Piccolo Dizionario dei Termini Incompresi: il Viaggiare
di Janos Mark Szakolczai11 Dicembre 2013
Non bisogna andare da qualche parte, bisogna andare e basta. La partenza è tutto. La sensazione, la necessità. La partenza prima di tutto, succeduta dalla destinazione. E’ la partenza la necessità primordiale, il bisogno prima leggero, poi vago, poi sognatore, ed infine, incontrollabile. Partire.
Ma come partire? Il Viaggio è una fuga personale dalla monotonia, il bisogno di udire un’altra sinfonia quotidiana, la necessità di assaporare nuovi odori, sapori, candori, fuggire da questa realtà, da questa sinfonia di vita che ci circonda, che per quanto ai fatti ci pare piacevole, risulta se troppo suonata odiosa e limitante.
Vivere senza viaggiare è vivere dentro limiti. Vivere dentro limiti non è vivere, è sopravvivere tra organizzazione e accettazione. E’ vivere in una prigione dei sensi, vivere in una prigione dell’ordinario. Vivere in una prigione senza novità e creatività.
Bisogna partire dunque, non appena ne giunge anche il solo accenno: partire, andare, fuggire, e poi- forse- tornare. Ma prima di tutto andare.
Il primo orribile limite del viaggiare è spesso quello del denaro, che ai fatti è il più infimo dei limiti. I soldi sono il primo limite del viaggio, e una volta liberati del suo fardello, le possibilità del viaggio sono ancora più vaste. I soldi ed il viaggiare non sono sinonimi. I soldi che porti sono i soldi che spendi. I soldi non sono portali per esperienze ed avventure, sono invece lo specchio della monotionia. I soldi sono il mezzo che distinguono il viaggio dal turismo. I soldi finiscono soltanto per limitare i sogni, più che aprirne le strade. Quando si ha denaro si ha scelta di alberghi, di ostelli, di stelle, ma per strade, di letti e stelle ve ne sono milioni, sono infiniti, così i sogni che vi attendono. I soldi portano alla ripetezione dei gesti, la ricerca di ripetizioni nel quotidiano che ci aspetta a casa, ma la sua assenza, il suo limite, ci da via libera all’illimitità della vita. Ogni paese ha il suo fruttamente del turista ma ogni paese ha anche la sua classe di studenti squattrinati. Troverai sempre l’alternativa economica (almeno in città) a qualunque mezzo di trasporto, posto per dormire, posto per mangiare, mantenendo ‘dignità’ e qualità.
E se no, esistono sempre alternative estreme. Dormire una notte in una cella, perché no? E’ un’esperienza. Una esperienza oltre il normale, oltre il comune, oltre il solito. Vivere nella normalità non porta a nulla se non altra normalità, altra ripetizione, altra mancanza di vita. Dopotutto si può dormire ovunque, bastano due tappi nelle orecchie.
Partire dunque, questo è il profondo desiderio del viaggio, fare bagagli, mettere insieme quegli oggetti che non vogliamoci lasciarci dietro, che di certo perderemo, che di certo ne malediceremo il peso, e partire. Tuttavia più ci portiamo dietro più perdiamo. Ogni chilo del nostro bagaglio è un chilo per cui bestemmieremo gia facendo gli scalini di casa nostra. Ogni oggetto è solo un peso in più che ci lega a casa, alla vita quotidiana. Tuttavia basta un nulla per ricordarci del tutto. Basta un nulla per perderlo… e ancora un nulla per trovare di meglio.
Il nuovo prende il posto del vecchio nel viaggio. Nuove ciccatrici nulla pelle che diventano più vive e colme di memorie che i tatuaggi fatti a casa. Nuove conoscenze che prendono il posto, si mischiano, si colmano tra quelle vecchie: un viaggiatore, come te, mai incotrato prima, in un solo sguardo di simpatia reciproco, non diventa improvvisamente un amico di avventura, un idolo, un compagno di un attimo, di un infinito viaggio?
Il viaggio è l’unico attimo che si davvero per se per dedicarci al se. Soltanto in ambienti nuovi la mente riesce a lavorare libera, calcolare orari, comprendere lingue, valutare vie e fuggire dai pericoli. Viaggiare è una distanza da proseguire pensando a se stessi, al proprio destino, a quello che ci circonda. Partire iniziando prima dalla mente, dai pensieri e dalle memorie, sì, e poi proseguire, come una canzone cara il cui ritornello prende vita dopo qualche profondo minuto. Un viaggio per se, per conoscersi, per volersi, per comprendersi, e mettere ciò che abbiamo scoperto a parte. Perché basta così poco per viaggiare. L’attimo che cerchi il volo online già sei in partenza. L’attimo che guardi il tabellone degli orari alla stazione dei treni. La partenza è tutto, l’arrivo è l’emozione, il ritorno è un nuovo inizio, un cerchio, un orologio, a cui tutto ad un tratto i numeri sembrano cambiati, invertiti, nuovi, unici.
Viaggiare è spedire cartoline, scattare fotografie a sfare, quanto l’occhio umano riesce a vedere, quanto la mente riesce a concepire. Ritardi e litigi, fughe e furti: il viaggio non è una vacanza, è uno spostamento fisico da quella quotidianità, un fuga da ciò che diamo per scontato, una fuga alla convinzione di aver visto tutto, ciechi della bellezza che ci circonda.
Tuttavia è importante accettare il fatto che non si parte necessariamente per cambiare: basta un nulla per cambiare, basta una brutta notizia, una tragedia, per cambiare, pur nella quotidianetà, tutta la nostra vita. No, la partenza è necessaria non per cambiare, ma per ritrovare ciò che abbiamo perso. Ci armiamo di un documento, un abbraccio, una banconota, un quaderno; senza altro in tasca, si viaggia nella ricerca non di oggetti, ma di se stessi. Della nostra sintonia che abbiamo abbandonato, da qualche parte. Della nostra relazione che è divisa da una minuscola frattura. Ricongiungerci con un gruppo di amici con cui non abbiamo più nulla di nuovo da convidere.
Destinazioni dunque, e non desideri.
Novità dunque, e non punti turistici in massa.
Viaggiare è perdersi nelle vene delle cartine, togliersi le cuffie dagli orecchio e ascoltare toni nuovi, cori nuovi, strumenti nuovi, vite nuove… che rendono, viaggiando, una vita nuova dentro di noi.
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PENSIERI IN PARTENZA
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Un biglietto ci trasporta
si prende responsabilità
del nostro dolce arrivo
la dove la gioia attende
i pensieri si spargono
al silenzio del traffico
nel buio di un aeroporto
tra le onde che carezzano una nave
I pensieri in partenza
sono soffici
si disperdono
verso considerazioni vaghe
timori che si accavallano
raccomandazioni che perdono valore
i nostri ricordi prevalgono
la paura di sbagliare
di errare strada
di perdersi nel tragitto
di dimenticare la via
la paura di arrivare
anche essa spesso pesante
dolorosa e incompresa
lenta ed inricercata.
Alcuni di noi vogliono andare
piuttosto che arrivare
alcuni di noi vogliono fermarsi
a guardare quel tramonto
così diverso in questa via nuova
in questo orizzonte sconosciuto
in questa vita nuova
che si rileva
dietro
ogni
viaggio.