La serie più longeva della storia dei cartoni, nonché precursora dei vari cartoon da adulti come South Park e i Griffin, è arrivata all’invidiabile traguardo della cinquecentesima puntata. Ricordo ancora nitidamente quando con mio fratello, alla tenera età di dodici anni, registrammo la prima puntata trasmessa in Italia su Canale 5 nel lontano 1991. Anche se è un affermazione un po’ forte, voglio dire che questo cartone ha in qualche modo condizionato la mia vita.
Sarà perché in un modo o in un altro ha condizionato il mio umorismo.
Sarà perché metà delle mie citazioni provengono da Springfield.
Sarà perché la loro satira così sottile mi fa vedere il mondo in un modo più allegro (è innegabile che i Simpson siano una chiara fotografia della realtà – la classica gag di Homer che strozza Bart è la triste metafora di un padre alcolizzato che picchia il figlio, realtà che purtroppo esiste non solo in tv).
Sarà perché hanno un senso dell’autocritica così audace da farsi sputtanare da Banksy con il sorriso sulle labbra.
Sarà perché quando ripenso a qualche gag mi metto a ridere da solo.
Sarà perché mi accompagna quasi tutti i giorni da più di vent’anni.
Sarà perché sono ancora qui.
Sarà perché sono assuefatto.
Sarà per quello che volete, ma una cosa è certa: non potrei mai fare a meno dei Simpson.
Beh, potrei parlare dei Simpson per giorni. Dopotutto sono stati scritti interi trattati sull’argomento. Quindi, in attesa della puntata 1000, mi limiterò a fargli gli auguri e a sperare che possano andare avanti ancora per molto, molto tempo.