Un anno fa è uscito un album davvero interessante, nato dalla sinergia di due esponenti del panorama urban italiano: il rapper torinese Greve e il celebre producer Ford78, membro dei Brokenspeakers.
“Magneto“, pubblicato per La Grande Onda, unisce le sonorità cupe del producer romano con la poetica profonda di Greve, coinvolgendo anche diversi artisti di spicco della scena rap nazionale.
Al tempo, Gold mi propose di fare un’intervista, entrai subito in contatto con Greve e Ford78 e ne uscì un lavoro figo. A causa di un mio ritardo, però, il momento ideale per la sua uscita sfumò. In occasione del primo anniversario dell’album, che è stato qualche giorno fa, il 26 di maggio, finalmente la condivido pubblicamente.
GREVE
È il caso di fare i compiti: chi è Greve, da dove arriva e dove vuole arrivare?
Sono nato a Torino, negli anni ho girato un po’ ma ora abito a Bologna.
Dove voglio arrivare non te lo so dire sinceramente, so solo che voglio continuare nella stessa direzione che ho perseguito finora: fare il rap, fare i beats e fare i live, al meglio. Questo è quello che mi piace e che ho sempre fatto. Ho 31 anni e ho già dato molto; considera che dal 2011 ad ora ho fatto 15/16 dischi (alcuni anche da producer), senza contare i singoli. Ho organizzato anche molte serate, di rapper italiani e americani. Mi sono tolto delle gran belle soddisfazioni e voglio continuare così.
Leggo che hai alle spalle un album con collaborazioni con nomi importanti della scena statunitense. Com’è rapportarsi con queste realtà?
Come ti dicevo, io ci sono arrivato organizzando i concerti. Farci musica insieme è accaduto in un secondo momento. Con alcuni mi sono trovato molto bene, con altri meno. È una realtà molto simile, per quanto diversa. Dall’altra parte ho notato tanta serietà; quando c’è da lavorare si lavora. Questa cosa mi piace e posso dire di averla fatta anche un po’ mia.
“Magneto” è frutto della collaborazione con Ford78. Com’è nata la voglia di lavorare insieme?
A connetterci è stato un amico in comune, che gli ha consigliato di ascoltarsi i miei lavori.
Ci siamo sentiti e mi ha mandato dei beats. Io ho iniziato a scrivere su quelli che mi piacevano di più. È stato molto naturale come processo.
L’idea iniziale era di fare un EP di 4/5 tracce. Abbiamo finito per farne 8, con alcuni degli Mc’s più forti in Italia. Non potevo chiedere di meglio.
“Religione” è una bella manata energica in piena faccia, è uno di quei brani che ti mette la voglia di prendere un microfono e sputare rime, almeno a me fa quest’effetto. Questo suono è religione, lo penso da sempre, è quella forza che solo l’hip hop sa trasmettere, e in maniera unica rispetto ad altre culture e generi musicali. So che in passato hai esplorato anche altri territori musicali, hai notato anche tu questa differenza?
Io amo la musica in generale, ma come hai detto tu “è quella forza che solo l’hip hop sa trasmettere”.
Mi ha cambiato la vita, per me è tutto. Viene prima di qualsiasi cosa.
In “Custode del Segreto” parli per immagini. Ascoltando questo brano ad occhi chiusi è possibile ricostruire l’intero testo grazie alle visioni che proponi. Come nasce un testo del genere?
Da “Custode del Segreto” è nato successivamente anche il titolo del disco…Magneto.
È sicuramente la traccia più “mistica” e meno ancorata alla realtà del disco; una delle mie preferite. Solitamente parlo di cose più tangibili…con questo pezzo ho voluto portarvi nel mio viaggio.
In “Nero” leggo un’attitudine in stile SXM, sia nel testo che nel beat di Ford che contribuisce a rendere l’atmosfera cupa ed ipnotica. È un brano senza tempo, attuale ma che potrebbe provenire tranquillamente da un mixtape di metà anni ’90 come da un’anticipazione di quella che sarà la musica underground del 2050, un rap classico come è giusto che il rap sia. Come è stato scelto come primo estratto dell’album?
Quel pezzo (tra i primi che ho registrato) ci è piaciuto da subito. Il beat è incredibile. Ho voluto accentuare il fattore ipnotico del beat con quel ritornello ripetuto, sono entrato io stesso nel vortice. L’ho scritta di getto, al volo. Tutte le scelte, dai featurings ai singoli, ci sono venute molto naturali. Ci sembrava un buon assaggio da dare per far capire come potesse essere il disco.
