Nel momento in cui vi scrivo è ancora il 12 settembre. Si tratta di un giorno importante, esattamente 10 anni fa infatti moriva Johnny Cash, quattro mesi dopo la morte della sua adorata seconda moglie e compagna di una vita June Carter.
Tra i più accorti di voi ci sarà sicuramente chi nel 2006 non si lasciò sfuggire la proiezione del film biografico Walk The Line di James Mangold. Poi ci sono quelli un po’ meno vispi che, come il sottoscritto, l’hanno visto successivamente in dvd, ma dopotutto come dimostra la burrascosa vita di Cash c’è sempre una seconda possibilità per rimediare ai propri errori… no?
Non avrebbe molto senso ripercorrere adesso tutte le tappe di quella che potrei definire una carriera costellata di successi ed eccessi, mi limiterò quindi a ricordarne soltanto alcuni: oltre 60 dischi registrati in studio, concerti annullati a causa della sua dipendenza da anfetamine alla quale sopperiva facendo uso di sonniferi, risse furibonde, esibizioni memorabili.
Nel film ce n’è una che merita assolutamente di essere citata, si tratta di quella che si svolse nel carcere di massima sicurezza di Folsom, dove per l’occasione venne registrato un intero album dal vivo. Il disco che prende il nome dalla nota prigione nella quale Cash era considerato una star, divenne poi uno dei più venduti della storia del rock.
Che dire inoltre della commovente interpretazione di Hurt dei Nine Inch Nails avvenuta poco prima della sua morte e perpetuata in un filmato che gli valse la nomination di “Video of the Year”? Il premio finì nelle mani di Justin Timberlake che poi però ammise di non meritarlo.
Tra gli aneddoti più curiosi non si può non menzionare l’episodio del boicottaggio dei suoi concerti da parte del Ku Klux Klan che accusava il musicista di aver sposato in prime nozze una moglie troppo “negra”, ribattezzata da alcuni giornali dell’epoca “Cash’s Negro Wife”. Uno scherzetto non da poco che stava per costare alla celebre organizzazione xenofoba la bellezza di 25 milioni di dollari di risarcimento.
Adesso però prima di chiudere mi vorrei soffermare nuovamente sul film Walk The Line e in particolare su una delle scene più intense di tutto il film.
Johnny Cash e June Carter sono finalmente di nuovo insieme sul palco. Johnny grazie a June si sta finalmente disintossicando, la tournée va alla grande ma non riesce a togliersi dalla testa l’idea di volerla sposare. Si propone una volta ma la risposta è un no secco. Poi ci riprova e stavolta in aggiunta al rifiuto di June c’è anche la promessa che d’ora in avanti lei gli rivolgerà la parola solo sul palco.
Alla fine il buon Johnny decide di giocarsi l’ultima carta, ovvero chiederle di sposarlo nel bel mezzo di un concerto. A questo punto sul viso di June, magistralmente interpretata dall’attrice Reese Witherspoon (premio oscar come miglior attrice protagonista), si susseguono espressioni d’imbarazzo e di risentimento, in un primo momento cerca di ignorarlo, ma non ci riesce.
Il pubblico freme, incredulo e in trepidante attesa, la band continua a suonare ma la situazione è davvero al limite dell’ingestibile.
Poi finalmente June riesce a guardare in faccia Johnny, lui le sussurra che non farà più sciocchezze e le promette di amarla per sempre. Lei si commuove, lui le chiede nuovamente di sposarla, ed ecco che arriva finalmente il dannato SI. June si scioglie di fronte allo sguardo inerme e sincero di Johnny, l’onda anomala della passione ha finalmente infranto il suo dolore.
Sarà amore, per moltissimi anni.
Valeva la pena ricordarlo.