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È AMICO DEI RAPPER ITALIANI
MUSIC

Mental D Tek, l’intervista!



 

Ho conosciuto, musicalmente parlando, Mental D Tek su “Metropolis Stepson” l’ambizioso disco di Nightskinny uscito qualche anno fa. Il suo nuovo lavoro mi regala così l’occasione per scambiarci due chiacchiere che – lo capirete da voi, se avrete voglia di leggere – si sono rivelate interessanti e curiose, mettendo in mostra un personaggio complesso, eppure estremamente lineare.

Dentro c’è davvero di tutto, dal rap americano, alle spiagge d’Abruzzo, dalla falsa datazione delle piramidi agli action movies, dai progetti mai usciti dall’hard disk ai fumetti della Marvel.

Benvenuti nell’immaginario Vortex. Occhio a non perdervi.

Chi è Mental D? Puoi presentarti, a modo tuo, ai lettori di Goldworld?

Sono originario di Giulianova in Abruzzo, da tre anni abito a O’town in provincia di Varese.

Vengo dal mare, il mio primo lavoro è stato il bagnino, il punto di ritrovo con i miei amici è stata la spiaggia o i trabocchi al porto. Dai 15 ai 32 anni da Aprile a Ottobre ho abitato lì, ciabatte e bici. Il rap lo ascoltavamo in tre.

Tutto va avanti, poche sono le certezze che ti restano: la famiglia, gli amici,l’hip hop, il basket, gli arrosticini, i maccheroni con le pallottine, la porchetta di Sergio Di Bonaventura, il brodetto, il vino rosso, i fumetti Marvel, i film di merda e l’Amaro Gran Sasso.

I miei genitori, i miei nonni e zii sono tutti presidi e professori, perlopiù di matematica. Do i numeri senza laurea.

In camera mia avevo una grande libreria: c’erano la collana Schaum fatta di libri fluorescenti  arancioni o blu e grandi tomi come il Feldhofer (chi ha studiato la materia sa a cosa servono), fumetti Marvel e libri di fantascienza.

Ma l’8 Dicembre andavo da un collega di mio padre, che aveva i maiali, a scannare il porco. Per me grande festa, perchè voleva dire che il 9 mattina avrei fatto colazione alle 7.30 con le costine appena frollate.

Mi piace mangiare.

Li chiacchjer se li port lu vend li maccarì abbott la panza è il mio motto.

Sono di indole abbastanza ignorante e non ho la sensibilità per apprezzare un tramonto, il funk, il jazz, il blues, il raggae roots.

Fino ai 28 anni ho ascoltato rap e basta, perlopiù americano e mi sono skippato amabilmente alcune di quelle che l’ascoltatore italiano medio considera pietre miliari del rap italico. Ho preferito Kool G Rap, AG, Godfather Don, il Wu ed il Boot Camp (chiudo la lista altrimenti scrivo 10 pagine solo di nomi).

Altri ascolti sono andati sul metal, robe della Warp, della Ninja Tune, Pendulum, oltre che sulle produzioni dei vari periodi french touch, dubstep e trap. Grazie a mio cugino Lvn4r che mi tiene aggiornato.

Ho una predilezione per i Depeche Mode, i Talk Talk e i Boards of Canada.

Direi che il background si è capito.

 

Io ti ho conosciuto su “Metropolis Stepson” il disco di Skinny. Avevi fatto altro prima? Cosa mi sono perso?

A parte varie “collabo” (che fa molto figo usare come termine) fine anni 90 e inizio 2000 su vari demo, tutto è rimasto negli hard disk (hard disk artist, anche se l’artist è decisamente fuori luogo).

Il concetto di “best kept secret”…ecco, non l’ho capito per cui mi ritrovo due ep fermi nel pc, (“2001 Steeze Odissey”, “Moses Malone”) più altri pezzi mai usciti del “Disgregatore Molecolare” (collettivo formato da me, Naga, Deriva e Strage). Sepolti come la camera segreta sotto la Sfinge.