L’album è pieno di guest stars che non si sono risparmiate nel creare strofe potenti e che lasciano il segno. Dal pessimismo del Danno, che fa di ogni suo intervento una perla, al ritornello di Esa, king assoluto, passando per altri pesi massimi del rap nostrano come Lucci, Hube, Gast, Croma e Brain. Come sono nate queste collaborazioni?
Parto dicendoti che è stato tutto cosi facile che io stesso sono rimasto colpito. Non è stato un disco forzato, è nato e ha preso una sua forma, noi abbiamo solo seguito il nostro istinto.
Col Danno era da tempo che avevamo in sospeso di fare una traccia assieme. Quando ho sentito questa beat e ho scritto quel ritornello ho capito subito che era la traccia giusta per lui. La sua strofa è incredibile.
Per quanto riguarda gli altri pezzi, Ford mi aveva dato il beat di quella che sarebbe diventata “Non ritorna più” e voleva fargli fare delle strofe a Lucci e Hube, mentre io ho sentito Esa. Gli ho spiegato la faccenda e gli ho chiesto un ritornello da mettere tra le tre strofe. Che dire, ci ha fatto un ritornello super West Coast che solo un maestro come lui poteva tirare fuori.
In quasi tutti i dischi faccio almeno un pezzo dove tiro in mezzo una delle mie grandi passioni: fumare. Anche in questo album non poteva mancare. Chi chiamare se non due fumatori pro come Brain e Gast? La traccia si chiama HARLEY e, a parer mio, è una delle migliori dell’album. Ci hanno dato due strofe bomba.
Con Brain – con cui ho in comune il collettivo Boiled Brains – avevo già fatto dei pezzi in passato. Un mito, oltre che un amico. Con Gast ci conosciamo da anni ma è stata la prima volta che abbiamo avuto modo di collaborare e devo dire che è stato davvero un piacere. Averli insieme sulla stessa traccia per me è una figata.
Per quanto riguarda Croma e Dj Grappo, sono i miei fratelli, della mia crew storica DSCT.
In un disco così importante per me, non potevo non chiamarli. Siamo cresciuti insieme.
FORD78
Com’è stato lavorare con Greve? I beat sono nati adattandosi ai suoi testi o è avvenuto il contrario?
Ho un caro amico a Roma con cui ci conosciamo da oltre trent’anni, lui è un musicista, suona il sax ma è anche un producer; abbiamo suonato diverse volte assieme e composto produzioni spesso a quattro mani. Durante una session nel mio studio usando MPC, sax eccetera, gli ho esternato il desiderio di ritornare a fare qualcosa di rap (era dai tempi di “Unabomber” che non facevo un disco intero tutto mio).
Da lì, l’idea di cercare un rapper valido da affiancare alle mie produzioni. Detto tra noi, però, fino ad allora mi erano capitati solo qualche trapper o persone che non erano adatte a lavorare sul progetto che avevo in mente, che andava dalle 6 alle 10 tracce. Questo mio amico alla fine, durante quel giorno di session, mi fa: “Ma perché non senti Greve, lui sta in fissa con il suono Broken Speakers e gli piacciono un botto le tue produzioni, è un ragazzo sveglio, forte a rappare”.
Quindi appena ho sentito 2/3 pezzi suoi, ho detto subito al mio amico di darmi il suo numero. Avevo veramente un sacco di produzioni pronte da fargli sentire per capire se c’era la struttura per fare un disco. Nell’arco di 2 giorni, quindi, ho contattato immediatamente Federico e ci siamo trovati subito bene, pure se è stato un incontro un po’ così, tra telefonate, messaggi e invio di file.
Generalmente quando qualcuno mi chiede una collaborazione o sono io a proporla, mando un pacchetto delle mie ultime produzioni, alcuni beat che magari ritengo più adatti. In questo modo ho subito un feedback, e capisco che mood cerca l’mc, se vuole una cosa un po’ più funk, o se piuttosto cerca atmosfere più cupe.
Quindi a partire da quello, abbiamo cominciato a lavorare in maniera abbastanza serrata, tanto che era un continuo scambiarsi provini e produzioni. Diciamo insomma che siamo partiti dai miei beat, scelti poi da Federico da un pacchetto che ne conteneva circa una venticinquina, e da cui poi abbiamo tirato fuori queste 8 tracce. E man mano che andavamo avanti, Greve mi mandava le sue bozze, ed io ero super contento di quello che scriveva, anche perché è uno dei pochi mc’s della sua generazione che in questo momento ha contenuti un po’ fuori dallo standard. Presenta un’attitudine che a me piace molto, ed io vengo da un periodo storico in cui l’attitudine è proprio un po’ quella che ha Fede. Ci siamo trovati subito molto bene e abbiamo iniziato a lavorare immediatamente al disco.
