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Milano: il business del design e il fuori salone del Fuori Salone



Da quando vivo a Berlino vedo le cose da un altro punto di vista. Le guardo in modo satellitare. Sopratutto quando si tratta di Milano, la città da cui provengo.

Il Salone del Mobile di Milano, con annesso Fuori Salone, è uno di quegli eventi su cui mi paracaduto regolarmente. Ogni anno l’aspettativa si rinnova ma l’entusiasmo scade in breve tempo. Durante le ultime edizioni ci si è progressivamente abituati ai classici “in linea col passato ma rivolti al futuro…”. E anche quest’anno i grandi nomi hanno rispolverato i best-seller in una trionfale mescolanza di passato e futuro, mentre i piccoli hanno gareggiato alla ricerca della bizzarria più astrusa.

Il vero smacco è arrivato dal Salone Satellite. Il padiglione della fiera di Rho, dove i giovani emergenti espongono i propri progetti, quest’anno proponeva “Design e Tecnologia”. Tra un box e l’altro campeggiavano frasi di Steve Jobs serigrafate, ma nel mare di sgabelli e divani a cassetti, di tecnologia neanche l’ombra. Poco più in là, invece, il padiglione del Salone vero e proprio regge la recessione, mentre accresce imperterrito il business delle grandi aziende.

Quello che lascia sempre più perplessi è il circuito esterno. Un circuito che, ingolosito dal successo di Zona Tortona, ha certificato e bollato interi quartieri urbani come “Distretti del Design” (Brera, Porta Romana e Porta Venezia), monopolizzando il giro d’affari dell’area.

La qualità, intesa come proposte innovative sensate, sembra rifugiarsi nel circuito ancora più esterno, quello di zona Isola o di zona Lambrate: un fuori salone del Fuori Salone, insomma. Ma anche qui la sensazione è sempre meno autentica e si riparte alla ricerca di qualcosa di ancora più satellitare…

 
Tutte le foto che illustrano questo articolo sono opera dell’autore