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Interludio londinese: O del dolore di accettar l’esilio…



Poiché sono solo contro tutti, mi è difficile difendere la propria
patria, per tanto a male in cuore decido di accettare l’esilio.
Ugo Foscolo

Siamo la generazione delle fughe all’estero, come cento anni fa, alla cieca ricerca di qualcosa che non è sicuro e che non conosciamo. Viviamo in stanze a volte grandi quanto un armadio, lontano dal nostro paese, dalla famiglia e dagli amici di una vita. Lavoriamo per l’affitto, fare la spesa e pagare i trasporti. Certo l’abbiamo scelto, ma con la grande forzatura di avere poche possibilità se fossimo rimasti nel posto da cui siamo partiti.

La chiamiamo “esperienza”. Ma sinceramente credo che sia la sensazione di una totale insoddisfazione per quello che possiamo realmente fare ed ottenere “restando a casa”. Siamo la generazione delle relazioni a distanza, perchè non possiamo stare nello stesso posto, anche se lo vorremmo, consci che molte di esse non dureranno.

L’anno scorso ho fatto 7000 chilometri per lavorare senza essere pagato pur di riuscire a vedere che cosa ci fosse un pò più un là, oltre la siepe del mio “bel Paese”. Dove mi trovo adesso incontro ogni giorno uomini e donne d’ogni età e provenienza, che hanno percorso anche loro lunghe distanze, spesso per fare lavori che non gli piacciono, sopravvivendo in un paese straniero, sicuri solo dell’incertezza di quello che potrà accadere.

Siamo la generazione degli smartphones adatti per il business, se solo ce l’avessimo un cazzo di business da seguire. Mi sento dire che è giusto fare lavori che non ci piacciono per poi poter riuscire ad arrivare alla realizzazione dei nostri sogni e dei nostri progetti. Io dico che la forza e la voglia dei miei vent’anni ce l’ho adesso, e continuare a mangiare amaro per i prossimi dieci anni non mi aiuterà certo ad avere una spinta ulteriore in quello che vorrei fare.

Siamo la generazione dei salari al minimo e dei prezzi in aumento, del maledetto spread e dei governi che si alternano, della crisi e dei mutui, del fondo pensione che nemmeno ci penso, tanto cambierò almeno altri dieci lavori e tre paesi. Siamo la generazione con un potenziale tecnologico e di accessibilità pressochè sconfinato ma con le possibilità concrete ridotte al minimo. Comunque, bella la pubblicità della nuova Panda.

E ora scusate se taglio corto, ma domattina alle 8:30 ho un product meeting con i buyers che vengono da Milano, per poi tornare sul floor a vendere cose che non mi piacciono a persone per le quali non provo interesse.

Già, perchè per lavorare per un’azienda italiana sono dovuto venire a Londra.

Tutte le foto che illustrano questo articolo sono di Andrea Natt.