Che la tipografia (nel senso anglosassone del disegno dei caratteri – non in quello nostrano del posto dove si stampa) fosse una roba erotica, è cosa nota. Forse anche solo per una questione di vocabolario: perché si parla d’anatomia: di corpo, di grazie, di curve… di forme femminili, insomma. Che in inglese, poi, è ancora peggio – che i discendenti si chiamano legs, tipo – e non stupisce che ci sia chi traduce font al femminile (il dizionario lo permette) e dice “ho usato questa font“.
A contribuire poi al fascino porno(tipo)grafico è l’offrirsi delle suddette font in un catalogo di delizie. Perché i caratteri vanno scelti, capite. Per ogni grafico la palette di selezione dei caratteri in Illustrator è un po’ come il catalogo delle dame del Don Giovanni di Mozart. Quello che recita, per capirsi: “Chi ad una è fedele, alle altre è crudele…”. E difatti la monogamia non è certo facile per chi commercia coi caratteri, che tutti sanno che basta sentenziare cose tipo “D’ora in avanti userò solo l’Helvetica” per ritrovarsi a cedere alle lusinghe tutte seicentesche e libertine e francesi d’un Garamond…
Simone Massoni, questa cosa l’ha capita bene: la storia delle forme femminili, e delle grazie, e anche dell’inglese, e soprattutto del catalogo di delizie. Ha fatto un calendario che si chiama “Chicks & Types”, che è una gara di sensualità tra le curve femminili e quelle tipografiche. Ha invitato Cosimo Lorenzo Pancini, da lungo tempo malato delle medesime passioni, a scrivere attorno a questi disegni delle storie.
Angeline
& cut.
& rifacciamola.
& io che penso: no, scusa. Qualsiasi cosa ma no, non rifacciamola da capo. Perché per voi che guardavate dal lato della cinepresa, la scena aveva quella soffusa & angelica sensualità perfetta per vendere il bagnoschiuma subito dopo il telegiornale – una robina graziosa, da famiglie. Ma per me che stavo lì di quinta & in ginocchio a reggere il diffusore, la storia era tutta un’altra: una visione di infinita pelle bianchissima & natiche levigatissime…
& ti dico che lei lo sapeva, lo sapeva benissimo. Che ogni volta che Robert dava lo stop & lei recuperava la posizione, ecco, mi tirava uno sguardo veloce & malizioso – di quelli suoi di tre quarti, con metà viso sempre coperto dai boccoli dorati. & io mi dicevo se la rifate da capo & mi tira un altro sguardo di quelli, non so se sarò in grado di tenere ancora il pannello in posizione perfetta & tutto quanto…
-Ah, l’Amore a Prima Vista…
-Nah. Io non ci credo nell’amore a prima vista. Nel sesso a prima vista, casomai sì, ma l’amore è una roba che richiede un numero minimo di inquadrature. Non è che basta un bel faccino incorniciato di riccioli biondi & bam!, ti trovi i lepidotteri nell’antro pilorico. Sì, lascia stare, è un modo di dire, non ti distrarre. Però, è vero: mica ne servono tante.
Fai un primo piano di lei davanti allo specchio da trucco, & fuori fuoco sullo sfondo io che monto le americane. Storte. Sì, stortissime.
& ancora: lei dopo le riprese, in una nuvola d’accappatoio bianco, & io che le porto un caffé – niente zucchero grazie, sono dolce abbastanza – & io che sorrido anche se mi sono ustionata la mano con quello che ho rovesciato prima.
& io che in pausa le spiego come funziona un esposimetro, le misuro la luce delle ali & poi degli occhi…
– Un trionfo di lepidotteri.
– Una voliera. & poi a rovinare tutto: Claude che arriva & le sorride & lei che sorride a Claude – tutto vicinissimo & a fuoco. Solo io sono fuori campo, una sfuocatura che stringe l’esposimetro in mano, come potesse salvarmi la vita.
– Ci si innamora sempre di ciò che non si può avere. Che poi, fosse stato solo Claude…
-Jean, ti voglio bene, ma muori. & sì, Claude non è l’unico. Con Robert s’è baciata al party di fine riprese & con Christophe s’è fatta il giro dei ristorantini della Rive Gauche…
-Deve piacerle tanto essere al centro delle danze.
-Forse.
-Anche stasera: ci siamo tutti, no?
-Sì. Ci siamo tutti. C’è tutto il mondo della pub al Da Aldo per la cena di lancio & lei arriva con Claude, scende dalla macchina sbattendo la portiera. & davanti a Christophe & a Robert & a tutta la troupe, si becca uno schiaffo da Claude, non si sa se per il bacio, per la Rive Gauche o per la portiera. Claude gli tira uno schiaffo che… c’è una parola per dirlo?
-Claude è una bestia.
-Però: nessuno si è mosso.
-No.
-& quando prima lei piangeva seduta da sola al tavolo per due, io & te & tutti siamo rimasti fermi al nostro tavolo.
-Sì. Siamo rimasti tutti seduti, fermi.
-&, da sola:
-Angeline.
-& dimmi perché, Jean. Dimmi perché siamo rimasti fermi.
-Che ne so. Il mondo della pub è pieno di starlet bellissime & egocentriche. Il mondo della pub è crudele. Il mondo della pub è pieno di vecchi froci insensibili.
-Tu non sei insensibile.
–Stronza, io non sono vecchio.
-E’ che lei è diversa. E’ tipo una creatura del cielo caduta in mezzo ad un cazzo di ristorante italiano, & tutti fanno finta di disprezzarla per non ammettere che è troppo più bella di tutti loro.
–Ti piace proprio, eh?
-Sì. Cioè, non è che mi piace. E’ che la riconosco.
-E’ solo che non puoi averla.
-No? Perché? Perché non sono un produttore?
-Perché in caso saresti una produttrice. & lei mica è…
-Che ne sai.
-Vuoi dire che…
No.
Basta parlare: non ti dico niente.
So solo una cosa: che fuori da qui Rue Saint Germain è una merda piovosa piena di turisti, & fa freddo, & sono ancora vestita con quella tuta beige che mi fa sembrare una balena.
Ma uscirò di qui & la raggiungerò.
& lei starà sorridendo.
& ci sarà tutto il mondo della pub sotto la pioggia a correre, a tagliare, a rifare da capo & a riprendere la posizione.
&, da sole:
io & Angeline.