Il 1° settembre uscirà il romanzetto d’esordio di Filippo Brunamonti, con le illustrazioni di Mauro Cicarè ed una prefazione di Vincenzo Mollica. Titolo: Il primo latte.
L’essenza narrativa di questo giovane scrittore sta tutta in quarantaquattro lettere che un nonno lascia ad un nipote, perché le apra quando non ci sarà più.
In questo tempo epistolare c’è tutta la vita o almeno una vita che valga la pena di essere vissuta dal primo latte in poi.
Accanto (con)vivono i disegni in bianco/nero di Mauro Cicarè artista civitanovese, illustratore, pittore e docente all’Accademia di Belle Arti.
Dopo aver letto tutto di un fiato il breve romanzo di Filippo ho approfittato della sua vicinanza con Goldworld per fargli alcune domande:
Il primo latte è un romanzo autobiografico?
Non è facile prevedere quanto possa diventarlo. Lo sento mio tutte le volte che sono sfiduciato e senza amore. Beato mio nonno che ce l’ha fatta. Darei qualsiasi cosa per una idea come la sua. Lasciare quarantaquattro lettere ad un nipote, perché le apra quando non ci sarà più.
Quando è datata l’ultima?
Non ne ho memoria.
Quando hai aperto la prima?
A sette anni. Ho seguito alla lettera le istruzioni e mantenuto il segreto. Sino ad oggi.
Un romanzo del genere è molto intimo, come ti è nata la voglia di renderlo pubblico?
Ho raccontato questa storia – per la prima volta – al cronista impressionista e impressionabile Vincenzo Mollica. Mi disse con un sorriso: “Dovresti scriverci un romanzetto!”. Non ho predisposizione al mestiere, così rinverdire le quarantaquattro lettere ha fatto riaffiorare piccoli drammi che credevo sepolti. E’ bastata una notte e il romanzo era nato. L’indomani ho guardato la prima stampa e ho detto: “Adesso vai”.
Come è nata la tua collaborazione con Mauro Cicarè?
Nel 2010, prima di volare a New York per lavoro, ero convinto di morire. Ho riempito la valigia di diavoli e di libri, tra questi quelli dell’illustratore, fumettista e pittore Mauro Cicarè. Volevo che i suoi fossero gli ultimi disegni a segnare per sempre il mio destino. Poi non sono morto più e, tornato in Italia, ho scritto una lettera di ringraziamento all’angelo Cicarè.
Progetti in cantiere?
I progetti sono tutte strade, ma c’è un sogno che inseguo a scatola chiusa: trasferirmi in Canada con la persona che mi ha salvato la vita. Correre fuori nella neve e piangere una volta ogni sei mesi.
Il primo latte si può già ricevere scrivendo a libriacquaviva@gmail.com