Scopri l'universo
espanso di Gold
Gold enterprise
Goldworld Logo
I SIMPSON L’HANNO GIÀ FATTO
EVENTS

Dedicato alla Musica: DJ Shocca incoronato “King” ricorda alle generazioni il significato di cultura



Un ringraziamento speciale ad Andrea ‘Nose’ Barchi per la concessione delle foto

1 Ottobre 2025. Le porte dell’Alcatraz di Milano si aprono alle 19:00 per “Dedicato alla Musica“, il super party in onore di Roc Beats aka DJ Shocca. Avremmo voluto essere lì con largo anticipo, ma con un po’ di impegno (che assume il nome di aperitivo) riusciamo ad arrivare con 20 minuti di ritardo.

Davanti a noi si è già formata una striscia compatta di spettatori che ci allontanano dal palco di una decina di metri. La maggior parte di loro sono giovani, dove per “giovani” si intende ben al di sotto dei trent’anni. DJ Tsura parte con ampio ritardo, ma ci rallegra e infotta subito con perle underground hardcore che spianano strada alla fantasia: quale sarà il prossimo pezzo?

Intanto però l’Alcatraz si riempie, e il tempo passa. Dopo quasi un’ora si vede un polso alzato nel gesto dell’orologio: tempo scaduto, adesso basta, vogliamo Shocca. E per citare un album del dj e produttore veneto che tutti aspettano, quel gesto, per quanto scortese, è “Sacrosanto“. Un’ora è lunga. Specie sapendo cosa precede: uno dei concerti Hip Hop più importanti dell’anno.

L’Alcatraz straripa. Centinaia di mani si agitano a tempo. E poi eccolo, Roc Beats.

Maglia numero 60, come il nome della sua ultima creazione, “60 Hz II“, secondo capitolo di una gemma che ha segnato la storia del rap made in italy venti anni or sono. 60 Hz II, pubblicato nel giugno 2025, ha avuto un successo strepitoso, e se lo merita: la sua qualità è sotto gli occhi di tutti (splendida copertina di DeeMo i cui riferimenti alla lotta di classe conferiscono spessore visivo a un prodotto già di per sé di alto valore sociale) e soprattutto nelle orecchie di tutti (fin dalle prime note avvertiamo un richiamo a ciò che è stato, ma il sound è irrobustito da dettagli sonori che evidenziano un percorso, e una mutazione, tutti da scoprire).

Insomma, se non si fosse ancora capito, il primo ottobre 2025, sul palco dell’Alcatraz di Milano, è andato in scena uno spettacolo potente, il cui filo conduttore è la trama musicale che si dipana dall’11 marzo 2004, data di rilascio del primo, iconico “60Hz“, attraverso uno snodo generazionale, fisicamente tangibile la sera stessa del concerto: “vecchi” e giovani insieme, sul palco e sotto al palco, uniti dalla musica.

Ensi e NeffaDedicato alla Musica backstage
Nerone, Gemitaiz, DJ 2PDedicato alla Musica backstage
TormentoDedicato alla Musica backstage
Silent BobDedicato alla Musica backstage
Mistaman e DJ TsuraDedicato alla Musica backstage
Johnny MarsigliaDedicato alla Musica backstage
ZontaDedicato alla Musica backstage

I big entrano in scena a coppie. Ensi e Nerone aprono le danze con “How we roc“, pezzo carichissimo, fottutamente Hip Hop – concedeteci il francesismo – con un ritornello che ti prende le mani e le tira su quasi per magia.

La ricorrente nonché dibattuta frattura fra vecchio e nuovo qui è superata. Matteo Bernacchi ha preso i cocci e li ha ricomposti. Ogni saldatura luccica scintille dorate, come nel leggendario vaso giapponese. E allora capisci che è ancora possibile ascoltare buona musica rap, testi e note che vengono dritti dal cuore e restituiscono un senso di appartenza, l’idea che la musica è un viaggio condiviso, spesso controcorrente, ma non per questo solitario.

Da lì in poi lo show diventa intimo. Sembra di conoscerli tutti da sempre, amici di una vita: il vecchio Torme, il mitologico Neffa, MadBuddy che non ha mai tolto il piede dalla strada, lo sfuggente Stokka, Mistaman con il suo timbro caustico; e persino i nuovi (per chi scrive) sono già familiari: Izi fra tutti, carico e genuino benché emozionato dalla circostanza solenne. Inutile elencarli tutti. E ogni brano è una frecciata all’anima.

Neffa e GhemonDedicato alla Musica live
Madd Buddy, Roc Beats, Stokka, IziDedicato alla Musica live
TormentoDedicato alla Musica live

Poi le soprese. Spunta, a un tratto, un magro figuro: Bassi Maestro. La folla lo accoglie con l’amore serbato per uno zio lontano da tempo. Non canta, ma lì, accanto a Shocca, sullo scranno più alto del palco, è come se lo facesse.

Preme il tasto e parte “Stupidi“, base di Roc Beats, la voce è sua ed evoca un tempo che credevo sepolto, e invece guardo tutti quei ragazzi cantarla insieme a me e all’improvviso una botta di nostalgia inaspettata mi travolge.

La musica è anche questo, si diceva, un collegamento spazio-temporale fortissimo, come Neffa che si scusa pubblicamente con Shocca per averlo evitato in un periodo in cui si sentiva sempre arrabbiato, lo chiama gentiluomo e capisci che è successo qualcosa di piccolo e cruciale, semplice e fondamentale: uno screzio ricucito sul filo di un pentagramma. La fine è l’inizio. Parole di Neffa, ma ancor prima di un grande poeta inglese (T.S. Eliot).

E cosi il concerto si conclude come credevi sarebbe cominciato, con il brano introduttivo di 60 Hz II. Tutti sul palco. È una riunione di famiglia. Grandi assenti il Danno, Club Dogo, Clementino e Inoki. Ma l’atmosfera densa e vitale di Unlimited Struggle non ti fa desiderare altro che essere sul quel palco per ballare con loro, anzi per loro, ed è un peccato che nessuno abbia invitato bboys e bgirls a rendere più Hip Hop un quadro già quasi perfetto.

Shocca scende dal pulpito e abbozza un tentativo di discorso ma si mette a piangere. Potrebbe essere il momento più alto della sua carriera. Durante il concerto non c’è stato artista che non gli abbia reso omaggio davanti alla folla straripante. Shocca, in preda all’emozione, vuole esprimere gratitudine, e incoraggiare tutti a perseguire i propri sogni.

Ci riesce bene. E più che Shocca, ad ascoltarlo suona come Matteo Bernacchi.

Gran finale Unlimited Struggle & Friends – Dedicato alla Musica live