Ho scritto sempre, registrato anche, ma quando aspetti troppo per fare uscire un prodotto, questo irrimediabilmente diventa vecchio.

Perchè fare uscire qualcosa che non mi soddisfa?! In linea di massima non devo accontentare nessuna fan base. Ho cercato di evolvermi, nei limiti delle mie possibilità, di trovare me stesso nel rap che facevo, quindi la continua ricerca fa diventare in due mesi una cacata il pezzo che uscito dallo studio ti sembra la MOAB del tuo rap.

E’  stato un limite dettato dall’egoismo di scrivere per me, per il miglioramento dell’entità rap in sè, piuttosto che per far sapere agli altri…discorso strano…è un discorso piuttosto karmico e di energia. Puoi vedere l’hip hop come energia, il flusso sa che tu stai incanalando in un canale, che chiamiamo rap, il tuo contributo. Ci stai mettendo te stesso e se ne giova. Lo sa e magari ti ripaga.

Puoi fare un TSO volendo.

Adesso, vuoi per l’età, il fare rap fa parte di me e magari sto producendo con l’intento di far uscire le robe…tendenzialmente continuo a farlo per passione, con un occhio meno critico nei miei confronti…per cui ho in cantiere Plazma Music2 con Lvnar e “The Chronicles Of Dizzle”, più una collaborazione di cui saprete a breve con persone molto valide di Milano.

Il tuo disco è un concept legato all’idea di questo Vortex Immaginario. Perchè questa scelta? (sia per l’idea di concept che per il concept stesso).

Oh…mi piacciono la fantascienza ed i fumetti. Un giorno mi alzerò con un bel regalo e sparerò raggi dagli occhi o ribalterò palazzi incazzato come Hulk. Mi compiacerò, diventerò un supervillain. Avrò un mio stato indipendente in cui le prime cose fuorilegge saranno: i vegani, le Harley Davidson ed i ciclisti. Andrò su un pianeta, scoprirò che è vivo. Questo è una parte del mio background. Stan Lee e Isaac Asimov….Stan Asimov.

Tu credi negli universi paralleli? Cosa c’è dopo che entri in un buco nero? Credi nel NWO? Credi nella manipolazione genetica? Credi all’esistenza degli alieni? Credi alla Massoneria? Al progetto MK Ultra? Io si. Questa ne è un’altra parte.

Quando andavo a pescare con gli amici portavamo sempre un secchio pieno di ghiaccio con le birre.

Immaginario Vortex è questo secchio. Non è pieno di bottiglie. E’ pieno dei miei pensieri, delle mie convinzioni, dei miei sogni ad occhi aperti. Metti la mano prendi una birra. E’ fresca. La bevi. Rimetti la mano. Prendi un’altra birra. E’ meglio dell’altra e la bevi. Questo secchio è come un buco nero. Alla fine ti si beve lui. Ti porta in un altro posto.

E’ un tornado in Oklahoma, ti tira dentro e ti scaraventa chissà dove.

Descrivo quello che penso, i miei sogni, le mie paure proiettandole in un altro posto. Non ho nessuna verità in tasca, non prometto un cielo blu ed un’aria migliore, parlo di me.

Ho scelto di dare un’idea amalgamante al progetto, perchè comunque non mi andava di rendere il lavoro troppo dispersivo e ho pensato di limitare il numero di pezzi, perchè non volevo appesantire un disco che già di per sé parte da presupposti piuttosto personali. Questo l’ho fatto per chi scaricherà l’ep.

Avrei trovato piuttosto presuntuoso uscire con 15 pezzi che parlano dei cazzi miei, anche perchè un album troppo lungo mi stanca. Posso essere ignorante? Album di colleghi con 20 pezzi che parlano di questo, del suo flow, di quell’altro ancora, senza una continuità o ripetendo le  stesse minchiate tutto il tempo, con lo stesso flow. O altri vestiti da preti a farmi la predica e a parlare di crisi a 20 anni.

Magari anche bei pezzi, ma slegati gli uni dagli altri. Uno in cui ammazzerebbero tutti, l’altro anthem della paciocconeria e del presobenismo…boh, non sono diplomatico…anche no!

