Quella che vorrei provare a raccontarvi oggi è in assoluto la più bella storia che abbia mai ascoltato in vita mia. Ne sentii parlare per la prima volta la scorsa primavera, dopo molto tempo rivedevo una mia carissima amica appassionata di cinema e fu proprio lei a raccontarmela. Fin da subito assunse quel fascino misterioso che hanno di solito le storie rivelate verbalmente; si trattava della vicenda del cantautore americano Sixto Rodriguez ed oggi, a sei mesi di distanza, ho l’onore di riproporvela nella mia rubrica.
Dopo decenni di inammissibile anonimato la stella di questo sbalorditivo songwriter è tornata a brillare grazie ad un documentario che s’intitola “Searching For Sugar Man” e se ancora non avete avuto la fortuna di vederlo, per favore, cancellate tutti i vostri impegni e dirigetevi immediatamente verso il cinema più vicino.
Ve lo dico con il cuore in mano: fatelo! E dopo, per favore, parlatene con tutte le persone che conoscete, portatele al cinema, stressatele, scrivetene sui vostri profili. Questo artista merita riconoscimento.
A Firenze potrete apprezzare “Searching For Sugar Man” fino a giovedì 3 ottobre nel rinnovatissimo Spazio Alfieri, mentre per sapere quali sono le altre sale italiane in cui sarà proiettato basta visitare il sito www.sugarman.it .
Quello che da molti è stato definito il caso musicale del 2013 e che è ottimamente raccontato nella pellicola del regista Malik Bendjelloul (Premio Oscar nel 2013 come Miglior Documentario) ha inizio nel lontano 1969 in una triste e degradata Detroit, quando due musicisti scoprono Rodriguez in un fumoso locale della città dei motori. I due si rendono subito conto del talento straordinario dell’artista che hanno di fronte e grazie alla conoscenza di Clarence Avant, produttore della Motown Records, già manager di Miles Davis e successivamente di Micheal Jackson, riescono a fargli incidere ben due dischi.
Le recensioni e il riscontro degli addetti ai lavori saranno ottimi, ma non sarà così per i dati di vendita, nel documentario addirittura si narra che i suoi dischi vendettero solo sei copie negli Stati Uniti.
Nessuno è mai riuscito a spiegarsi il motivo del colossale flop: scarsa promozione? Concerti organizzati in location non adeguate? Artista poco adatto alle luci della ribalta? Colore della copertina sbagliato? Ancora oggi, le persone vicine a Rodriguez in quegli anni, messi davanti a questi interrogativi non sanno darsi una risposta.
Di fronte a questo insuccesso l’artista inizia a lavorare prima come operaio e poi come muratore ignaro di ciò che dall’altra parte del mondo, di lì a qualche anno, sarebbe accaduto. La storia racconta infatti che la musica di Sixto Rodriguez raggiungerà clandestinamente il Sudafrica, dove in poco tempo diventerà il simbolo della lotta all’Apartheid nonché fonte d’ispirazione per molti artisti che cominceranno ad idolatrarlo ben più di Bob Dylan e dei Rolling Stones.
I dischi di Rodriguez vengono ristampati e rimessi in circolo nel mercato sudafricano raggiungendo dati di vendita inimmaginabili, tuttavia mentre qualcuno si arricchisce alle sue spalle, Sixto Rodriguez continua a condurre ignaro la sua vita di onesto operaio della Motown.
Siamo in pieni anni ’70, in Sudafrica c’è l’Apartheid e tutte le notizie provenienti da fonte esterne vengono regolarmente censurate, gli album di Rodriguez non possono nemmeno essere ascoltati integralmente a causa della censura.
Nel frattempo iniziano a circolare strane voci sulla scomparsa di Sixto che a poco a poco diventa un fantasma, qualcuno inizia a darlo per morto, qualcun altro addirittura afferma che si è dato fuoco sul palco durante uno dei suoi primi concerti.
La leggenda si alimenta costantemente, ma poi, la svolta. Grazie alla diffusione di internet un suo fan decide di mettere online un blog per cercare di capire che fine abbia fatto. La sorpresa di fronte al messaggio di una delle figlie di Rodriguez lasciato nel guestbook del sito non ha paragoni: suo padre è vivo e vegeto.
Lo so, è una storia che ha dell’incredibile ma è andata veramente così. Successivamente sarà organizzata una tournée in Sudafrica dove a metà degli anni ’90 l’artista sarà accolto da vera star di fronte ad una folla in delirio. Sixto Rodriguez ringrazierà quel pubblico con queste semplici parole: “thanks for keeping me alive”.
Adesso sapete cosa fare nei prossimi giorni.
Il trailer del film