C’è una marcata riconoscibilità nelle tue produzioni per l’ambientazione che sanno creare, fornendo il giusto supporto a testi di un certo spessore. Cosa accade quando ti siedi per metterti al lavoro? Hai chiaro in testa il risultato che vuoi ottenere o ti lasci guidare dalle sensazioni del momento?
Per quanto riguarda le produzioni ho avuto la fortuna che, tra le altre cose, Greve fa anche il beatmaker, quindi si può parlare la stessa lingua. Abbiamo molti riferimenti in comune in quel senso. Lui cercava forse dalle mie produzioni, quello che pure io stesso probabilmente preferisco nel comporre, partendo magari da un bel tappeto nel beat che può essere più o meno cupo, ma che crea l’ambientazione per metterci su una bella batteria boom bap, diciamo.
Eravamo entrambi completamente sintonizzati, anzi, vedendo il feedback che avevo da lui, tendenzialmente il progetto diventava sempre più underground. Avevo così la possibilità di non mettermi un limite, e dire no, questa roba è troppo oscura, o questa roba è troppo rap. Con Greve tutti questi limiti non c’erano, perché era proprio quello che cercava, ed entrambi cercavamo di realizzare qualcosa che fosse di impatto, ed è stato quindi piuttosto facile scegliere i beat. Dopodiché man mano che i pezzi prendevano forma, abbiamo proposto entrambi dei nomi per dei featuring, i quali hanno tutti accettato rapidamente, fornendo strofe e ritornelli molto fighi, come Esa o Danno. Con Simone (Danno) è stato anche molto gratificante, perché siamo riusciti a registrare tutti e quattro assieme. Fede è partito appositamente infatti da Bologna per venire a Roma e registrare nello studio di DJ Ceffo, ed il pezzo è venuto fuori così particolarmente bene per l’affiatamento tra noi 4 creatosi, ma questo non toglie niente alla riuscita degli altri pezzi, di cui sono piuttosto felice del risultato ottenuto.
Quando si parla di Ford78 la mente torna naturalmente ai Brokenspeakers, ai tuoi lavori con Lucci, “Unabomber” e sicuramente al contesto romano. Questi lavori sono riconducibili, correggimi se sbaglio, al tuo habitat quotidiano, ad artisti che conosci da tempo e che prima di essere artisti sono amici. Con Greve è stato diverso, provenite da due città diverse, avete storie diverse ma l’alchimia su “Magneto” è perfetta. Come scatta la scintilla con gli emcees con cui decidi di lavorare, quando non li conosci profondamente come Lucci o Hube? Cosa ti fa dire “voglio che questo canti su un mio beat”?
Nel caso di Federico, sia la sua qualità nel Mcing che l’attitudine, che come ti dicevo è quella che piace a me. Non ti nascondo che parte di quello che vedo adesso nella scena non mi aggrada totalmente. Capisco che le robe poi si evolvono, però non è neanche scontato che mi debba piacere tutto quanto quello che esce. Trovare quindi una persona come Greve, che ha oltre dieci anni meno di me, con cui mi trovo bene e sono in sintonia, mi dà la possibilità di lavorare sul mio campo di gioco, però con un MC relativamente giovane; Fede ha già fatto molto nel suo percorso artistico ma ha ancora tanto da dare, avendo poi quello sprint, che magari un rapper più che quarantenne non ha, che magari ci mette un anno e mezzo a chiudere un progetto. Noi trovandoci sullo stesso binario, in realtà a fine marzo 2023 avevamo già finito il disco, in cinque mesi quindi eravamo pronti con l’album. Si è solo allungata un po’ la situazione relativa al missaggio e mastering del disco, e alcuni piccoli cambiamenti, però a parte questo, è stato un progetto che abbiamo realizzato in tempi veramente brevi.
Ringrazio Greve e Ford per aver avuto la pazienza di aspettare l’uscita dell’intervista, ma anche per la sincerità e l’entusiasmo con cui hanno risposto alle mie domande. Per chi ci legge invece, andate sulla piattaforma che preferite ad ascoltare “Magneto”, se non lo avete già fatto!