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Intervista a L’Elfo | Il grande viaggio.



È stato un grande piacere e un onore potermi confrontare con L’Elfo per approfondire i punti cardine del suo grande viaggio. Un viaggio artistico di spessore in tutte le scelte e di grande impegno a livello di autenticità artistica. L’Elfo rappresenta quella fetta di artisti che nella Musica vivono un contatto con lo spirito della vita e con il senso del sacro connesso alla risoluzione delle ombre e all’attivazione delle risorse che creano valore. In quest’intervista ho cercato di mettere in luce il motore che anima il suo viaggio.

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L’Elfo

Possiamo considerare “Gipsy Prince” come l’album che ha sancito il tuo riconoscimento da parte di un pubblico più ampio?

“Gipsy Prince” è sicuramente stato un punto di partenza per aprirmi a un pubblico più ampio e a una serie di contatti e collaborazioni importanti nell’ambito degli artisti che stimo e ritengo molto validi. Penso che in quel periodo un album così spesso nei contenuti e a tratti acustico abbia fatto la differenza nel boom della Trap e del Rap.

L’Elfo“Gipsy Prince” su Spotify

Nel tuo percorso con “Vangelo II Luka” hai avuto la possibilità di fare un bel passo che ti ha concesso di concretizzare il sogno di vivere di musica. Cosa hai provato davanti a quel contratto?

Partiamo dal fatto che mai avrei immaginato di trovarmi in questa situazione, sinceramente non l’avevo mai calcolata. Nel ricevere la proposta l’emozione che ho provato è stata estremamente intensa e carica di soddisfazione. Quando però mi sono trovato davanti alla firma non ho nascosto tutte le mie preoccupazioni e paure legate alla mia libertà e purezza artistica che per me è irrinunciabile. Così ho deciso di esprimerle e ho ricevuto tutte le risposte ai miei dubbi.

L’Elfo “Vangelo II Luka” su Spotify

Cosa intendi portare di innovativo nel mondo dell’industria discografica?

Sicuramente la mia spontaneità e la mia assenza di regole: sono un po’ un cavallo pazzo e non amo seguire la corrente. A volte vedo il mercato musicale come un treno di vagoni tutti uguali, che vanno nella stessa direzione. Io sicuramente galopperò dalla parte opposta. La mia fanbase sa che io cresco, mi evolvo e sperimento sempre e comunque, non per fare i numeri ma per essere me stesso.

Rispetto alla tua formazione umana la strada ti ha indubbiamente insegnato molte cose, quali sono le più importanti?

Mi ha insegnato a non giudicare dalle apparenze, perché mi sono trovato in situazioni in cui le persone che avevano meno erano in grado di darmi di più, sia sul piano materiale che emotivo. Poi la strada mi ha aiutato a fare consapevolezza che l’essere umano non è invincibile e non è un supereroe. La strada insegna che se sbagli paghi e a volte il prezzo è la vita o la libertà.

Nella tua musica hai condiviso uno stile di vita scapestrato e a volte fuori controllo dal punto di vista psicologico ed emotivo. Come sei riuscito a produrre una così vasta discografia con costanza e determinazione?

La musica mi ha tenuto vivo, mi ha accompagnato sempre come la principale medicina per mettere ordine al caos mentale e ai momenti di depressione. L’arte mi ha dato un senso per continuare a camminare, anzi a correre, mi fa sentire speciale. Senza la musica non avrei un motivo per svegliarmi al mattino.

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L’Elfo

Quando è iniziato il tuo viaggio artistico?

Ero giovanissimo, andavo ancora alle medie e la cultura urban mi affascinava molto. Il contatto con la scrittura è avvenuto forse per il bisogno di esprimere le mie sensazioni e mi ha dato la possibilità di poter comunicare qualcosa che nella vita comune mi è difficile tradurre a parole. Con la penna prima e il mic in registrazione, riesco a condividere al meglio quello che vivo.

Cosa sarebbe Luca se non avesse incontrato la musica?

Ti giuro non potrei nemmeno immaginare qualcosa di diverso da L’Elfo, esprimermi attraverso la musica è una necessità naturale di cui non potrei fare assolutamente a meno.

Hai sempre avuto molta consapevolezza dell’ineluttabilità del morire e proprio l’anno scorso hai fatto un’esperienza estrema che ti ha fatto toccare con mano il confine, come hai vissuto quel momento?

È stato un momento tragico che ho vissuto in solitaria e mi ha toccato in profondità, ero assolutamente consapevole di uno spegnimento della vitalità, da brividi. Più di tutto ho cercato di non arrendermi a quello spegnimento e lottare a denti stretti.

Quali sono le cose a cui ti sei ancorato per ritornare a galla?

Vedere gli occhi sconvolti di mia madre e la preoccupazione delle persone che mi vogliono bene mi ha dato la forza di resistere, è assurdo come a volte ci tengano di più gli altri alla nostra vita che noi stessi.

In che periodo artistico è successo quest’evento?

Avevo finito di registrare “Milord” e dopo circa una settimana un’ischemia mi ha messo k.o.
Nella sfortuna i medici mi hanno subito detto che grazie a quel blackout avevano potuto constatare un problema ben più grave che riguardava il cuore. Praticamente sono stato operato poco dopo per chiudere un buco sul cuore di cui non avevo assolutamente idea. Quest’intervento mi ha salvato da una possibile morte precoce.

