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È UN FALLIMENTO DELLA COMUNICAZIONE
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Jokko! Al Mandela



“Mi scoccia sembrare così arcigno…ma son proprio impatasciato (raffreddato) come si dice a Milano. Però ci tenevo troppo a venire qui”. Dalle parole di Elio viene fuori l’importanza che ha avuto la serata di ieri al Mandela Forum di Firenze. Lo show-man, ieri nelle vesti di presentatore malandato, ha ribadito che purtroppo nel nostro paese ancora c’è chi se ne frega di quelli “diversi da noi” o addirittura rema contro l’integrazione. “Siamo qui per rispondere invece che ce ne freghiamo noi di loro, tutti insieme”.

“Noi” stasera sono le circa 2000 persone che affollano il palazzetto in ricordo delle vittime della strage razzista di un anno fa in piazza Dalmazia, quando l’affiliato di casa pound Gianluca Casseri uccise due venditori ambulanti senegalesi ferendone altri tre, per poi dirigersi verso il mercato centrale e togliersi la vita, ormai braccato dalla polizia.

Una serata, quella del Mandela Forum, che servirà ad avvicinare realmente la comunità senegalese ai fiorentini solo se unita ad un interesse sincero e duraturo, che non si fermi ad un’evento di beneficenza. Lo affermano anche i rappresentanti della comunità senegalese sul palco, seguiti da Omar Pène, ieri in veste di artista e ambasciatore di Youssou N’Dour assente sul palco per un lutto nazionale.

Si comincia con la Scena Muta, di nome ma non di fatto visto che sul palco sono saliti più di 30 elementi intonando un canto in Wolof, la lingua parlata dal popolo senegalese. I ritmi tribali molto coinvolgenti hanno fatto credere al pubblico di trovarsi intorno ad un fuoco di festa, e questo tema è andato avanti per tutto il resto delle esibizioni, mischiando culture occidentali e africane.

Giobbe Covatta, prima di duettare assieme alla Bandabardò, racconta una storia di vita vissuta (da lui) in Africa, dove era andato per girare un film e fu accolto nel migliore dei modi dal villaggio che ospitava la troupe. Non perchè stessero girando un film su di loro (gli abitanti non sapevano nemmeno cosa fosse un film) ma per semplice accoglienza, insita nei loro costumi.

Qual’è la morale? – continua Giobbe – Che sono più civili i popoli che non sanno cosa sia un film ma ti accolgono con gioia di quelli che i film li producono ma ti prendono a “schioppettate” quando vai da loro”.