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Jei Division – part 5



Quando ci si abitua allo sterrato, a quel costante ciottolare sassoso sul ventre della macchina, passare all’asfalto fa un effetto strano. Sembra che manchi qualcosa. È come se l’udito si aspettasse una variazione e che questa non arrivi. Ci si mette un po’ a rilassarsi, a godersi la cosa. Poi d’un tratto si routinizza anche il silenzio e, di solito, questo è il momento della radio. Jack e Jonh erano di nuovo accanto, seduti sul davanti della lucidissima spider, troppo controvento per poter percepire il profumo ed il ciaccolio di Bella e Kelly sedute esattamente dietro di loro.

– Dove andiamo Jonh?
– Ad una festa Jack.
– Una festa per me?
– No, una festa per tutti.
– Che cazzo vuol dire? È il mio compleanno, non quello di tutti!
– Appunto, tutti festeggeranno e noi con loro. Importa il motivo?
– F..f..forse no, ma non ne sono così sicuro.
– Guida, per pensare non è il momento.
– Ok Jonh. Sai che..beh..è bellissima.
– L’ho scelta pensando a te. È tua Jack.
– Io..io..pensavo che te ne fossi andato, che mi avessi lasciato.
– Per far cosa Jack? Noi staremo sempre insieme, siamo una cosa sola fratello.
– Già..una cosa sola Jonh!

Piccola non era propriamente una macchina silenziosa, ruggiva d’un ruggito deciso, quasi volesse sovrastare tutto il resto. “in questo è simile alla vecchia Renault 5” pensò Jack. Il posto era lontano, ma in fondo erano solo le sei, ci sarebbe stato ancora tempo per un caffè, o magari una cena. Era da molto che non mangiavano tutti insieme.

– Fermati qui Jack.
– Qui? Che posto è?
– Fermati e basta. Tieni acceso il motore, ok?

– OK?!
– Ok Jonh.

La porta girevole della KristyBank si inghiottì Jonh, lo risputò solo cinquanta minuti dopo. Cinquanta minuti col motore acceso. Cinquanta minuti col motore acceso della spider. Alla faccia degli ambientalismi. Jonh uscì piuttosto nervosamente, in mano teneva una borsa. Subito dopo di lui la porta girevole partorì la curva figura di un vigilante, dotato per l’occasione di una meravigliosa grazia. Jonh si bloccò, mise il braccio dietro la schiena, come se cercasse qualcosa, ma lo storto in divisa fu molto più veloce, mise mano alla cintura e disse: “signore, il suo documento, le è caduto mentre ritirava.”

Da qui in poi la strada fu liscia, ci fu una pausa per la cena e il tempo di una birra. Poi la benzina rimasta servì per arrivare al Viper.

– Che ore sono?
– Mezzanotte.
– Auguri Jonh.
– Grazie Jack.

Poi Kelly alzò la gonna mostrando l’elastico nero degli autoreggenti, teneva un biglietto rosa infilato esattamente dove Jonh sognava di mettere la mano. Lo prese. Lo aprì. Lo lesse.

“Il mio regalo arriverà tra un po’. Sarà bellissimo. O bellissima. Saremo in cinque.”