È incredibile pensare che “Milord” affronta proprio le ferite del cuore e nel concludere il processo artistico si sia attivato il processo corporeo. Cosa pensi di queste coincidenze?

Beh questa in particolare mi ha spiazzato, ma nella mia vita ho avuto modo di percepire cose strane, soprattutto riguardo alla premonizione. Con gli amici scherziamo spesso ricordando quante cose poco spiegabili mi siano successe già nella musica. Penso che la musica vissuta nella totale autenticità abbia il potere di fare magie, le parole e le vibrazioni muovono tante cose.

Effettivamente la musica così vera smuove molte emozioni, hai consigli da dare ai nuovi artisti?

Penso che la musica possa essere anche spensierata e leggera, ma io la vivo comunque in un altro modo. La vera musica lascia il segno perché scava in profondità e affronta il sentire autentico senza maschere. È un po’ come dire che per stare bene è necessario attraversare la sofferenza, questo tipo di musica ha un valore diverso e ti mette in contatto con le cicatrici.

C’è qualcosa che non racconterai mai, per tutelare una parte di te?

Troppo tardi, fondamentalmente ho detto già tutto di me però ho cercato di raffinare la poetica per fare in modo che capisca chi riesce ad andare oltre.

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Estratto da – L’Elfo“Saturno” (Prod by Angio & Erre)

Ti piacerebbe entrare nel mondo dei giovanissimi attraverso percorsi didattici dedicati al Rap?

In passato ho collaborato con piacere con associazioni che portano avanti progetti di questo tipo, ora la mia priorità è una svolta concreta a livello economico che mi consenta la tranquillità di base. Poi in futuro mi piacerebbe avere tempo e modo per dedicarmi ai giovani.

La tua voglia di sperimentare ti ha portato fin dai primi lavori a strutturare uno stile molto originale, dall’utilizzo del dialetto, ai sound estremamente vari, ad una poetica minimalista e toccante; fino ad arrivare a sperimentazioni vocali dal basso profondo al canto. In “Milord” come si evolve il tuo stile?

Sicuramente nei lavori precedenti ho sempre cercato di sperimentare il più possibile per proporre qualcosa di unico che mi rappresentasse completamente. In “Milord” ho voluto raffinare quelle sperimentazioni e ho cercato di lavorare soprattutto sul canto per comunicare un carico emotivo diverso e più intenso, un po’ come un cambio di colore.

Ascoltando “Milord” sembra di entrare in quelle stanze intime di cui hai accennato in passato senza aprirle del tutto. Cosa è avvenuto in questo viaggio?

In passato diciamo che a volte ho aperto le finestre di quelle stanze. Attraverso “Milord” mi sono dato la possibilità di entrare in contatto con le mie fragilità aprendo direttamente le sette porte di quelle stanze. È un viaggio intimo in cui mi metto a nudo e parlo di relazione d’amore pur mantenendo il mio lato grezzo e carnale.

La metafora dell’io e te potrebbe amplificarsi al rapporto tra te e chi ascolta?

Non solo, a tratti penso di aver parlato all’altra parte di me stesso. La mia scrittura non è progettata per dare un significato preciso, è come se avessi bisogno di vomitare qualcosa che non posso trattenere, il risultato lascia ampio spazio all’interpretazione, sia mia personale, che di chi ascolta.

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Estratto da – L’Elfo“Origami” (prod Angio & Erre)

Come pensi stia andando questo progetto?

Sapevo fin dall’inizio che non era un progetto per tutti, è sperimentale e quindi potrebbe sembrare strano.
Non sta facendo grandissimi numeri, ma i numeri non sono mai stati un limite e so che le persone che mi ascoltano lo fanno con il cuore. Ho ricevuto molti messaggi di condivisione bellissimi, questo mi dà molta soddisfazione. Nel tempo verrà probabilmente compreso di più.

Nel passato la poetica connessa al tema femminile ha fatto emergere un contrasto tra il fascino e la mancanza di stima. Cosa cambia in “Milord”?

Spesso mi sono chiesto cosa pensassero le mie ascoltatrici perché ho affrontato la visione del femminile attraverso un mood prevalentemente animalesco e carnale. Ora in “Milord” il viaggio si sviluppa nell’incontro e appuntamento con sette donne diverse e questo mi ha dato modo di riflettere sul tema a diversi livelli, sia quelli più istintivi che quelli romantici.

Grazie di cuore Luca per averci accompagnati dietro le quinte del tuo profondo lavoro.
Visto che “Milord” uscirà il 25 Febbraio, ma è antecedente alla tua esperienza in ospedale, immagino che ci saranno delle grandi novità in elaborazione, sia nei contenuti che nel mood.

Ti posso solo dire che nonostante le condizioni fisiche fossero pessime sono riuscito a scrivere in ospedale tre pezzi molto potenti, uno per i contenuti profondi e le riflessioni, e gli altri per il carico energetico. La musica mi è venuta subito in soccorso.


Le tracce “Insonnia”, “Fragili”, “Scuola”, “Saturno” e “Uzi” sono presenti, o sono state presenti, in Keep Playin’, la Rap Radio Playlist di Goldworld su Spotify! (Link)