C’erano una volta le vacanze della casta. La casta dei parlamentari ovvio. La stagione per loro iniziava già a giugno quando i week-end si allungavano più del solito per finire pigramente a settembre inoltrato. Da tre anni a questa parte anche per la casta le vacanze si sono accorciate, proprio come per tutte le famiglie italiane.
A diminuire il periodo di meritato riposo fu all’inizio la crisi tra Fini e Berlusconi. L’anno seguente fu la volta della finanziaria d’agosto e dell’innalzamento dell’iva. A guastare le vacanze dei nostri paladini questo anno hanno contribuito: la riforma della legge elettorale, la spending review, la crisi finanziaria e l’attacco dei mercati. Per non dimenticare poi il nemico comune oramai a tutti i partiti: l’antipolitica (ricordate quante polemiche per le vacanze natalizie alle Maldive di Rutelli e Casini? Che poi uno va lontano e chi si trova proprio lì? Il vicino di banco e i paparazzi! Chiamale vacanze!)
Fatto sta che il duro lavoro estivo dei parlamentari poco ha rinfrancato lo spirito del buon Presidente della Repubblica Napolitano. Dalle Eolie (dove era in vacanza) ha implorato più d’una volta i partiti a cambiare il porcellum.
Una cosetta mica da poco che ha levato il sonno, la fame e la voglia di far festa alla maggior parte di chi oggi alloggia tra palazzo madama e palazzo montecitorio. La battaglia tra maggioritario a doppio turno con premio di maggioranza vs proporzionale con sistema uninominale e quindi liste bloccate in realtà era tutta una farsa. Il Pdl per impaurire tutti ha chiamato in causa le prefenze. Un bluff ovviamente. Neanche a mr B. In persona, l’uomo dalle preferenze megagalattiche è mai piaciuto questo sistema. Di voti il suo partito proprio non ne ha più. Figurarsi poi le preferenze personali. Un dramma questo che ha spinto il cavaliere ad annunciare la sua candidatura, necessaria a causa di quel quid mancante nel da lui nominato Alfano. Il segretario del pdl non ci sta però a essere trattato così. E dopo aver raggiunto, con famiglia al seguito per le vacanze, il cavaliere nella sua villa al mare in sardegna ha cercato di capire cosa stesse succedendo nella casa dalle troppe libertà. Un cambio di nome. Grande Italia forse. E poi bisogna puntare sugli amministratori locali. Perchè Alfano vuole vincere, non pareggiare alle prossime elezioni.
E quella degli amministratori é una ricetta che affascina anche il Pd. Il partito di Bersani è pronto a cedere il maggioritario con doppio turno ( ma l’ha mai desiderato davvero?) per accontenarsi, si fa per dire, di collegi uninominali. Una battaglia che Franceschini, ex segretario dei democrat, sta conducendo in prima persona. Definire bene i collegi, definire il premio di maggioranza e definire ancor di più la quota dei blindati eletti al di fuori delle circoscrizioni. La posta per lui è alta. Altissima. Da questi elementi dipende la vita della sua corrente Areadem composta da Parlamentari senza voti e territorio.
Ma dicevamo perchè il Pdl dovrebbe bluffare sulle preferenze? Semplice per abbassare il premio di maggioranza, che come dicono i sondaggi alle prossime elezioni dovrebbe toccare al Pd.
Tra frizioni e malumori un’intesa forse è stata trovata. Dalla prossima settimana riapriranno ufficialmente le porte del Parlamento e quella che verrà sarà la settimana decisiva per poter cambiare una legge elettorale che ha prodotto la peggiore classe dirigente di sempre.
Una legge che potrebbe portare con sè però altre grane: accorciare la vita del governo Monti e portare il paese verso elezioni anticipate.
È stata la mancanza di questa legge a sostenere il governo Monti più di ogni altra motivazione. Assieme a questa anche le agenzie di rating che continuano a scommettere sul rigore del presidente del consiglio e solo su di lui, come se la politica tutta e noi italiani non fossimo in grado di sceglierci il nostro governo. Non bisogna poi dimenticare il supporter number one: Napolitano. Fu proprio il Presidente della Repubblica che per primo sacrificò Bersani quel 16 novembre. Chissà se il sacrificio fu davvero legato al particolare momento, con lo spread alle stelle come adesso, che non consentiva elezioni anticipate ( Bersani però le desiderava ardentemente, essendo lui a un passo dal sogno) o se quella fu una punizione inflitta da Napolitano al segretario del Pd per i fattacci di Napoli. Dovete sapere amici di sparlamento che il presidente un favore solo chiese al suo vecchio partito: Ranieri, suo pupillo prediletto, sindaco di Napoli. E il Pd candidò Ranieri alle primarie ma, nonostante l’appoggio di tutto un partito, perse contro lo sfidante Cozzolino. Le primarie furono poi annullate per brogli e al comune arrivò De magistris. Una delusione non da poco per il Pd, per Bersani, per Ranieri e per il Presidente. Ma questa è un’altra storia, che per me però ha cambiato un pò anche la nostra.