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HA BEVUTO L’ACQUA DEL PORCELLINO
Cinema

Spiderman: No Way Home



Attenzione: questa recensione è uno spoiler vivente, poi non dite che non ve l’avevo detto.

Un giorno sono uscita dall’ufficio, ho aperto Whatsapp e ho trovato 96 messaggi nella chat che ho con due amici. Pensavo fosse morto qualcuno, invece stavano parlando di “Spiderman”.

Che ci piaccia o no, della Marvel se ne sente parlare, da quando Jon Favreau ha fatto il botto col primo “Iron Man”. Io ho sempre avuto sentimenti contrastanti, nel senso che sono film che guardo come se stessi leggendo un romanzo d’avventura; col fiato sospeso, piangendo, ridendo, esaltandomi. Ho capito una cosa: il MCU (Marvel Cinematic Universe, n.d.A.) è una cosa che mi fa spegnere il cervello per due ore e mezza (40 minuti, nel caso di una serie).

Il fenomeno, diciamocelo, è un’operazione di marketing che ha del diabolico e geniale. Una volta superato questo aspetto, sfido chiunque a non guardarsi almeno un film dall’inizio alla fine. Nel caleidoscopio delle mie conoscenze conosco persone che dicono “Mi fa schifo la Marvel e poi si vede comunque i film.
È tipo un incantesimo inquietante. Saranno i colori?

Passando comunque al film… Ci ho riflettuto molto negli ultimi tempi, e secondo me mi è piaciuta più l’operazione commerciale in sé che il film nel suo esoscheletro.

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Spiderman: No Way Home

Ho capito una cosa, dopo tre film: Spiderman è troppo pischelletto per farmi immedesimare, in questo film mi ritrovavo molto di più nella depressione di Willem Dafoe (che non ha mai smesso di interpretare il personaggio di “The Lighthouse”). Mi piacevano quelli di Sam Raimi perché l’attore somigliava al mio fidanzato di allora ed era più vicino alla mia età. E anche perché Sam Raimi è un regista coi fiocchi, ovviamente. Comunque, adesso Peter Parker è tipo mio fratello minore, ma più piccolo; e a parte le dubbie scelte nell’abbigliamento, non mi so rivedere in niente di quello che fa.

Non è naturalmente solo una questione di età. Se pensiamo che quando è uscito “Dawson’s Creek” l’età giusta io ce l’avevo, ma mi sembravano tutti pazzi in ogni caso. (Forse subodoravo il fatto che fossero dei 25enni nei panni di 15enni, ma stiamo andando fuori tema.)

Comunque la questione è che di quello che fa Spiderman non me ne frega quasi niente, io ero lì per vedere la grande reunion con il mio ex fidanzato e Andrew Garfield, e non sono rimasta delusa. Penso che la cosa migliore di questo film sia la spudoratezza: esatto, possiamo farlo, fra venti e dieci anni fa esistevano altri film di Spiderman, e adesso buttiamo tutto insieme come se l’avessimo previsto. Bravi. Io sono d’accordissimo. Infilateci la qualunque, pure Tom Hardy che fa Carnage, mancava solo Topher Grace, che a questo punto potevano pure chiamare.

Questo film è ascrivibile nella categoria “buoni sentimenti”, e farlo uscire sotto Natale è stato veramente un well played, Disney. Io ci sono cascata, infatti col mio fidanzato al cinema ridevamo come degli scemi ed eravamo felici. Però oh, non credo che ‘sta roba la producano per avere 5 stelle sul Mereghetti, quindi non mi metto a discutere su roba tipo regia, fotografia: esatto, non me ne frega niente. Io voglio vedere Spiderman che ferma i treni. Per l’approfondimento psicologico e i viaggi nella mente umana semmai mi metto un documentario di Herzog.

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Spiderman: No Way Home

Quello che voglio dire, in sostanza, è che “Spiderman: No Way Home” va affrontato per quello che è: un film che tutti ci eravamo immaginati potesse esistere nel momento in cui qualcuno ha pronunciato il termine “multiverso”.

È giusto trascurare la trama in favore di questo aspetto? Forse no, forse Doctor Strange poteva essere un po’ più coerente. Visto che per metà film è rinchiuso nella dimensione specchio, quando esce te lo immagini incazzato nero e invece improvvisamente ha cambiato idea; e Peter Parker poraccio, si merita la mia empatia.

Sorvoliamo pure sul fatto che uno Stregone Supremo affidi una missione dalla quale dipende l’equilibrio dell’universo a tre sedicenni, di cui due senza superpoteri; anche se queste leggerezze non sono nuove nel cinema che piace a me.

Ricordatevi sempre che un concilio di preti telepati ha mandato un adolescente votato al celibato, in piena pubertà, nel posto più romantico dell’universo insieme a Natalie Portman. Quindi sì, questi errori ci possono stare.


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