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“Farò fallire le aziende che danno lavoro ai miei genitori”




La distruzione creativa al lavoro… YCombinator e’ il piu’ prestigioso programma di incubazione per startups al mondo. Il fondatore, Paul Graham (al centro con maglia azzurra), e’ stato capace di selezionare ed aiutare team che in questi anni hanno creato aziende che valgono svariati miliardi di dollari.

Sono Jacopo Anselmi e ho 27 anni. Mi sono laureato a dicembre 2006 in discipline economiche e sociali, all’Universita’ Bocconi di Milano, e poi sono partito per Yale, negli Stati Uniti, dove anche grazie ad una borsa di studio ho conseguito un master in statistica nel 2009.

L’esperienza americana per me e’ stata fondamentale. Sono entrato in contatto con una realta’ profondamente diversa da quella italiana, innanzitutto per il ruolo dato all’iniziativa privata. L’aspetto che piu’ mi ha colpito e’ che qualsiasi nuova idea mi venisse in mente – a prescindere dalla difficolta’ della sua realizzazione, dall’ambizione del progetto, o dalle scarse risorse che potevo avere a disposizione – in America ho trovato soltando porte aperte, persone ammirate e disponibili ad aiutarmi in qualsiasi modo.

Questo e’ il riflesso culturale di una nazione che mette al centro l’imprenditoria e che l’agevola in ogni modo. Il rischio e’ benvenuto. Il fallimento e’ solo un’esperienza di valore. E avere 20 anni e’ soltanto un punto a tuo favore. L’italia da questo punto di vista e’ totalmente l’opposto. La mia impressione e’ che ogni iniziativa volta a cambiare lo status quo venga percepita come qualcosa di fastidioso, qualcosa di pericoloso, e di conseguenza venga ostacolata in ogni modo.

Eppure, se analizziamo a fondo chi detiene il potere economico e politico nel nostro paese, questo atteggiamento diventa del tutto plausibile e perfettamente razionale. La nostra classe imprenditoriale e’ vecchia, e nella maggior parte dei casi ha guadagnato perche’ si e’ trovata contigua ad una classe politica compiacente e assistenziale, che ha creato situazioni di protezione dalla concorrenza e dal mercato.

Oggi, per descrivere i ragazzi della mia eta’, che vivono ancora in casa con i genitori, viene usata spesso la parola bamboccioni. Io trovo un po’ troppo comodo che a proporre questa definizione sia proprio quella classe (di anziani) che di fatto detiene la maggior parte della ricchezza di questo paese e che non ha assolutamente nessuna intenzione di cedere.

Chiediamoci invece: perche’ i salari in Italia sono tra i piu’ bassi in Europa? E perche’ le retribuzioni crescono in modo lineare, con l’aumentare dell’eta’, fino ai 60 anni e oltre, premiando solo l’anzianita’? Se guardiamo ad esempio a quello che succede nel Regno Unito, possiamo notare un andamento dei salari nel tempo totalmente opposto, con una fortissima crescita dei compensi dall’inizio della carriera fino ai trent’anni, un picco attorno ai 45, e poi una progressiva discesa.

Questi dati sono un esempio lampante di come in Italia la produttivita’ sia un fattore che non viene considerato nella determinazione del salario. E’ solo l’eta’ che conta. E se non compensate il nostro lavoro in modo adeguato, come potete poi insultarci chiamandoci dei bamboccioni?

Da questa situazione sembrerebbe quasi che non ci sia via d’uscita. Infatti sono moltissimi i ragazzi italiani che emigrano in altre parti del mondo, allettati da condizioni di vita sicuramente migliori. Da qualche anno tuttavia intravedo diffondersi, con lentezza ma costanza, un fermento notevole legato al modo dell’imprenditorialita’ hight tech di cui faccio parte, che mi fa sperare in un’opportunita’ di cambiamento dell’assetto attuale di potere.

Oggi su internet e’ possibile creare una societa’ di 100 miliardi di dollari in soli otto anni (e’ proprio quello che e’ successo con Facebook). Le conoscenze di cui un giovane ingegnoso ha bisogno per raggiungere risultati del genere non si imparano frequentando corsi di lauree presso costose universita’ private (Mark Zuckerberg dopotutto non si e’ mai laureato). Sono accessibili invece a chiunque, in qualsiasi parte del mondo, in modo totalmente gratuito. Se hai una buona idea oggi puoi creare un’impresa a 19 anni, come e’ appena successo a Sahil Lavingia, un web designer che ha progettato un sistema di micro pagamenti per i social network, ottenendo un finanziamento di oltre un milione di dollari da un gruppo di prestigiosi investitori, tra cui i fondatori di Paypal.

Qual’e’ l’effetto di queste nuove imprese? Per usare le parole del celebre economista Joseph Schumpeter, “distruzione creatrice”. Ovvero distruzione di vecchie aziende che occupano posizioni di rendita sul mercato, con relativa perdita di lavoro delle persone che ci lavoravano, grazie all’impatto di prodotti innovativi che fanno le stesse cose in modo piu’ efficiente e a costi piu’ bassi, con la creazione quindi di nuove figure professionali e di nuovi posti di lavoro.

L’italia, che oggi non cresce e ha un tasso di disoccupazione giovanile vicino al 30%, ha bisogno soltanto di una cosa: aziende nuove, aziende giovani, in grado di creare prodotti talmente innovativi e rivoluzionari da far fallire i vecchi marchi oggi presenti sul mercato, con buona pace dei posti di lavoro occupati dalla generazione dei miei genitori. Solo cosi’ i giovani italiani riusciranno a riprendere quel ruolo di leadership che da troppo tempo e’ stato loro negato.