Il rap hardcore abruzzese scende in campo con Gio Lama & Andrea Dono
di Marco Giani17 Dicembre 2024
In alto: la cover di Liberaci dal mare di Gio Lama & Andrea Dono (Zona Brada) a cura di Blacksmith ripresa da una foto di Eric G
Uscito il 13 dicembre, il nuovo disco “Liberaci dal mare” del produttore Gio Lama e del rapper Andrea Dono riporta alla luce una regione troppe volte sottovalutata dalla scena HH, ma che vanta mc’s d’eccezione, come Lou X e Cuba Cabbal (presente anche in questo album).
“Prodotto tipico abruzzese Rocky Marciano, pensiamo in dialetto, non in italiano… uso la costa come medicina, per un posto senza eroi dove è tornata l’eroina, niente coca e vida loca…”
Ancora una volta la provincia, scrive un’altra piccola perla nel mare del rap del bel paese, mostrando che non esistono solo le grandi città, ma anzi, sono spesso le realtà più piccole a scrivere le pagine più interessanti della scena rap, che, in culo a tutti, non ne vuole sapere di morire.
Non sono mai stato a Pescara, ma mi riconosco infatti molto nella provincia raccontata da Andrea Dono.
La provincia che pretende un riscatto.
Sarà che anche io sono “Figlio della stessa fame“, che anche la mia è una regione di mare (dall’altra costa) e che anche da me “l’accento cambia se ti sposti di qualche chilometro”.
E mi riconosco anche nelle rime di chi ha cambiato città, regione o nazione come gli mc’s nel super pezzo cypha RawSteel MonStarz 2.
Perché puoi emigrare dove vuoi, ma la provincia te la porti dietro; è sempre là, dentro di te, a ricordarti chi sei e da dove vieni.
“Pescara è dei pescatori, Pescara è rimasta hardcore“
“Liberaci dal mare” è un disco maturo, hardcore, che prende il sapore del mare, del freddo e lo riporta in musica, parlando di tradizioni, delusioni e orgoglio, (…”Pescara è dei pescatori, Pescara è rimasta hardcore“…) , tra citazioni di film di Bergman (bellissimo “Il settimo sigillo” dove il protagonista gioca una partita a scacchi contro la morte, se non l’avete visto recuperatelo subito) e film dell’orrore (“Le colline hanno gli occhi“, “Morte a trentatregiri“, “La casa dalle finestre che ridono“).
Il mare, con tutta la sua simbologia, diventa il leitmotiv dell’intero album.
Da elemento fisico che definisce la geografia della costa adriatica, esso si trasforma in una metafora delle difficoltà, dei sogni e delle contraddizioni della condizione umana.
Ogni traccia sembra portare con sé il sapore della sabbia, il profumo del sale e la forza di un vento incessante, elementi che raccontano la vita e la lotta di chi vive in questo angolo d’Italia.
Andrea Dono ha rime potenti ed evocative (“le mele migliori non le danno ai maiali, pensano che ci siamo arresi, ma non trovi ago e filo nei biscotti danesi“), dove il mare diventa un simbolo universale di orgoglio e inquietudine.
Attraverso testi che intrecciano esperienze personali e temi collettivi, riesce a costruire un racconto profondo e coinvolgente.
Le sue parole, ricche di immagini vivide, trasportano l’ascoltatore in una dimensione sospesa tra realtà e simbolismo; richiedono un ascolto attento per trovare delle citazioni e suggestioni nascoste, come tanti Easter Eggs che escono fuori.
Il disco riesce a restituire centralità al suono underground abruzzese nel rap italiano, e dimostra che è possibile creare musica autentica e di alta qualità al di fuori dei circuiti mainstream.
Non sono mai stato a Pescara dicevo, ma mi farei volentieri una settimana in compagnia di tutta la Zona Brada, a farmi un giro con loro per l’Abruzzo e persino un giorno sul peschereccio.
Attendiamo i live e… tenete d’occhio per i prossimi anni questa crew!