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Cinema

Per quanto tempo ancora le primavere saranno invisibili?



A quasi due anni dalla tragedia dell’11 marzo, riuscire ad avere una visione chiara degli avvenimenti relativi all’incidente della centrale di Fukushima e della situazione attuale degli sfollati, sembra quasi diventare un`esigenza intima. Eppure, non e`impresa facile. Centinaia di notizie e dati relativi alla tragedia finiscono, nel processo di assimilazione, con il creare caos mentale, in cui può capitare di rimanere ingarbugliati e più confusi di prima. Quello che pensavi fosse un dato certo, può essere smentito dal successivo.
Siamo dunque andati a chiedere aiuto a Toshi Fujiwara, regista del film No Man`s Zone che ci ha illuminato sugli innumerevoli interrogativi della vicenda.

No Man`s Zone, co-produzione franco-giapponese, con la voce fuori campo dell`attrice canadese di origini armeno-libanesi Arsinee Khanjian, moglie di Atom Egoyan, e`uno dei primi film cosiddetti della tragedia. Proiettato a Tokio in world première durante il Filmex nel 2011, nel 2012 e`stato proiettato al festival di Berlino e dal febbraio 2013 e` in circolazione in Svizzera il primo dvd tradotto il lingua inglese, francese e tedesca.
La prima parte e` stata girata nell`aprile 2011 all`interno dell`area situata a venti chilometri dalla centrale di Fukushima. Qui, il giorno dopo la tragedia venne emanato l`ordine di evacuazione, nonostante ci fosse ancora la possibilità di salvare vite sotto le macerie (la zona fu perquisita dalla polizia solo un mese dopo) ; il 21 aprile la zona venne dichiarata proibita, con possibilità di accesso previo uno speciale permesso (nel caso degli abitanti una volta ogni tre mesi e per poche ore).
La seconda parte ruota intorno al triste caso del villaggio di Itatemura. A una distanza di 40 chilometri a nordest dalla centrale fu dato l`ordine di evacuazione solo due mesi dopo la tragedia. Eppure Itatemura, nonostante la relativa lontananza dalla centrale, per una crudele combinazione di venti, e` la zona più` contaminata dell`area. Le radiazioni sono 3-4 volte più alte rispetto agli stessi centri all`interno dell`area a venti chilometri dalla centrale. E` stato deciso che per i prossimi 5 anni Itatemura non e` più abitabile e non serve nemmeno un permesso speciale per entrare.

Una delle prime impressioni che uno spettatore ha guardando il film e`la consapevolezza che le immagini sono in un certo senso ” fresche”. Avete, infatti girato la prima parte a sole poche settimane dalla tragedia dell`undici marzo.
In un`intervista hai affermato, ricordando le parole del regista Noriaki Tsuchimoto “in assenza di dati non c`e` verità “, che il compito del regista e` di essere una sorta di ponte nei confronti del pubblico che non ha vissuto direttamente l`esperienza.
Nel girare No Man`s Zone hai avvertito un senso di missione sociale?

