed ambient, Uusitalo è quello più pronto per il dancefloor forse, Luomo è uno stile house con tanta attenzione per le parti vocali. Sasu, gioca quindi d’anticipo, appicicando delle etichette sui suoi dischi prima che lo facciano i giornalisti.
“Si, direi che non avresti potuto spiegarlo meglio. Detto questo, tutti sono progetti miei ma quello che sento più mio, quello che sicuramente si avvicina di più a Sasu è Vladislav Delay. Il punto in comune fra tutti i miei progetti, oltre a me stesso chiaramente, è la ricerca. Lo spirito e la voglia di ricerca. Posso anche fare una cosa pop, ma dev’esser particolare, personale. Non è che quando faccio le cose, diciamo “da club” significa che io stia cercando di rendermi più accessibile agli altri: semplicemente faccio cose diverse.”
Escludendo i già citati Uusitalo e Luomo, che occhieggiano in modo più o meno esplicito ai club, le produzioni a nome Vladislav Delay rappresentano, più che delle semplici tracce, dei veri e propri paesaggi sonori. Un’esperienza, a giudizio di chi scrive, molto peculiare e non adatta a qualsiasi tipo di ambiente.
“Non saprei dirti se la mia musica possa andare bene per qualsiasi situazione. Non ci avevo mai pensato ma ti risponderei di sì. Nel senso, non capisco perchè nei centri commerciali, quando faccio la spesa, debba per forza sentirmi Lady Gaga. Io, nel momento in cui compongo, non penso se la mia musica potrà esser adatta per un ambiente piuttosto che per un altro. E comunque si, credo che la mia musica vada bene più o meno ovunque.”
E con tutti questi nomi, ed un indomito spirito di ricerca reso ancor più selvaggio dal trasloco su un’isoletta finlandese, come si può rimaner fermi? Non si può. Ecco quindi che nel futuro prossimo di Sasu ci sono in arrivo un nuovo progetto con la moglie, quindi AGF, una collaborazione con Ryuichi Sakamoto ed un’altra col compositore scozzese Craig Armstrong, già visto in azione, tra gli altri, coi Massive Attack, altri piccoli maghetti col pallino dei paesaggi sonori.
Per concludere, cosa dobbiamo aspettarci da un suo set?
“La musica di Vladislav Delay”.