Brigitte Bardot e il suo essere cinema, ancor prima di farlo
di Erminia Maria Gullo2 Luglio 2024
Foto in alto: Brigitte Bardot ritratta dal fotografo Douglas Kirkland
Eccola: senza sottile ironia, è rimasta quella che era. Quella che era intesa come prodotto biologico del passare del tempo. Senza che questo passare del tempo fosse intaccato nemmeno da un cambio di stile in qualche modo, né da operazioni che possono essere fatte sul proprio corpo per fini estetici/identitari.
Lei è Brigitte Bardot: lo è anche ora.
Lungi da me fare un discorso sulla “bellezza naturale”, sic!
Primo perché il discorso sul “naturale e artificiale” è abbastanza complesso. E se devo propendere per qualcosa, propendo per la seconda opzione: la società stessa è qualcosa di artificiale/l’incesto è qualcosa di naturale. Fate voi i vostri dovuti ragionamenti.
Non voglio andare fuori tema, però mi preme sottolineare a mo’ di esempio: ho amato profondamente Genesis Breyer P-Orridge, tutto il suo percorso; sono affascinata da tutto ciò che non è identitario, che sfugge da ogni equilibrio biochimico.
Non su di me, sono biochimicamente sfasata dall’età di 6 anni. Guardo con profondo interesse la Orlan: le sue trasformazioni; al culto che passa dalla chirurgia plastica barocca fino ad arrivare all’universo robotico.
E ancora: vogliamo continuare con la stupida retorica “è rifatta, se fosse naturale…”.
Chiariamo questo discorso. Una cosa è dire “a me non piace quello che la persona è ora”, ossia: “i lineamenti nuovi, i suoi cambiamenti, non rientrano in quello che è il mio gusto”.
[Beati voi e il vostro dogma/gusto]
Una cosa è dire “è bello/a perché è rifatto/a”. Bene: e cosa vordì? Se quello che è ora, è bello/a, è quello che è ossia, ai tuoi occhi: bello.
Continuiamo?
Ci sono le super tettone, le super culone, le super labbra e le super grandi labbra.
Ed io trovo tutto bellissimo. A tratti orrorifico e quindi forse ancor più bello del bellissimo.
Se poi proprio avete voglia di continuare questo discorso, andate a leggervi i 2 articoli che ho scritto qui e qui.
Ma a me interessa tornare a Brigitte.
Ecco: Brigitte non ha fatto nulla. Ed è l’unica attrice al mondo che potrebbe interpretare ancora se stessa.
Questa sua stasi, è fotografia perfetta del suo essere reazionaria.
(Non mi va di aprire un discorso politico: via comunisti dell’ultima ora all’assemblea del liceo, via magliette di Che Guevara).
È palese che le idee della Bardot in merito facciano sorridere e abbiano sempre fatto sorridere. E a me fa tenerezza.
Brigitte è la curva perfetta che inizia da “Manina, ragazza senza veli”, fino ad arrivare a questa foto.
Brigitte d’altronde, non ha mai amato il cinema. Non le interessava. Non ha mai interpretato nulla se non se stessa.
Brigitte Bardot è B.B. È il profilo personaggio perfetto scritto da tutti gli sceneggiatori più validi al mondo messi insieme. È la mancanza totale di dualismo tra fare cinema ed essere cinema. Cosa che era ad esempio Michel Piccoli, in maniera diametralmente opposta.
Tre registi hanno capito perfettamente questo: in primis Roger Vadim in“Et Dieu… créa la femme” e i film a venire.
Lo capì François Truffaut, complice il discorso con Hitchcock.
Truffaut non avrebbe mai potuto fare un film con B.B., ma senza nessuna accezione negativa in questo. Semplicemente la carica erotica di B.B., il suo essere B.B. non avrebbe mai potuto viaggiare con un film di Truffaut, perché sarebbe scomparso tutto e sarebbe rimasta solo B.B.
Lo capì Jean-Luc Godard, che infatti la inserì in poche inquadrature di “Masculin Féminin”, dove interpretava, appunto, Brigitte Bardot (donna/personaggio).
E non solo: Godard è stato l’unico grazie alla sua poetica/non poetica, alle sue disarmonie di montaggio, di inquadrature, di tutto, a rompere in maniera incantevole la B.B. personaggio, a distruggerne l’identità, consentendole di essere B.B. ma nello stesso tempo di fare una delle interpretazioni più belle della storia del cinema ne: “Le mépris” .
Ma B.B. era sempre B.B., è stato Godard a renderla altro.
Includerei la fine/capolavoro di Louis Malle in “Vie privée” dove Jill è Brigitte Bardot, nella sua sfera privata che è sempre sfera personaggio.
E concluderei con la bellezza pittorica di Brigitte in “Histoires extraordinaires”[Tre passi nel Delirio].
Sempre di Louis Malle.
Brigitte è cinema, perché ha avuto il dono pari a nessun altro di nascere cinema.
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