L’arte di Emeid svela la fragilità
Andrea Ranieri in arte Emeid è senza dubbio uno dei più talentuosi artisti presenti in Italia.
Nasce in Germania nel 1985 e si trasferisce in Italia nel 1996, precisamente ad Ortona, città in cui tutt’ora vive e lavora.
Si avvicina all’arte sin da piccolo specializzandosi, nel tempo, nella creazione di ritratti avvalendosi dei pennelli e degli spray. Realizza t-shirt dipinte a mano, lavora il legno per creare supporti per i suoi lavori, diventa uno dei componenti dei “Rapidi sul Marmo” e sperimenta costantemente nuovi messaggi e ricerche da veicolare attraverso le sue opere.
Emeid
Numerose sono le opere murali che ha realizzato sui muri di diverse città, tra le quali ricordiamo il volto del poeta Gabriele D’Annunzio sulla facciata del palazzo dell’Archeoclub del Comune di Pescara, altri volti sono presenti sui muri dei palazzi di Sant’Angelo Limosano (CB) e così via.
Nel 2016 vince il premio tecnico del contest “Ritratti Contemporanei”, presso il Museo Cascella di Pescara, con l’opera dal titolo “Porta Pazienza”.
Vincitore del primo premio dell’evento “RoccArt Beach 2016”, nel quale disegna con carboncini e gessetti su uno scoglio della spiaggia di Rocca San Giovanni (CH).
Espone le sue opere in svariate mostre collettive e personali e in molte location private, partecipa in modalità “live painting” a diversi eventi artistici.
Nel 2015 inaugura il suo spazio espositivo nella zona Terravecchia di Ortona (CH) e nel Luglio 2016 è promotore dell’evento pittorico “Orme d’Arte”, che si svolge ogni anno a Luglio ad Ortona e che vede la partecipazione di numerosi artisti chiamati a dipingere una tela en plain air.
In questa intervista ci parla un po’ degli inizi e della sua evoluzione, che messaggio si cela dietro le sue opere e quali sono i prossimi passi.
Perché Emeid?
Il mio lavoro artistico è cominciato, intorno ai primi anni 2000, con la realizzazione di stampe su indumenti (magliette, jeans ecc.).
Il procedimento di queste stampe era interamente di tipo artigianale, senza uso di macchinari ma attraverso stencil, pittura e pennelli, perciò volevo sottolineare questa particolarità chiamandomi EndMeid, da “handmade”, “fatto a mano”.
Dal 2009 ho voluto semplificare ed abbreviare la mia tag in Emeid.
Da piccolo ti appassioni al disegno, quando hai capito che avresti voluto vivere di arte?
La prima cosa che mi viene in mente è quella mattina, non ricordo in che anno, in cui mi sono dovuto alzare presto per cominciare un lavoro; a differenza di tutte le altre volte, perché come la maggior parte degli artisti ho sempre lavorato di notte.
Quello è stato un momento in cui ho capito che avrei dovuto cambiare qualcosa, il mio approccio lavorativo e i miei orari.
Ma non è stato quello il punto in cui ho deciso che avrei voluto vivere d’arte, perché in qualche modo c’ero già immerso, quindi non è stata una scelta, semplicemente ho seguito il corso delle cose facendomi guidare dalla passione.
Nel 2000 ti avvicini al mondo dei graffiti e alla breakdance, ci racconti quel periodo?
In quegli anni la breakdance a Ortona era molto presente, grazie a Marco Sala e alla crew che ha fondato, “Rapidi sul Marmo”, un gruppo che con il passare del tempo si è fatto conoscere molto nella scena dell’Hip Hop italiano.
Quel periodo per me è stato molto stimolante poiché, essendo anche molto giovane, mi ha aiutato a pormi degli obbiettivi giornalmente e a tenere la testa occupata.
Dunque ho cominciato a ballare con i Rapidi, partecipando anche a eventi Hip Hop, spettacoli e contest in giro per l’Italia, e ovviamente questo ambiente era frequentato anche da writer.
Portandomi dietro la passione del disegno da sempre, osservando il lavoro di questi artisti ho voluto cominciare anch’io a prendere gli spray in mano.
Nei primi anni 2000 ho iniziato a fare i primi graffiti e, dal 2009, mi sono dedicato alla loro realizzazione in maniera più costante.
Le tue opere hanno spesso un messaggio sociale che vuole indurre lo spettatore a riflettere. Quali sono le tematiche che ti piace affrontare attraverso i tuoi interventi?
Quello che solitamente sviluppo nei miei lavori è quel modo di essere che spesso tendiamo a nascondere. Evidenzio quelle debolezze celate perché mi piace vedere la realtà in tutte le sue sfaccettature, e soprattutto voglio sottolineare un concetto per me essenziale, quello che ogni cosa ha sempre un lato imperfetto e quasi invisibile, un lato che preferiamo non far vedere.
Solitamente la realtà che ci viene proposta e messa davanti agli occhi è una realtà in cui conta solo la parte perfetta; come se fosse un’illusione. Illusione che con i miei lavori cerco un po’ di smontare, mettendo in risalto la parte nascosta e fragile che ogni cosa e ogni persona ha e che non vuole mostrare.
Per realizzare un’opera di solito parti da un progetto o ti piace anche improvvisare, cogliere l’ispirazione dell’attimo?
Fino a qualche anno fa ero più incline all’improvvisazione. Da un po’ di tempo invece cerco di stabilire sempre un progetto iniziale, al fine di realizzare le mie opere al meglio possibile.
Come hai affrontato questo momento statico causato dalla pandemia e che progetti hai prossimamente?
L’inizio della pandemia l’ho vissuto con un po’ di preoccupazione, poi ho iniziato ad adeguarmi.
Ho approfittato del tempo durante la quarantena per studiare nuove tonalità di colore e per elaborare nuove idee che poi ho riportato nei miei lavori più recenti. Attualmente sono chiuso nel mio studio a realizzare nuove tele per delle esposizioni future.
Ringrazio personalmente Emeid per la sua gentilezza e per la tangibile sensibilità che esprime nella sua arte e con le persone.
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