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MUSIC

Weekly song #2 The Wind Cries Mary



Questa settimana arrivo un po’ “lungo” … non me ne vogliate: stavolta dovevo misurarmi con qualcosa di fronte al quale tutti i giornalisti di qualsiasi età o background culturale dovrebbero sentirsi piccoli piccoli, me compreso ovviamente.

Entro in punta di piedi e per poco tempo nella vita di un angelo del rock: Jimi Hendrix, un mostro sacro della musica del XX° secolo, le cui canzoni andrebbero studiate nelle scuole, fin dalle elementari.
Il timore reverenziale che provo di fronte a questa divinità, che durante la sua breve vita ha infiammato i più grandi raduni rock, non ha precedenti.
Già perché Hendrix è la chiave che spalanca le porte della percezione, Hendrix è Dio che suona la chitarra elettrica e qualsiasi persona dotata di un briciolo di sensibilità artistica dovrebbe essere in grado di comprenderlo.

Genio e sregolatezza, avversione alla disciplina, mescolanza di razze e culture diverse (madre di origine Ceyenne e padre Afro-americano), utilizzo talvolta smisurato di qualsiasi tipo di droghe o psicofarmaci: più che ti avvicini alle stelle e più che è facile bruciare.
Hendrix era tutto questo, e (ovviamente) non solo.

E allora per un po’ provate a staccare tutto e a lasciarvi cullare dalle ballate blues di questo grande genio della chitarra elettrica; io ve ne propongo una augurandomi che l’ascolto possa proseguire per il resto della vostra esistenza.

Una vita, quella di Hendrix, che si incrocia e si contamina con la carriera artistica dei più grandi musicisti della storia afro-americana: BB. King, Baddy Guy, Little Richards e tutti quei bluesman più o meno anonimi a cui dobbiamo tutto. Un’affermazione per niente azzardata per chi di voi ha letto il “Il Popolo del Blues” di Amiri Baraka.

Anche stavolta il soggetto della mia rubrica non è stato scelto a caso: Martedì 27 novembre 2012 infatti è il 70° anniversario della nascita di Hendrix e solo in quel giorno, nelle sale italiane che qui vi indico, avrete la fortuna di poter prendere visione di un documentario realizzato appositamente per questa ricorrenza.
L’opera, presentata da Nexo Digital, ripropone uno dei suoi concerti più celebrati, quello avvenuto all’alba del 19 agosto 1969 al Festival di Woodstock.

La macchina del tempo esiste, si chiama “Hendrix 70. Live at woodstock”. Fateci un giro.