Cominciamo dalle cose più triviali (per quanto abbiano di base un buon principio)… eppure degeneranti.
10. I pantacollant ( leggings)
Il presupposto dietro questo vestiario era buono, sopratutto in un momento storico in cui le ragazze che si credevano in grado di permettersi questi super aderenti pantaloni vagavano in centro con aria puramente, quasi malificamente provocatoria svendendo le qualità elastiche e comode del prodotto. Era una festa, in fin dei conti. la cosa tuttavia si è ribaltata. Non più una elite di ragazzine palestrate e esibizioniste, no: il leggings è diventata una moda, una comoda, leggera, ultra aderente, spesso trasparente contenitrice di gambe di ogni età e sesso (si, pochi ma esistono gli ultra comodi leggings da uomo, aderenti uguale).
9. L’auto scatto (con posa labiale annessa)
Comparire in una foto è in linea di massima una cosa che mette a disagio. È così, per quanto la società moderna sia fondata sui pixel e l’esibizionismo: le foto ci mettonono in imbarazzo ma abbiamo imparato a farcele, perché sembra che alla gente intorno, per ora, piacciono. Ed ecco i milioni di scatti in bagno, in strada, da Mac Donald, ai concerti e a lezione. Milioni di scatti, centinaia sui propri network. Ma la foto in se non basta, serve per un buon autoscatto una posa, un po’ disillusa, un po’spontanea… o una palese via di mezzo.
8. Le ‘Reflex’
Di pari passo con la precedente era la cultura delle macchine fotografiche amatoriali, semi e addirittura professionali nelle mani di tutti. Con una borsa che pesava chili di troppo, masse di ragazzi si infilavano nei giardini a scattare foto a margherite, converse, o alle sigarette spente nei posaceneri. Una costosa moda giustificata alle famiglie-partner-parenti come un richiamo all’arte indispensabile nell’esprimersi… morta poi tragicamente con l’iphone, i suo 5mpx di fotocamera ed il suo Istagram.
7. La sigaretta elettronica.
Nata con un buon principio, la sigaretta elettronica è impazzata, per un mese o poco più nelle vie delle principali città italiane. Seppur in vendita sui voli Ryanair da 10 anni, tutto ad un tratto tutti hanno scoperto la magnifica alternativa ad una puzzolente e dispendiosa abitudine, spipettando vapore con aria snob da un tubetto dal meccanismo incerto. Non è certo se fosse per aver un effetto alla Audrey Hepburn in Colazione da Tiffany o per sentirsi nuovamente speciali nel fumare come quando si aveva 13 anni… fatto sta che dei 20 negozi specializzati aperti in centro vi si vede entrare sempre meno gente… ah, nessuno ha smesso con le cicche.
6. Portare i pantaloni sotto al culo.
Questa moda ha colpito per un paio di anni mezza Europa
sconvolgendo famiglie e autorità e tenendo fredde le chiappe del maschio e le mutande sporche in ogni stagione. Esistono tanti miti sul dove e come sia nata questa moda ( si parla dei neri nei carceri USA che girano così per invitare al rapporto)… ma forse ne siamo usciti.
5. L’iPhone nuovo.
L’uscita del 5s ed il rivoluzionario 5c qualunque cosa voglia dire è sulla bocca di tutti. tutto è sulla bocca di tutti. Ogni cosa, ogni pensiero, ogni immagine, ogni libro, ogni attimo è immedesimato, consolidato, backuppato e aggiornato su un dispositivo nemmeno tanto piccolo, nemmeno tanto leggero… eppure delirantemente essenziale nella mente di tutti, a costo di dare l’anima alla 3 per trenta mesi, a costo di perdere amicizie per una brutta foto scattata nel momento sbagliato, a costo di aver la testa china mentre la persona con cui hai preso un caffè sta parlando.
4. Trattare cagnolini come essere umani.
Sia chiaro, io e tutta questa redazione adoriamo gli animali in ogni forma, specie e razza… tuttavia ai miei tempi i cani mangiavano gli avanzi dei padroni, e con quello cenavano leccandosi i baffi. L’inverno più freddo lo passavano in cuccia (anche se ne ho visti davvero pochi cani lamentarsi del freddo o in generale) e si lavavano buttandoli nel lago o nel fiume. Vecchia scuola, sia certo, ma un cane è un cane e se non è più lupo di sicuro qualcosa gli è rimasto o comunque vorrebbe gli fosse rispettata. I croccantini, i ‘buci buci bau bau’, le toilette, le maglie, i passeggini, i ‘pasti preferiti’ ed i denti sani… sono paurosi e poco amorevoli verso una razza che tanto ci rispetta.
3. Il non votare.
È paurosa l’insoddisfazione politica, la polemica, la battaglia in rutti nei bar, in tutte le cene, in tutti i circoli… sopratutto quando poi ti permetti e chiedi: Ma tu, chi hai votato? Silenzio.
“Non sapevo decidermi” dice uno.
“Ero al mare”.
“Avevo un appello”.
“Votare non cambia niente”.
e finalmente, il classico:
“Fanno tutti schifo”
tristemente, non votare è di moda perché fa troppo fatica stare dietro ai giornali e fa troppa paura ammettere di non averci capito un cazzo.
2. I tribali.
Incubo degli anni passati, questo marchio sulla pelle è il più grande segno del tempo che si possa mai avere, quello che peggio è invecchiato. Dire che è out sminuisce… eppure rimane, un po’ sul bluastro ormai, ancora senza un preciso significato, li sopra le chiappe o sul braccio. Un errore come pochi fatto da molti. Ma non inferiamo.
1. Facebook.
Moda delle moda, simbolo di due generazioni, cavallo di battaglia del social, delle foto, dei tag, degli stati, dei like, delle condivisioni e delle relazioni. Tutto ruota intorno questo mostro sociale che mangia tutto, dal tempo, alle relazione, alle connessioni e mediazioni. Dieci anni da adesso, quando sarà tutto ancora peggio sicuramente, penseremo a questo dannato sito che ha cominciato tutto l’incubo, ripenseremo alle ore sprecate, alle amicizie inventate, alle foto condivise, agli stati rubati…e ci strapperemo via le dita a morsi.