C’è un aspetto che mi piace particolarmente, di Bologna: è una città piena di graffiti (e soprattutto è piena di graffiti di Blu). Tanto preziosa e ben vestita – ma sempre di un’eleganza un po’ freak – nel suo centro storico dipinto di rosso, quanto spavalda, creativa, mutevole e capricciosa fuori dal suo cuore rotondo; una città che, nel mio immaginario, strizza sempre l’occhio a una grande e prorompente signora dalla mille balze e cosce come Berlino e che, a modo suo, un po’ la ama, un po’ ne cerca la protezione tra gli strati delle sue larghe vesti, un po’ la respinge… Bologna è contraddittoria: che nutra anche lei, con il suo fiume nascosto, quello strano seme dubbioso e malaticcio che fa germogliare un po’ tutto ciò che è italiano?
Tre Murales fatti in via del lavoro durante il progetto Frontier.
Mi è capitato più volte, lungo i suoi vicoli intrecciati o per i suoi viali circolari, di dover inchiodare bruscamente per appurare la veridicità di un tremendo e istantaneo sospetto: che fosse sparito ciò che consideravo un dettaglio notevole, che fosse stato cancellato l’oggetto della mia routinaria ammirazione; un graffito, un’opera d’arte.
Blu e Ericailcane, Bologna, via Zanardi
Qualche mese fa pedalavo sul mio agile mezzo di locomozione, quando, spostando lo sguardo sulla destra – un attimo prima di salire sul ponte di San Donato – ho realizzato che non c’era più il fondamentale catalizzatore della mia consueta occhiata volante: l’ultimo rimasuglio del graffito firmato Blu e Ericailcane, del 2005, credo.Una specie di testa di mostro che mi guardava sempre, con il suo occhio bianco un po’ inquietante un po’ affettuoso, mentre lo sorpassavo per tornare a casa. Immediata conseguenza di forte sconforto e sentimento di acuta desolazione e avvilimento. Anche Google Maps si rifiuta, insieme a me, di accettare l’affronto e, nella sua street view, mantiene inalterata la foto con graffito.
Blu e Ericailcane, 2005
È il gioco della street Art: funziona così; disegni che vanno e che vengono, scritte che si sbiadiscono, opere d’arte che scompaiono come ‘Ultime cene’. Certo preferirei che fosse soltanto il tempo a giocare le sue scomode carte – non l’ignoranza, non l’urgenza di piccoli e mediocri vantaggi. E invece tristi esempi mi confermano il contrario: il murales sulla parete esterna dell’XM24, per esempio, quello del marzo 2013, anche quello rischiava, a quanto ne so, di sparire. Il Comune aveva in progetto l’abbattimento dell’intero edificio dell’ex mercato (con conseguente irrimediabile perdita della significativa opera di Blu che vi è impressa sopra). Fortunatamente in questo caso la rotonda che avrebbe dovuto asfaltarlo si sposterà un pochino più in là. L’edificio rimane al suo posto, e con lui – spero – la sua bella “funzione” di sketch book all’aperto, le cui pagine – o muri – vengono periodicamente rinnovate dalle mani esperte di artisti (non dalle braccia meccaniche di una ruspa).
Nell’immagine, la storia di una grande battaglia che assomma dentro di se i tratti delle più famose guerre mitiche degli ultimi tempi. Protagonista, una Bologna- Città di Mordor sulle cui due torri troneggia il grande occhio che tutto controlla.
Ad ogni modo, nonostante i diversi agguati ai quali è – o è stata – sottoposta, Bologna ne custodisce ancora molti, di tesori all’aria aperta (di graffiti); e li fa respirare nella sua inusuale atmosfera di metropolitano borgo medievale. Ve ne porto qualche esempio.
Descrizione: Il topo di Hitens ha suscitato un grande dibattito sul diritto o meno dei Writers di scegliere liberamente il tema delle loro opere, quando alcuni condomini hanno dichiarato «insopportabile» il disegno, ricordando il tempo dell’edificazione dei palazzoni della Bologna periferica e il commento sprezzante con cui la gente benpensante ne bollava gli abitanti con l’appellativo di «topi grigi»
Nel quartiere Porto, zona popolare alle soglie di Porta Lame, ci sono le oper di Hitens e Cuoghi Corsello ai numeri 26 e 30 di via Pier De’ Crescenzi. Si tratta di due grandi murales realizzati nell’ambito del Frontier (http://frontier.bo.it/intro/) – progetto che ha inserito (e a pieno titolo) Bologna nella lista delle città protagoniste della Street-Art Europea.
In via Zanardi, nel quartiere Marco Polo, all’altezza del passaggio a livello, ci sono inconfondibili tracce di Blu ed Ericailcane. Naturalmente sopra edifici attualmente abbandonati – e quindi esposti ai rischi del gioco della strada. Un vero peccato, che pochi subiscano il fascino del delabré. Anche questi murales rischiano di sparire presto al mio sguardo-in-volo di girovaga in bicicletta.
Arriviamo senza un ordine preciso – ma non posso più ritardare: devo mostrarlo ora! – alla mia opera preferita: il gigante di via Lombardia. Il groviglio di uomini della scuola di pace, che con la sua posa rigida mi sfida a rispondere al suo sguardo indagatore con lo stesso maestoso disgusto del gigante di Kreuzberg, a Berlino.
Anche l’albero di via dello Scalo è piuttosto interessante. Realizzato a marzo 2013 da Andreco con vernici fotovoltaiche, assorbe l’inquinamento dell’aria. E pulisce la sua città come una grande sequoia. Un graffito ambientalista: un po’ bio, un po’ vegan e veggy, un po’ save-the-planet, che assorbe le scorie e rilascia ossigeno ‘fricchettone’.
Titolo: Graffito tridimensionale di Daim, a sinistra, e Gru nella battaglia di natura e tecnologia, a destra
Manca la Bolognina, il quartiere che sta tra via Marco polo e via Stalingrado: popolare, vivace, bruttino, a tratti, ma con un fascino periferico e un ritmo un pò africano… Non mi dispiace, in fondo. Anche qui sono stati realizzati non pochi lavori notevoli: sul palazzo degli uffici comunali, in via Fioravanti 10, i graffiti tridimensionali di Daim; in via Colonna, la battaglia in 3d tra gru meccaniche e gru animali. In via Fioravanti, all’altezza dell’ex-mercato ortofrutticolo, ancora segni di BLU e di ERICAILCANE.
Un’opera incredibile e gigantesca, questa, che merita un viaggio giornaliero e luminoso (da compiersi prima del consueto orario d’arrivo e di entrata all’XM24 di Bologna – dopo le 24).
Il mio giro è terminato. Ho saltato appositamente alcuni graffiti: perché non fanno parte delle tappe del mio regolare tour street-artistico-by-bike; perché è giusto che chi legge sia curioso sia di andare a vedere i graffiti che io, da parte mia, ho segnalato, mantenendo, però, saldo il sacrosanto diritto di stupirsi di fronte a un graffito tralasciato e dimenticato. Questi sono i miei graffiti. Ognuno può, se vuole, scegliersi i suoi.