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Weekly Song #39 – Magic Bus



Nel nostro paese esistono varie tipologie di prelievo fiscale.
La prima che mi viene in mente riguarda quella quota, variabile a seconda del nostro reddito annuo lordo, necessaria al corretto funzionamento di servizi essenziali come ad esempio scuole e ospedali. La misura dei prelievi è stabilita dall’art. 53 della nostra Costituzione: “tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. Il sistema tributario è informato a criteri di progressività”.
Fino a qui tutto bene.
Poi però, pur non essendo un esperto, cerco di approfondire l’argomento e scopro che in molti dei prodotti che acquistiamo ci sono alcuni prelievi, decisi a livello statale, atti a finanziare spese talvolta ingiustificate.
Il caso più eclatante è quello delle accise sulla benzina nelle quali sono compresi 0,000981 euro per il finanziamento della guerra d’Etiopia del 1935-1936, 0,00723 euro per il finanziamento della crisi di Suez del 1956, qualche centesimo di euro stanziato per la ricostruzione dopo vari terremoti avvenuti fra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’80 e via discorrendo* (fonte: wikipedia).

A questo punto inizio ad avvertire un certo fastidio che comincia poi a montare in rabbia quando apprendo la notizia della maxi-truffa dei biglietti clonati dell’Atac, l’azienda dei trasporti pubblici romani.
Secondo quanto riporta un’inchiesta di Repubblica molti dei soldi versati dai pendolari non sarebbero serviti al pagamento di tutti quei servizi che dovrebbero garantire un trasporto pubblico efficiente e moderno, bensì al finanziamento illecito dei partiti attraverso un sistema che consentiva la produzione di milioni di titoli di viaggio falsi per un guadagno pari a circa 70 milioni di euro l’anno.
Le indagini della magistratura cercheranno di far luce sullo scandalo, certo è che se le responsabilità degli amministratori dell’azienda venissero accertate, sarebbero molto gravi.

Poco fa mentre tornavo a casa, pensando a quale canzone abbinare a questo argomento, mi è tornata in mente la prima strofa di “Magic Bus” degli Who:

Every day I get in the queue (Too much, Magic Bus)
To get on the bus that takes me to you (Too much, Magic Bus)
I’m so nervous, I just sit and smile (Too much, Magic Bus)
Your house is only another mile (Too much, Magic Bus)…

La prossima volta che salite su un autobus bestemmiando per un ritardo, per uno sciopero o per un guasto ripensate alla canzone “Magic Bus” degli Who “in the queue” (in coda).

Pare che cantarla sia un’esperienza terapeutica.

 

Fonti: inchieste.repubblica.itromatoday.it, wikipedia

*Notare bene, ho volutamente escluso le accise introdotte negli ultimi anni, che sicuramente, per problematiche più attuali (mancanza di fondi per la cultura, terremoto in Emilia), sono decisamente più comprensibili.