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ARTS

Pasolini al MoMA



L’eredità dell’arte di Pasolini illumina il MoMA di New York che – dal 13 dicembre 2012 al 5 gennaio 2013 – ne celebra la produzione cinematografica con una retrospettiva integrale, presentata da Istituto Luce Cinecittà, The Museum of Modern Art e il Fondo Pier Paolo Pasolini/Cineteca di Bologna.

La chiamano “vita breve”, quella di Pasolini (1922-1975), ma è stata pur sempre una vita intensa e primordiale. Le nuove copie delle pellicole sono state realizzate per l’occasione da Istituto Luce Cinecittà in due anni di restauro. Alcune di queste sono state recentemente rivedute e corrette dalla Cineteca di Bologna.

Le opere cinematografiche di Pasolini (Bologna, 1922–1975) corrispondono a circa quattro periodi della vita socialmente e politicamente impegnata dell’artista. Il primo, “Il cinema popolare nazionale”, ha il via con il suo primo film, Accattone (1961), che lo impone all’opinione pubblica come regista inedito e di talento. A caratterizzare questa fase, che culminerà con Il Vangelo secondo Matteo (1964), troviamo opere come Mamma Roma (1962) e una serie di film a episodi – tra i quali Uccellini e uccellacci (1966) e La terra vista dalla luna (1966) – che contengono un corposo ritratto di persone ai margini della Torre d’Avorio della società.

ensatore provocatorio, artista coraggioso e visionario, per nulla incline ai compromessi… La stampa ha incensato Pasolini dando prova, allo stesso tempo, di non afferrarne mai davvero il genio. La sezione centrale della produzione di Pasolini è definita come “Il cinema impopolare”, regno granuloso dove le sue critiche verso la borghesia si traducono, nel metatesto, in lavori come Teorema (1968), Porcile (1969) e una moderna interpretazione di Medea (1969).

“La trilogia della vita” – Il Decameron (1971), I racconti di Canterbury (1972) e Il fiore delle mille e una notte (1974) – girata tra il 1970 e il 1974, è una reinterpretazione di racconti e favole tradizionali narrati in chiave moderna. Come dichiarato dallo stesso Pasolini, la scelta di soffermarsi sul passato è motivata dal fatto che, quest’ultimo, rifletta il presente in modo più profondo e onesto. L’ultima fase, definita come “L’abiura della trilogia della vita”, è rappresentata dall’ultimo disperato film del regista, Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975), castrato per anni dalla censura.

Ad affiancare la retrospettiva, una serie di eventi-omaggio. Si parte il 12 dicembre presso la Casa Italiana Zerilli-Marimò – New York University, mentre il 13 dicembre l’Istituto Italiano di Cultura diretto da Riccardo Viale ospiterà un seminario dal titolo Pasolini: uno scrittore per il nuovo millennio, e la presentazione del libro Pier Paolo Pasolini, il mio cinema, un’antologia che include interviste, storie, annotazioni, testi preliminari, soggetti e sceneggiature recuperati dagli archivi di Pasolini, a cura della sua sola erede, Graziella Chiarcossi, con la collaborazione di Roberto Chiesi (Fondo Pasolini – Cineteca di Bologna) e pubblicato da Cineteca di Bologna e Istituto Luce Cinecittà.

Il 14 dicembre, una serata con letture di brani e poesie da parte di attori italiani e americani supervisionata da Dante Ferretti, che iniziò la sua carriera di scenografo proprio con Pasolini. Dal 15 dicembre, la galleria Location One ospiterà una mostra di oltre 40 disegni e dipinti rari di Pasolini. Il 16 dicembre, il distaccamento del MoMA PS1 ospiterà un programma di performance di artisti contemporanei ispirate a Pasolini, curata dal direttore Klaus Biesenbach.

Da ultimo, toccherà proprio al MoMA PS1 proiettare Salò e le 120 giornate di Sodoma, Teorema e Medea attraverso istallazioni cinematografiche permanenti.