Ho fatto tesoro, anche nei live, del motto dei miei amici degli “Embrace Destruction”, promotori dell’Ignorant HC : “massimo 20 minuti”.

La durata di album ideale è quella di “Business never personal” o “Illmatic”:  40 minuti.

Non sono nè PMD e neanche Nas, per cui direi che 12 minuti sono più che sufficienti.

Il tuo livello di scrittura è molto elevato. Mi piacerebbe che tu mi raccontassi un po’ del tuo processo di scrittura. Cosa ti ispira? Ci sono dei particolari momenti o stati d’animo nei quali preferisci scrivere?

Non mi metto mai a tavolino pensando di trattare un determinato argomento. Non è un tema delle superiori, con il foglio diviso in due parti, con gli argini, con un prof che arriva con la sua matita rossa e blu a cazziarti perchè ti sei perso durante lo svolgimento. Scrivo io, vaffanculo. Posso darmi al massimo un filo conduttore. Mi piacciono i fogli ciclostilati, senza righe, quadretti, margini…bianchi. Senza punti di riferimento.

“non scrivo i miei testi al pc \ devoto a carta e penna come Fausto al PC” (cit. Egreen).

Per scrivere non ho un mood particolare, che sia incazzato come cento persone o tranquillo come Buddha, sono comunque motivato.

Ascolto solo il beat a rotazione, per capire qual è il suo stato d’animo (suo del beat, per il discorso dell’energia di cui sopra) e quattro lustri di droghe leggere e sostanze psicotrope fanno il resto. Mettiamola così. Ogni testo è un viaggio: alcuni , specie quelli di qualche anno fa, sono, anche volutamente, piuttosto criptici ed indecifrabili. La penna parte e va fino a che si ferma. Per cui  60 barre, come “Triangolio”, per me dense di contenuti, oltre che di accorgimenti tecnici, possono essere incomprensibili (nello specifico la strofa parla dell’omologazione della società moderna).

Gli ultimi lavori “Plazma Music” e “I VO” sono composti da strofe di 16 misure, per rendere i pezzi meno dispersivi.

Mi metto la sera, prima di andare a registrare il pezzo e in un’ora al massimo finisco. Condensato.

Non mi soffermo particolarmente sulla tecnica, gli incastri mi vengono spontanei. E’ questione di esercizio e fa parte del mio stile, dopo anni è automatico.

Non riprendo mai testi scritti prima in mano, perchè comincerei a rivedere cose su cose, contare sillabe, spostare parole, trovandomi in un “aggiungi qui, togli li”,  a discapito dellla genuinità che mi piace ci sia in quello che faccio…come in cucina: se metti troppe spezie perdi il gusto dell’ingrediente protagonista del piatto…le alette di pollo piccanti: se ci metti la paprika e un peperoncino leggero, i gusti si amalgamo e il piccante esalta il sapore delle alette (ruspanti, non del supermercato)…se poi usi la salsa di nagamorich e ghost chili fai un morso e senti solo la lava, piangi e perdi il moccio dal naso, quindi potresti mangiarti anche del polistirolo che sarebbe praticamente la stessa cosa.

 

Ancora sul Vortex. E’ facile entrarci? Ma soprattutto, come si fa a uscirne?

Ognuno ha le sue paure, le sue fobie, i suoi sogni non realizzati, le parole non dette, le sue bugie, le sue incertezze.

Ci sono dei loop nella vita che ti inglobano nelle loro pareti come un macrofago. Il corpo estraneo ti tira dentro, come se tu fossi il corpo estraneo della tua esistenza.

Dormo poco. Leggo e penso. Il silenzio è fastidioso perchè porta delle domande. Senti delle voci, che durante il giorno non percepisci. Ascoltare è difficile ed ascoltarsi di più. Perchè quella voce che soffochi nelle cuffie potrebbe essere la tua.

Il complottismo, per certi versi, mi ha condizionato negativamente…vedi ombre dove non ci sono.