Quando agisci spinto da un senso di missione, il tuo modo di vedere le cose viene inevitabilmente deformato, in quanto finisci irrimediabilmente per vedere solo ciò che e` utile a quello che personalmente ritieni giusto, e non riesci a vedere le cose nella loro realtà.
Penso sia una questione di obiettivi. Un giornalista ha il compito di trasmettere e di far comprendere la situazione reale, il che comporta inevitabilmente un senso di responsabilità sociale. Per gli artisti, l`obiettivo invece consiste nel realizzare un`opera artistica.
Mi viene a questo proposito in mente Picasso. All`inizio disegna Guernica come protesta verso il dittatore Franco, usando tratti significativi e diretti che sottintendono il suo orientamento sociale e il suo senso di missione. A meta` dell`opera, tuttavia, Picasso si rende conto di essere in procinto di realizzare il suo capolavoro e che volente, o nolente questo rimarrà della storia. Da questo momento, basta guardare le bozze, si osserva un radicale cambiamento di stile : i tratti diventano sempre più indiretti e simbolici. In questo risiede la portata e il significato dell`opera. Se Picasso non avesse realizzato Guernica, la vicenda sarebbe caduta nell`oblio. Invece oggi, grazie a Picasso, tutti conoscono la città di Guernica.
In poche parole, l`unica cosa che puo` fare un regista e` riuscire a realizzare al meglio quello che in quel momento e`capace di reallzzare. Questa e` la nostra missione. In un certo senso, la missione non e` verso la societa`, ma verso l`arte. Se poi la missione verso l`arte si confermerà pura, allora, come conseguente risultato, l`opera rimarrà nella storia e avrà necessariamente un`influenza sociale.
Posso affermare che ci sono casi di persone che si sono fatte guidare solo dall`ansia di missione verso la società e che alla fine hanno fallito. Sono persone che si sono concentrate su loro stesse e sul desiderio di voler a tutti i costi aiutare le vittime. Per fortuna esistono eccezioni, come ” Arekara”, una fiction di appena un `ora che trovo formidabile, raccontata dal punto di vista di Tokio, di come Tokio ha vissuto la tragedia.
Per la lontananza, ma anche la direzione del vento, Tokio non ha subito alcun danno rilevante. L`unica traccia di radioattivita` e`stata riscontrata nell`acqua del fiume Tonegawa. Ciononostante ho riscontrato un allarmismo del tutto inappropriato.
Ovviamente, soprattutto nella realizzazione di un film che ha per oggetto un tema tanto complesso e tragico, mi sono subito posto il dilemma se il fatto di realizzarlo fosse davvero un bene per le popolazioni colpite e ho pensato che, se avessi realizzato qualcosa, questo avrebbe dovuto essere loro utile in qualche modo. Non volevo in nessun modo recare disturbo, o fastidio e sapevo che le interviste comportano di per se`un dispendio di energie e di tempo da parte dell`interlocutore. Dunque, ho cercato in tutti i modi di trovare il modo per ridurre al minimo ogni possibile disturbo, imparando innanzitutto dalle cose che non avrei dovuto fare, i cui innumerevoli esempi potevo vedere accendendo la televisione.

Le persone intervistate erano desiderose di parlare? O pensi che alla fine si siano lasciate intervistare perché hai posto le domande giuste? Le hai incontrate per caso?

Visto l`ordine di evacuazione, ovviamente c`erano pochissime persone e quelle che abbiamo intervistato, le abbiamo incontrate per caso, senza alcun preparativo preliminare.
Era trascorso ormai un mese dalla tragedia e tutti avevano desiderio di parlare, ma al tempo stesso avevano già sperimentato l`incontro con i mass media e per questo erano un po` diffidenti.
I media, così come molti registi, in parole povere vogliono riprendere le persone in preda alla disperazione, al pianto. Ma gli abitanti della zona di Fukushima, come in generale i giapponesi, non piangono davanti agli altri. In loro e` forte la volontà di non voler mostrare all`esterno la loro condizione di disgrazia, perciò sono avversi ai mass media che si rivolgono a loro pieni di pregiudizi e modificano le interviste a loro piacimento, sfruttando soprattutto il lato sensazionalistico della vicenda.
Io non taglio le interviste, ne` le monto. Le mostro così come sono state fatte senza modificare alcuna parte.
In generale ho cercato di andare incontro alle persone intervistate in maniera rilassata, senza assumere un aspetto grave che e` quello che poi “dovrebbero” avere loro. Forse per questo hanno pensato di potersi fidare di noi e hanno aperto il loro cuore.

Cosa pensi del volontariato?

Ci sono molte persone che hanno vissuto esperienze interessanti e questo e` sicuramente un fatto positivo. Pero`, soprattutto nella zona di Fukushima i più hanno provocato solo disagi. Sono coloro che non hanno avuto interesse a comprendere davvero la portata dell`avvenimento e la situazione reale. Le persone soprattutto dei villaggi della costa, invece, si sono mostrate subito persone straordinarie, rivolgendo loro la parola ai volontari, offrendo subito loro del te` e ringraziandoli per aver fatto tanta strada nel raggiungerli.
L`agricoltura non e` l`attività principale della prefettura di Fukushima. Sono pochissimi coloro che vivono solo di agricoltura. Per i più essa rappresenta un`attività secondaria, dalla quale tuttavia riescono a ricavare i prodotti di prima necessita`. La gente del posto conosce dunque molto bene le norme di sicurezza alimentare ed e` stato poco giusto sospettarla di aver immesso sul mercato prodotti contaminati.
Tra i volontari, ci sono alcuni che nel visitare i posti colpiti hanno subito degli shock da cui non si sono ancora ripresi. I sopravvissuti, pur avendo subito morti in famiglia, non hanno invece il lusso di rattristarsi. I morti sono morti, ma la vita per loro deve continuare.
Nonostante tutto ritengo che sia un bene visitare le aree colpite. Il problema e` la reazione una volta tornati.

