Qualche mese fa in piena campagna elettorale, Peer Steinbrueck, leader dei social-democratici tedeschi, rilasciò una dichiarazione nella quale affermava che nell’ora di educazione fisica a scuola maschi e femmine andavano separati per evitare che i genitori musulmani imponessero ai loro figli di non andare a scuola nel giorno in cui si svolgeva la “temutissima” lezione di ginnastica.
Un vero e proprio assist per Angela Merkel, la quale, in corsa per la rielezione alla Cancelleria liquidò immediatamente le parole di Steinbrueck come “un segnale completamente sbagliato nella politica di integrazione dei migranti e dei loro figli”.
Si, le elezioni si vincono anche così. In Germania.
In Italia invece siamo già oltre, da noi la netta separazione fra uomini e donne è già legge.
È accaduto a Sassari dove non si è consentito lo svolgimento di una partita amichevole fra una squadra di calcio femminile (Torres) e una squadra di calcio maschile (Olbia) il cui ricavato sarebbe andato in beneficenza per le vittime dell’alluvione.
La motivazione è semplice: il regolamento della Figc non lo consente.
Una figura a dir poco barbina, anche perché le ragazze della Torres erano già state invitate alla partita ed erano pronte per scendere in campo.
È buffo, spesso ci riempiamo la bocca di belle parole come “integrazione”, “solidarietà”, “lotta al razzismo”, e poi ci troviamo a commentare episodi del genere.
Come riporta il quotidiano “La Nuova Sardegna” oggi la selezione femminile della Torres “ha strappato un prezioso pareggio sotto la pioggia di Verona, giocando in 10 dal 7’ e in 9 nell’ultimo quarto d’ora”.
Io qualche idea sul perché non si sia giocata l’amichevole contro la squadra dei maschietti me la sono fatta, voi?
Nel frattempo “Together. Together to be” come ci raccontano gli XX
…almeno per beneficenza.