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MUSIC

Weekly song #0 Disorder



Prima di iniziare a leggere questo articolo un’avvertenza.

Questa rubrica nasce da una gestazione prolungata. Ho dovuto aspettare molto tempo prima di prendere in seria considerazione l’idea di tornare a scrivere qualcosa che non fosse il solito comunicato.

Un po’ per deformazione professionale, un po’ per pigrizia,  negli ultimi quattro anni della mia vita in occasioni pubbliche, dove diciamo poteva esserci un potenziale pubblico che avrebbe letto quello che scrivevo, ho sempre scritto in un certo modo.

Spesso capitava anche di avere delle buone notizie fra le mani, ma difficilmente riuscivo ad approfondirle come avrei voluto.

Weekly Song nasce da un’esigenza, da un bisogno irrefrenabile di fermarsi ad ascoltare una sola canzone per più volte, senza fretta. Se possibile quindi, ma sopratutto se ne avete voglia, provate ad abbandonarvi all’ascolto… concentratevi, soffermatevi sulle melodie, sulle note e sul contesto in cui questa canzone è stata composta.

Vi verrà sicuramente voglia di rifarlo.

 

Weekly Song stavolta trae spunto anche da una notizia. Peter Hook, storico bassista dei Joy Division ed ex bassista dei New Order, si esibirà questo sabato al Viper Theatre di Firenze. Dal vivo insieme ai suoi The Light eseguirà i brani di Unknow Pleasures, il primo album in studio dei Joy Division.

 

Non vi nascondo che prima di scrivere questo articolo mi sono dovuto preparare un bel po’ … tanto per cominciare ho rivisto 24h Party People di Michael Winterbottom, pellicola divertentissima che racconta la comunità musicale di Manchester di fine anni ’70. Dopodichè, dato che l’argomento dell’articolo dovevano essere i Joy Division, mi sono anche sparato quel bellissimo film di Anton Corbijn che risponde al nome di Control,  lungometraggio che racconta la tragedia esistenziale senza precedenti di Ian Curtis.

Mi sono andato a ristudiare il contesto sociale in cui si è sviluppata la storia di uno dei gruppi che ha maggiormente influenzato la scena punk inglese… insomma ho fatto i compiti a casa.

Risultato? Mi è venuta una gran voglia di riascoltare i Joy Division.

Già perchè talvolta accettare le nostre piccole sconfitte esistenziali può farci solo bene.
Ian Curtis durante la sua breve e tormentata esistenza ce lo ha fatto capire con una straordinaria semplicità e con una impareggiabile capacità evocativa.

Per questo vi dico, se vi perdete il concerto di sabato fate una gran cazzata.