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ARTS

Swoon: Veleggiando dal paste-up all’arte collaborativa



Swoon è il nome d’arte di Caledonia Dance Curry, un’artista cresciuta in Florida, che ha iniziato a fare street art nel 1999 a New York. Il suo tratto è così caratteristico e personale che si è imposto subito anche in un panorama altamente competitivo come quello della Grande Mela – il luogo che dopotutto ha dato i natali al movimento dell’Aerosol Art – e l’ha portata ad esibirsi in molte gallerie, oltre che nelle strade di mezzo mondo.

Alle vernici spray Swoon preferisce un mezzo di espressione molto più vecchio, il paste-up, ossia l’utilizzo di figure di carta attaccate ai muri con la colla, come si fa con i manifesti. Queste figure sono create utilizzando stampi in legno o linoleum meticolosamente incisi a mano.

Lo stile di Swoon è denso, carico di segni, con messaggi precisi, e sfrutta sia l’incisione stampata sul paste-up sia – tramite il ritaglio della carta – la texture del muro sottostante. E’ insomma una via di mezzo tra lo sticker e lo stencil, che utilizza il colore della parete di sfondo anziché coprirlo con la pittura.

I tempi di realizzazione di queste opere – destinate ad essere “abbandonate” sui muri di una città – sono mostruosi, se si pensa che la ragazza spende tranquillamente una settimana per ritagliare una delle sue opere, ma anche due o tre per quelle che comprendono incisioni più complesse su legno o su linoleum per stampare le figure.

Il bello di Swoon è che, come ogni artista degna di questo nome, non è per nulla ferma. Certo, continua ancora a produrre le sue figure, per cui è ben nota e molto apprezzata nel panorama dell’arte di strada e non, ma è anche vero che si è dedicata nel tempo a molte altre attività creative.

Fra le tante che meriterebbero di essere citate c’è Swimming Cities of Serenissima, un progetto di performance art in cui Swoon, assieme a una crew composta da musicisti, artisti di strada e ciclisti anarchici, è partita dalle coste della Slovenia con tre zatteroni per arrivare, senza essere invitata, alla Biennale di Venezia del 2009. Le imbarcazioni, disegnate dall’artista e costruite con la crew sulle sponde slovene, con spazzatura newyorkese Doc, erano, oltre a una riflessione sul riuso, anche un esempio di opera d’arte interattiva e collettiva, due concetti che a Swoon piacciono molto.

Anche il suo ultimo progetto segue questa linea. Konbit Shelter è un’opera di architettura sostenibile realizzata ad Haiti dopo il terremoto. Anche in questo caso Swoon è stata affiancata nel suo lavoro da un gruppo di artisti, architetti e ingegneri. L’obiettivo finale è la costruzione di un intero villaggio (i lavori sono ancora in corso) con un metodo di costruzione, molto resistente ai terremoti e poco costoso, che utilizza mattoni fatti di terra e di una piccola percentuale di cemento.

Il tratto distintivo di Swoon, in tutte le sue diverse espressioni creative, alla fine è proprio questo: l’arte vista come fenomeno collaborativo e partecipativo, con opere che non siano solo oggetti da ammirare passivamente, ma che possano essere letteralmente “vissute” dagli spettatori.

 
Per saperne di piu’…
Il progetto Swimming Cities: http://www.swimmingcities.org
Il progetto Konbit Shelter ad Haiti: http://konbitshelter.org
Il collettivo Transformazium a Braddock, in Pennsylvania: http://transformazium.org