Pensi di aver capito davvero la portata della tragedia e la situazione attuale?

A livello generale, penso di aver compreso più degli altri lo stato delle cose. Me ne rendo conto soprattutto quando guardo i mass media, o nella vita quotidiana. La maggior parte dei giapponesi non comprende e non conosce ancora la reale situazione di Fukushima e degli sfollati. Penso che sia una cosa molto grave che ha del`assurdo.

Molti intervistati parlano di figli o di conoscenti che lavorano per la centrale o in ditte che hanno a che fare con la centrale. Raccontano che lavorando nella centrale, si ottenevano guadagni pari a quelli degli impiegati della capitale. Si avverte un rappporto di interdipendenza economica dei residenti con la centrale. E` anche questo il motivo per cui non si sente alcuna critica diretta al governo e alla gestione della crisi? Ritieni che vi sia un pentimento da parte delle popolazioni colpite per essersi fidate della Tepco e per aver assunto un atteggiamento “passivo” nei confronti del nucleare in tutti questi anni?

C`e il rischio di essere licenziati nel caso si dica in modo diretto qualcosa contro la centrale. Ho incontrato molti lavoratori della centrale che mi hanno raccontato le loro vicende, ma non saranno presenti nella seconda parte del film, o in ogni caso i loro volti non saranno ripresi. Nel film c`e` la testimonianza di un anziano che parla dello stato di deterioramento della centrale. Lui e` in pensione e non corre alcun rischio, e nonostante il figlio lavori per la centrale, non c`e` il rischio che questi venga licenziato per quello che ha detto il padre.
I più erano a conoscenza degli incidenti che la Tepco in passato aveva celato, pero` per gli abitanti dell`area avere una figlia che si sposava con qualcuno che aveva frequentato l`università` di Tokio ed era diventato impiegato della centrale, significava molto; voleva dire di fatto che la propria figlia si era assicurata il partito migliore. In un certo senso si può dire che i più serbavano la convinzione che nonostante tutto, la Tepco fosse un`azienda per bene e che le cose non fossero gravi a tal punto. Guardando a ritroso, ovviamente oggi i più si pongono molti interrogativi sulla funzione della centrale e si ha uno sguardo più critico anche verso tutti i vantaggi apparentemente positivi che ne sono derivati, come la possibilità di avere un impiego, di sviluppare il territorio, di condurre una vita normale. Basti solo pensare che molti abitanti delle zone colpite di Fukushima nelle scorse elezioni hanno votato il candidato che prometteva loro la graduale fuoriuscita dal nucleare, manifesto politico che poi, e` stato improvvisamente revisionato nel mese di gennaio, una volta vinte le elezioni. Una vera e propria beffa.
Tuttavia, e` vero che si tratta della storia dello sviluppo economico del Giappone del dopoguerra e in ogni caso gli abitanti di Fukushima non potevano farci nulla. Per molti l`esistenza della centrale rappresentava qualcosa di naturale, come il fatto che l`energia prodotta fosse usufruita dagli abitanti di Tokio, distante a 250 chilometri, e non da loro che invece usano l`energia prodotta nel Tohoku e molti ancora il carbone.

Cosa pensi della gestione dell`intera vicenda?

Per quanto riguarda i sopravvissuti di Fukushima, penso sia sbagliato risolvere il problema con l`attuale legge sul risarcimento dei danni. Invece di pensare ai danni, si dovrebbe porre l`accento sulla ricostruzione, calcolando quanto serve ai residenti per ricostruirsi una vita, e dar loro la libertà di decidere se tornare o no nei posti di origine. Dal 1 aprile 2012, infatti, il divieto di accesso per la zona dei 20 km e` stato progressivamente abolito.
Si tratta di una tragedia inaudita e perciò sarebbe necessario trovare una misura nuova, che si adatti alla situazione. Invece, la situazione viene affrontata secondo gli schemi tradizionali.