Quando leggi una notizia, mi domando se è vera o inventata. Se è manipolazione o meno. Secondo te nell’Area 51 c’è qualcosa? Secondo me no. E’ una facciata.

Eisenhower nel 1954 ha incontrato gli extraterresti? Secondo me si.

Potrei sviluppare la telecinesi? Magari.

Le datazione delle Piramidi è corretta? No.

Tu bucheresti una montagna dove sopra hanno costruito un santuario di San Michele Arcangelo? Io no.

Sodoma e Gomorra sono state distrutte da un’esplosione atomica? Si e gli alieni farebbero bene a gettare qualche confetto a caso anche oggi.

Passare sotto una scala porta sfiga, perchè interrompi l’armonia del triangolo. Non passo sotto le scale, non metto il cappello, i soldi, le forbici sul letto, non metto il pane sottosopra sulla tavola, non cammino all’indietro a meno che non giochi a basket.

Il Vortice è quello che ti condiziona normalmente, nelle tue scelte e non ti fa pensare autonomamente. Hai veramente bisogno di 15/20 paia di sneakers? No. Io ce le ho, però e mi piace anche averle.

Però è anche fatto di sogni: vedere se c’è l’aldilà e raccontarlo, viaggiare in altri mondi, toccare la conoscenza, controllare l’antimateria, piegare lo spazio, viaggiare nel tempo.

Ad entrarci ci metti un secondo.

Uscirne? Non so se sia possibile, perchè fanno parte di noi, andarne fuori non so fino a che sia logico. Eliminare la parte materiale della vita, aiuterebbe a scremare gli impedimenti all’uscita…continuerò a comprare dischi, sneakers a mangiare animali e bere vino…non sono così conscious alla fine.

Il disco esiste in copia fisica? Dove lo trovo?

Per vari motivi il disco esiste solo in freedownload. Era stato concepito per essere stampato, ma i tempi si sono dilatati parecchio, visto che era pronto a Novembre 2012 e ho deciso, per evitare di farlo rimanere nell’hd, di farlo uscire lo stesso.

Peccato, perchè il master di TNS (The Night Skinny) funziona davvero bene e si meriterebbe un bel supporto fisico.

Ma “Fuga da Absolom” non era un film pacco? 

Ahahahahahahahaahahahahah!!!!

Premessa?

Mi piacciono i b-movie. Mi piacciono le cafonate con Schwarzenegger, Sly Stallone, Steven Seagal, Kurt Russel, Vin Diesel (“The Chronicles of Riddick” non l’avete capito, mi spiace) e ultimo Dwayne The Rock Johnson (“A testa alta” – “Walking Tall” dove fa il falegname e gira con un tocco di legno nel pick-up è epico), Dolph Lundgren, Jet Li.

Mi piacciono i film sui supereroi (sto godendo da quando ci sono gli effetti speciali per farli) quelli con C. Eastwood, Charles Bronson, perchè si spara prima di dire “Ciao”, serie di Star Trek a caso, Carpenter perchè è sempre il capo.

Filmografie d’eccezione, completate svaligiando i Block Buster in chiusura, per cui girano in casa “Forza d’urto 2”, “Red Sonia” con Schwarzy e Brigitte Nielsen nella prima apparizione sullo schermo, “True Justice Saga”,.

Ignoranza. Le storie d’amore, i film drammatici, sentimentali, con più di due minuti di dialogo, non mi piacciono. Sono come il funk ed il jazz, che non capirò mai a fondo.

Condivido la passione con il mio amico Massimo B. degli ED.

Il pezzo parla di una fuga figurata da una prigione (mentale) e chiamarlo “Alcatraz” sarebbe stato scontato. Peggio ancora “Papillon”

Absolom è la soluzione.

Come Troy McLure vi ricorderete di Ray Liotta per “Quei bravi ragazzi”, “Blow”, “L’uomo dei sogni”…io me lo ricordo per “Fuga da Absolom”.

 

 

Ringrazio lo staff di Goldworld ed in particolare Deiv per lo spazio, la pazienza ed il supporto.

The Chronicles of Dizzle arriva!!!