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AI: tra straordinaria intelligenza e incredibile stupidità



Immagina di avere un sistema altamente avanzato e intelligente in grado di anticipare e soddisfare ogni tua esigenza. L’intelligenza artificiale ci ha condotti più vicino che mai a questa prospettiva. Tuttavia, quanto è veramente intelligente? Possiamo davvero fidarci che prenda decisioni corrette?

Secondo l’informatica Yejin Choi, nonostante la loro utilità e potenza, le intelligenze artificiali commettono errori molto stupidi con una certa frequenza, mettendo in luce una completa mancanza di buon senso.

Perché l’AI è straordinariamente intelligente?

I sistemi di AI sono incredibilmente intelligenti perché sono in grado di imparare e adattarsi. Possono essere addestrati su enormi insiemi di dati, che imparano a utilizzare per svolgere le attività.

Ad esempio, fornendogli un’ampia quantità di dati di partite di scacchi, un sistema di AI imparerà da queste partite e alla fine sarà in grado di giocare a scacchi a un livello superiore a quello della maggior parte degli esseri umani.

La potenza di elaborazione, poi, è ineguagliabile. Riescono ad eseguire calcoli impegnativi e processare grandi quantità di dati in tempo reale. Questo ha portato a progressi significativi in settori come la medicina, dove l’AI è utilizzata per diagnosticare malattie e creare piani di trattamento personalizzati.

L’analisi dei dati permette alle AI anche di fare previsioni accurate, individuando modelli, tendenze e insight che potrebbero sfuggire agli esseri umani, e riuscendo a offrire esperienze utente altamente personalizzate, dalle raccomandazioni personalizzate ai messaggi di marketing su misura.

L’AI automatizza numerosi compiti ripetitivi, tra cui il supporto clienti e la prenotazione di servizi, liberando tempo per i lavoratori umani che possono così concentrarsi su mansioni più complesse.

Perché è anche incredibilmente stupida?

I modelli recenti sono costosi da addestrare, e solo poche aziende tech possono permetterseli. Hanno anche un’impronta di carbonio massiccia, rendendoli poco sostenibili. Tuttavia, c’è anche un’altra ragione: la mancanza di buon senso. I sistemi di AI non comprendono il mondo come gli esseri umani e possono commettere errori molto stupidi.

Yejin Choi fornisce degli esempi molto divertenti a supporto di questa affermazione.

Utente: Ho lasciato 5 vestiti ad asciugare al sole e ci hanno messo 5 ore ad asciugarsi completamente. Quanto ci vorrebbe a far asciugare 30 vestiti?

GPT-4: Ci vorrebbero 30 ore per asciugare 30 vestiti.

Ok, proviamo con un altro quesito.

Utente: Ho una caraffa da 12 litri e una da 6 litri. Voglio misurare 6 litri, come faccio?

L’AI a quel punto tira fuori delle elaboratissime assurdità senza senso: 

  1. Riempi la caraffa da 6 litri.
  2. Versa l’acqua dalla caraffa di 6 litri a quella da 12.
  3. Riempi la caraffa da 6 litri.
  4. Ora, facendo attenzione, versa l’acqua dalla caraffa di 6 litri a quella da 12 finché quella da 12 non è piena.
  5. Adesso ci saranno 6 litri di acqua rimasta nella caraffa da 6 litri.

L’autrice sostiene che lo sviluppo del buon senso è fondamentale per garantire un processo decisionale etico e che, a causa della disinformazione, addestrare ciecamente i modelli di intelligenza artificiale con dati web “grezzi” (quello che lei chiama “educare l’AI con la forza bruta”) non è efficace. Neanche i bambini leggono un trilione di parole per poi cadere su quesiti simili.

Quindi, il futuro dell’AI è incerto. Potrebbe evolversi al punto da superare l’intelligenza umana, come è altrettanto possibile che non diventi mai veramente intelligente.

Ad oggi, non può sostituire la creatività, l’intuizione e le capacità di pensiero critico degli esseri umani. L’intervento umano resta imprescindibile.