Hai detto in un`intervista che riprendere l`invisibile e` un tema che attira molti registi, basti pensare a Tarkovsky, e che in un certo senso questo ha costituito una sfida. Pensi di esserci riuscito?

In un certo senso penso che in generale in un film si debba cercare di riprendere quello che e`invisibile, che sfugge in superficie. Se non riesci a riprendere l`invisibile, vuol dire che non sei riuscito a realizzare un film.
Nel caso dell`incidente di Fukushima, esso rappresenta di conseguenza il materiale ideale per un film.
Il film comincia con un`immagine forte di distruzione: la visione a 360 gradi del porto di Ukedo, nella cittadina di Namie, a sette chilometri di distanza dalla centrale. Qui il livello di radiazioni, nonostante la vicinanza alla centrale, per via del vento, e` lo stesso che a una distanza di 50 chilometri.Tuttavia, nessuno vi ritorna perché quasi tutto e`andato distrutto, e anche perché essendo un posto di mare nessuno si azzarderebbe a comprare la merce pescata qui.
L`ultima parte del film invece e` stata girata nella zona più contaminata di tutta l`area, ovvero quella di Nagatoro del villaggio di Itatemura.
Il senso di distruzione rappresentato nel film e` dunque estremamente complesso. La parte iniziale rappresenta un tipo di distruzione visibile. Tuttavia essa gradualmente viene sostituita da un tipo di distruzione invisibile.
Se poi vogliamo essere più precisi, la prima scena in realtà già contiene entrambi i tipi di distruzione: visibile e invisibile. Sotto le macerie infatti sono stati rinvenuti molti corpi. Ma questi appunto non si vedono. Anche in questo, dunque, consiste l`aspetto invisibile della distruzione. Non si tratta quindi solo del fatto che le sostanze radioattive non si possono vedere.
In effetti, nell`essere umano c`e` un forte limite alla vista. Lo stesso No Man`s Zone non si capisce subito alla prima volta. Bisognerebbe vederlo minimo cinque volte. Io stesso mi rendo conto adesso di particolari che prima mi erano sfuggiti.

Qual`e` l`immagine che più ti ha colpito o la scena più bella del film?

Penso che la scena più bella del film sia quella della coppia di anziani perche` ritengo che più` di tutti siano riusciti a raccontare in modo obiettivo la situazione. Il marito si apre a tal punto che le lacrime gli scorrono sul viso, mentre la moglie conserva un atteggiamento quasi solenne.

Come vuoi che sia visto il film, con che occhi?

Dipende dalle persone. E dal posto. Per esempio il film e` adesso in proiezione in Turchia, Tailandia. Sia la Turchia che la Tailandia sono sulla via di costruire delle centrali. Lo stesso in Vietnam.
Penso che il tema principale del film, non sia il rapporto dei cittadini con la Tepco, o con il governo, quanto la differenza tra la civiltà moderna e il passato. Attraverso il film vorrei in un certo senso invitare alla riflessione i paesi del terzo mondo che cercano di attingere in modo drastico agli elementi della civilta` moderna. La stessa cosa vale per i giapponesi, il cui futuro delle centrali resta un problema attuale.

Stai realizzando la seconda parte del documentario. In che cosa differisce dalla prima?

E` più ironica, sembra quasi una commedia dell`assurdo. E` più critica. Più che continuazione, posso dire che e` un film completamente diverso e maggiormente che in No Man`s Zone ci saranno i ciliegi che rappresentano un po` il Giappone.

Chi e` la voce narrante?

Penso che la voce narrante reciterà le poesie di una donna di circa 90 anni che prima viveva a Tomioka e ha pubblicato una raccolta di poesie sulla condizione dei rifugiati. Probabilmente ci sarà anche una voce cha narrerà la testimonianza di un lavoratore di Fukushima, la cui voce originale non posso utilizzare per il rischio di licenziamento.

Per saperne di più:

http://www.trigon-film.org/en/movies/No_Man_Zone