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Have you seen Dante?



The Vitrine Gallery, situata nel sud di Londra, è un’erba medica per chi si sente solo, un punto esclamativo tra gli arcani di fine stagione. Lo dimostra la nuova proposta in calendario fino a 2 febbraio 2013, Have You Seen Dante?, studio antropologico tra memoria e mito, in cui artisti – come Maurizio Anzeri, David Buckley, Samantha Donnelly, Justin Eagle, Clara Kenny e Damien Meade – contemplano/ripensano il corpo sotto forma di atelier esoterico, caldo, selvatico. Dal corpo-oggetto al corpo-esplorato, fino alla suprema comprensione di quel che rende l’uomo “vivo”. Lavoro, intento e sensibilità degli autori non coltivano rimpianti né cercano percorsi comuni. Arte figurativa, installazioni, ossessioni, impressioni su corpi e colori sono, piuttosto, il giro di palpebre di cui lo spettatore ha bisogno per ricordare se stesso, per attraversare senza pietà quel che abita dentro di lui, e che non scorge più.

Justin Eagle si appropria del corpo (e dello spazio) con un segno presente, tangibile, a metà tra identità culturale e significati reconditi, senso di perdita e duplicazione dell’iconografia romantica. Non è solo ciò che si indossa a definire vizi e virtù civili: tra oggetti d’abbellimento e corpo si instaura un’alchimia da scolpire nell’ambiente, una sfera d’ignoto che l’astante può forse catturare attraverso una serie di pitture, oggetti ritrovati, fotografie, collage e scultura. Eagle, ad esempio, esplora la dimensione contemporanea urbana attraverso una sequela di totem e simboli generalmente repressi o nascosti. Resi invisibili dalla quotidianità. Il risultato è un’energia sensuale che ribalta le regole del processo di riproduzione e distribuzione di immagini pop. Ci sono anche richiami al periodo moderno inglese, da Milton Keynes a Telford. Il corpo abbraccia anche la storia e l’economia.

Maurizio Anzeri immagazzina ritratti attraverso fotografie vintage (tempo storico: 1930-1940) azzerando e recidendo il volto umano, per farlo trasmigrare fino a renderlo maschera. Attorno, vive e respira un’aura psicologica che si colloca proprio là, in mezzo ai cosiddetti flea markets e ai mercati dell’antiquariato. Un’idea che ci conduce già oltre il corpo, spaccando le vertebre dello sguardo come soltanto la letteratura visiva sa fare, con una prospettiva ed un uso del 3D in stile “foto-scultura”, tra capelli sintetici su scala umana ed inquietanti presenze. Non a caso, Anzeri ha contributo ad un progetto chiamato Naturetrane, ispirandosi a Virgina Wolf (Mrs Dalloway), e rigenerando un gruppo di ospiti immaginari, primitivi e sofisticati al tempo stesso. Pronti a presenziare ad un party in onore del relitto-corpo.

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